Una delegazione internazionale di pacifisti guidata dalla Premio Nobel per la  Pace irlandese Mairead Maguire sta visitando Damasco e altri luoghi del paese  per sostenere il movimento di riconciliazione nazionale Mussalaha e chiedere  alla comunità internazionale di rispettare la sovranità della  Siria e l’assoluto bisogno di pace e autodeterminazione del popolo siriano, smettendo dunque di alimentare i gruppi armati e la destabilizzazione  e  rimuovendo le sanzioni economiche che aggravano l’emergenza.

Anche una delegazione di giornalisti dell’America Latina è in Siria per  denunciare la “manipolazione mediatica”.

Gli  incontri diplomatici in corso a livello internazionale, soprattutto fra  russi e statunitensi, suscitano speranze e scetticismo a Damasco, insieme al  sollievo per la mancata risposta del governo all’attacco di Israele. La  capitale è stata colpita da autobombe fino a pochi giorni fa (gli sbarramenti   di cemento a protezione di strade e aree sensibili sono ormai ovunque, dipinti  con i colori della bandiera). Si convive con il tuono dei colpi di mortaio o  artiglieria notte e giorno (secondo il governo mirano solo ad aree occupate da  “terroristi” e senza la presenza di civili).

La crisi economica dovuta anche alle sanzioni si somma all’afflusso di sfollati in una città che conta già

centinaia di migliaia di rifugiati iracheni degli ultimi anni e palestinesi da  lunga data. La delegazione aveva già incontrato in Libano i palestinesi che  invece sono scappati dalla Siria, soprattutto dal campo di Yarmuk, a lungo  teatro di scontri fra gruppi armati infiltrati e appoggiati da Hamas e  residenti del campo capitanati dal Fronte popolare per la liberazione della  Palestina – Central Commando.

La delegazione in appoggio alla Mussalaha ha denunciato la manipolazione mediatica che è al centro della tragedia siriana, con organi d’informazione,  Ong internazionali e governi che ascoltano solo fonti di parte (locali o  estere) e le rendono verità contribuendo, con la demonizzazione di una delle  parti, a giustificare le ingerenze internazionali a favore dei gruppi di  opposizione e boicottando il dialogo. Un esempio recente è l’uccisione di  civili a Bania, città costiera nella provincia di Lattakia. L’opposizione armata giorni fa ha accusato dell’ultima strage di civili,  appunto a Bania, la milizia Mouqawama Souriyy (Resistenza siriana), comandata  da Mihraç Ural, di Antiochia, già militante rivoluzionario marxista contro il  governo turco. La sua milizia è impegnata sul terreno a combattere i gruppi  armati antigovernativi e islamisti. Ural, contattato dal giornalista belga  Bahar Kimyongur, si dice oltraggiato dall’accusa, rivendica la sua storia di

militante della sinistra rivoluzionaria e accusa gruppi armati salafiti, che  avrebbero voluto vendicarsi per il rifiuto di uomini del posto di prendere le  armi con loro. Anche oppositori antibaathisti di Bania, come Ahmad Ibrahim e il blogger Ahmad  Abou Al-Khair scagionano Ural e accusano gruppi terroristi.

Mairead Maguire e la delegazione hanno visitato ospedali e quartieri,  incontrato esponenti religiosi della Mussalaha (che continuano a sottolineare  l’eterna natura laica e tollerante del paese, messa a durissima prova), vittime  civili degli scontri e delle esplosioni e diversi esponenti dell’opposizione non armata, parlamentare ed extraparlamentare.

articolo originale su:

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1384