La Commissione Europea ha avviato un’inchiesta su BP e Shell per presunte manipolazioni del prezzo del petrolio, benché un ente di controllo britannico avesse assegnato un “certificato di buona condotta” al mercato del petrolio appena quattro mesi fa.
Stando al quotidiano The Guardian ‘Gli uffici londinesi di BP, Shell e dell’agenzia di fissazione del prezzo del petrolio Platts sono stati perquisiti dagli ispettori della commissione europea per la concorrenza, preoccupata per le voci di possibili collusioni e manipolazioni per influire sui prezzi all’interno del mercato del petrolio e biocarburanti.’
Le aziende sono sospettate di aver manipolato i prezzi del petrolio sin dal 2002, tempo durante il quale il prezzo della benzina è aumentato dell’80%.
Nessuno rimane più sorpreso, ormai, quando la prima regola dei mercati, secondo la quale la concorrenza riduce i prezzi e offre qualità, si rivela per l’ennesima volta una sciocchezza. Molto semplicemente, quelli che dovrebbero essere tra loro in concorrenza hanno imparato che formare cartelli per accordarsi sui prezzi favorisce i loro profitti, e al tempo stesso lascia i consumatori impotenti. Lo fanno le banche (vedi lo scandalo Libor), lo fanno i costruttori di automobili, come lo fanno i membri dell’OPEC, i fornitori di gas ed elettricità, persino i trafficanti di armi e droga. A ben pensarci, potrebbe darsi che la Commissione europea stia guardando quella che è solo la piccola punta di un iceberg immenso.
Ciò che rende questa notizia doppiamente inquietante è che BP ora chiede aiuto al governo britannico perché, al prossimo vertice del G8, faccia pressione sugli Stati Uniti affinché riducano l’ammontare del risarcimento per la pulizia dopo la colossale fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico nel 2010, (con il rischio di diventare oggetto di un’OPA) nonostante la prova documentata che un certo numero di grossolani errori da parte della società ha portato alla perdita di vite e di mezzi di sussistenza e a enormi danni all’ecosistema. Inutile aggiungere che la stessa società sta anche combattendo con le unghie e con i denti nei tribunali degli Stati Uniti per ottenere l’annullamento della maggior parte delle richieste.
Paradossalmente, Tony Hayward, che si era dimesso dalla carica di chief executive di BP “per il bene della società”, sostenendo di essere stato stato “demonizzato e diffamato” (cosa che non gli ha impedito di ricevere una sostanziosa buonuscita nonostante presiedesse una cultura di mancanza di reale attenzione per la sicurezza), ora presiede Glencore-Xstrata, dopo che la più che fumosa fusione tra una multinazionale mineraria e una società finanziaria era stata ‘salvata’ da Tony Blair che, nel suo ruolo di negoziatore per JP Morgan, percepiva uno stipendio annuo pare intorno ai £2,5 milioni. (The Independent )
Nel frattempo, nel mondo reale…
Nessuna quantità di squillanti dichiarazioni sulla regolamentazione dei paradisi fiscali, delle società multinazionali e delle banche può nascondere alla popolazione costretta nelle spire dell’austerità che il sistema è marcio fino al midollo e deve essere cambiato. Non si tratta di rimediare a qualche comportamento scorretto qua e là da parte di un paio di aziende. Tutto il sistema è progettato in modo da concentrare risorse e ricchezza nelle mani di sempre meno persone. Quegli stessi che ora denunciano la corruzione (il FMI che dice all’Europa di investire invece di imporre più austerità, il primo ministro conservatore britannico che fa la voce grossa contro i paradisi fiscali e cartelli di accordo sui prezzi) sono i principali artefici di questo sistema basato su ingiustizia e accumulo. Confrontati con le reali possibilità di un completo collasso del sistema, stanno cercando di salvarlo dal baratro con una retorica piena di promesse di una struttura più equa, ben sapendo, tuttavia, che le banche e le società non faranno altro che accelerare per la loro strada, anche solo per guadagnare un ultimo milione prima che la situazione si ribalti.
La vecchia e collaudata strategia di appropriarsi del discorso del proprio avversario in modo da creare una cortina fumogena intorno alle proprie reali intenzioni, strategia che il pensatore argentino Silo ha chiamato “brigantaggio semantico”, può ancora funzionare, fino ad un certo punto. Potrebbe calmare per un po’ la popolazione, dandole la sensazione che, dopo tutto, siamo in buone mani; le cose vanno male, ma qualcosa si sta facendo. Questa menzogna è insostenibile a fronte di una crescente rete di media alternativi che offrono non solo una migliore informazione, ma anche proposte alternative. Il «consumatore» di tali mezzi di comunicazione non è un destinatario passivo ma un partecipante attivo, e il denaro non è la motivazione principale per la ricerca e lo scambio di informazioni. A differenza di precedenti crisi, esiste, in alcuni settori della popolazione, una base di conoscenze approfondite di come funzioni il sistema, come venga creato il denaro e come la democrazia sia un esercizio puramente formale che nasconde dove risiede il potere reale: il para-stato economico.
Quest’anno il G8, che si svolgerà a giugno, sarà presieduto dal Regno Unito. Una delle parole d’ordine del primo ministro Cameron è ‘trasparenza’, che è una traduzione del russo ‘glasnosts’. Forse il crollo dell’altra metà del sistema è più vicino di quanto pensiamo…
Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia