Le forze dell’ordine per l’operazione hanno messo in campo un dispiegamento da fare invidia ai telefilm polizieschi tanto in voga in questo periodo: cinque volanti della Polizia e due della Guardia di Finanza per fermare sei pericolosi ragazzini che affiggevano manifesti non autorizzati.
I ragazzi sono stati anche malmenati, feriti e portati in Questura.
I nove manifesti affissi invitavano ironicamente a votare Gaetano Bresci, storico anarchico del secolo scorso, che uccise il Re d’Italia Umberto I.
Quest’azione di polizia realmente spropositata è solo l’ultima di una lunga serie e rappresenta il sintomo di un inasprimento dell’uso della violenza da parte delle istituzioni; un sintomo che nasconde la distanza sempre più incolmabile fra istituzioni e società.
Invece di dare risposte al malessere sociale che sempre più persone stanno esprimendo in svariati modi si preferisce rincarare la dose, aumentando ancora di più la distanza dai cittadini.
Tutto ciò non è casuale, perché questo sistema politico ed economico si sta arroccando e sta scegliendo deliberatamente di reprimere il malessere sociale, economico e lavorativo, con l’uso sistematico della violenza. Le forze dell’ordine non vengono utilizzate per mantenere la pace sociale e i diritti di tutti, bensì per celare la totale mancanza di volontà nel mettersi al servizio della società civile, società che come istituzioni, dovrebbero rappresentare e tutelare invece di impoverire e poi reprimere.
Chi detiene il potere a fronte di qualsiasi forma di protesta sceglie sempre di rincarare la dose, con l’unico risultato di riscaldare gli animi e di provocare chi già sta subendo pesantemente la crisi. Si alza così il livello di tensione e si porta la situazione generale ad una forma di scontro sempre più violento e diretto.
A maggior ragione, consapevoli di ciò, la nostra risposta di cittadini membri della società civile non può che essere di tipo nonviolento, mettendo in atto azioni e proteste intenzionate a superare questa forma di scontro voluto da altri, che uniscano sui bisogni comuni.
Sarebbe fantastico cominciare a pensare in termini di aiuto e solidarietà globale fra i cittadini, stabilendo reti di collaborazione tra i lavoratori, gli studenti, i pensionati, i disoccupati i giovani, gli anziani, usando la fantasia invece della forza, la comunicazione invece dell’isolamento, il ragionamento invece della rabbia. Oggi più che mai può tornare davvero utile ricordare quel che disse Bakunin, anarchico di fine Ottocento: “Una risata vi seppellirà” .