Il 30 marzo ha avuto luogo a Niscemi la manifestazione nazionale NO MUOS. Migliaia di persone, provenienti da tutto il paese, oltre 10.000 secondo gli organizzatori, hanno colorato le vie di Niscemi marciando pacificamente sino alla Riserva Naturale della Sughereta dove si trova la base militare della marina militare statunitense.
Oltre alla società civile, al popolo No Muos – costituito dai vari comitati regionali e alle rappresentanze di alcuni partiti politici – una presenza dal forte valore simbolico quella delle rappresentanze dei No Tav dalla Val Susa e quella dei vicentini che parimenti protestano contro la base Dal Molin. Nonostante i timori della vigilia, per via di potenziali partecipazioni di gruppi sovversivi e di disturbatori, il corteo, aperto da donne e bambini, si è mosso compatto e festante senza nessun problema di ordine pubblico.
Il clima ‘festoso’ è stato favorito anche dalle notizie giunte poche ore prima della manifestazione dal governo della Regione Sicilia, con la revoca ufficiale e definitiva dei lavori per la costruzione delle mega antenne MUOS. Il no del Governatore Crocetta, che giunge dopo l’avvio degli atti amministrativi dello scorso febbraio, sembrerebbe sancire la parola fine alla costruzione delle mega antenne del MUOS e segnano probabilmente un momento storico per il popolo siciliano. Un chiaro punto a favore della protesta popolare, della gente comune che da mesi lotta e presiede in segno di contrarietà e disapprovazione nei luoghi di Contrada Ulmo.
È festa dunque, e c’è da celebrare con orgoglio il risultato positivo frutto della perseveranza di cittadini unitisi per difendere interessi e obiettivi comuni. Capitolo chiuso per la vicenda MUOS? Niente affatto risponderebbe un qualsiasi membro dei comitati No MUOS. Perché se oggi si può celebrare la vittoria sul fronte delle mega antenne, resta ancora aperto il capitolo sulla quarantina di antenne esistenti, in funzione dal 1991, per le quali la società civile chiede non solo delle verifiche veritiere sui danni alla salute e all’ambiente che generano, ma anche una loro dismissione e la loro distruzione per liberare quella fetta di territorio che, non dimentichiamolo, è sito d’interesse comunitario (SIC), è una riserva naturale devastata e saccheggiata della sua originaria bellezza. È per tutto questo che il popolo No Muos vuole tenere alta la guardia.
Dopo i mesi di braccio di ferro tra il governo nazionale di Monti, che aveva appoggiato la causa statunitense, e quello regionale, anche su questo fronte ci sarebbe da chiedersi cosa accadrà nei prossimi mesi. Dopo il NO definitivo dell’ARS, gli scenari potrebbero essere differenti, ma alla luce delle ultime settimane di crisi delle istituzioni italiane tutto lascia presagire che non ci saranno tempi brevi prima di una reazione nazionale.