Sono già decine le testimonianze di giovani ragazzi di Gaza vittime di un nuovo attacco, e insulto, da parte della polizia in esecuzione all’ultimo provvedimento del governo locale.
Dopo l’approvazione di qualche giorno fa di una legge che sancisce la netta separazione tra i sessi nelle classi a partire dai nove anni, ora è il turno dei giovani che portano i capelli lunghi o che mettono troppo gel.
Ronde di poliziotti in cerca dei capelloni
“Mi hanno bloccato per strada, mi hanno fatto salire sulla loro jeep con la forza. Lì hanno preso a rasarmi il capo”.
A qualcun altro è stato rasato il segno della croce sul capo ed è stato poi costretto a completare il lavoro dal barbiere.
Dal governo non negano l’esistenza del nuovo provvedimento, e si limitano a definire “casi isolati” quegli episodi di particolare violenza.
Sono sempre più frequenti notizie di questa natura provenienti da Gaza. Appena un mese fa era stata messa al bando la maratona ONU per impedire la “commistione dei sessi” nelle gare, poi era stata dichiarata guerra ai barbieri uomini per donne ed era stato introdotto il divieto di andare in moto per le donne.
Dalla Striscia di Gaza si levano segnali forti di un’area che cambia, ma non in sintonia con le scelte e le lotte che altre società nella regione stanno conducendo, nonostante l’incertezza dei rispettivi neo governi.
Sono visioni conservatrici che riportano alla mente altri sistemi politici geograficamente lontani dalla Palestina, quelli dei Paesi del Golfo, gli stessi che oggi sono dietro alla regia dei nuovi scenari politici. Anche di quelli del nuovo Hamas, in patria e all’estero.