Gianmarco Pisa, “Corpi Civili di Pace in Azione”, edizioni “ad est dell’equatore”, Napoli, 2013
ISBN: 9 788895 797595 – pagine 128 – euro 9,00
La nonviolenza, nella concezione di Gandhi, non è la negazione della violenza,ma il superamento della violenza, la ricerca, cioè, di un o strumento più valido per ottenere quei valori (pace, libertà, giustizia) che spesso si ritiene possano essere raggiunti solo con l’uso della forza armata.
L’azione per il dialogo e la riconciliazione punta alla sperimentazione di corpi nonviolenti di pace per il superamento di quei conflitti che la guerra non ha evidentemente affatto risolto.
Alberto L’Abate
Se la catastrofe bellica e l’olocausto nucleare avevano rappresentato, con la fine della II Guerra Mondiale, il punto di non-ritorno dei piani di guerra dell’imperialismo delle potenze, aprendo la strada alle Nazioni Unite, alla Carta di San Francisco e alla messa al bando della guerra come “strumento ordinario” per dirimere i conflitti internazionali, varando infine, con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 Dicembre 1948), lo strumento più potente sin qui a disposizione per il lavoro di pace; la svolta neo-liberale e la nuova corsa agli armamenti, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, avrebbero rappresentato il punto di svolta, insieme con gli euro-missili e le guerre stellari, la fine dell’esperienza storica del socialismo reale e la disgregazione degli Stati multi-etnici. La caduta del Muro di Berlino (9 Novembre 1989) poteva simbolicamente ricollocare sulla scena il protagonismo delle masse popolari e delle rivendicazioni nonviolente, ma finiva per rappresentare viceversa la smentita più clamorosa delle speranze di protagonismo e di rinnovamento che si erano, intanto, consolidate nei cuori e nelle menti dei popoli d’Europa. Il tracollo dell’Unione Sovietica, la tragedia della Jugoslavia, la riscossa dei nazionalismi rappresentavano, al tempo stesso, la faccia feroce della globalizzazione capitalistica e la sfida decisiva per le forze nonviolente, chiamate a re-inventarsi e a ri-concepirsi. Nel suo appello «L’Europa muore o rinasce a Sarajevo» (25 Giugno 1995), Alex Langer elencava le idee-guida dell’elaborazione dei Corpi Civili di Pace: dal valore del diritto all’offerta dell’integrazione; dal sostegno ai costruttori di dialogo alla “prevenzione del conflitto”. Una sfida, in buona parte, ancora tutta innanzi a noi.
Il volume rappresenta il prodotto della ricerca-azione condotta nell’ambito del progetto per i “Corpi Civili di Pace in Kosovo”, prima sperimentazione promossa da un Ente Locale per la costruzione di Corpi di Pace in area di conflitto. Realizzato dagli “Operatori di Pace – Campania” in partenariato con la IPRI – Rete CCP e, in Kosovo, la Association for Peace Kosovo e il Community Building Mitrovica , in collaborazione con il dipartimento di filosofia della Università di Pristina, il progetto, sostenuto dal Comune di Napoli e tuttora in corso, si propone di formare e di attivare squadre locali per la gestione nonviolenta del conflitto, in primo luogo nella città divisa di Mitrovica, simbolo e cardine del post-conflitto kosovaro. Una proposta nonviolenta, in un conflitto apparentemente intrattabile, nel cuore dell’Europa.