Mentre in Siria infuriano i combattimenti, famiglie disperate scappano a ovest verso la Grecia; qui però non ricevono un caloroso benvenuto, ma si trovano coinvolte in massicce operazioni per chiudere le frontiere a quelli che le autorità considerano “immigrati illegali”, a base di detenzioni arbitrarie, centri in pessime condizioni e forti connotati razziali.

Centinaia di agenti partecipano all’“Operazione Aspide”, nella regione nord-orientale di Evros, al confine con la Turchia e all’“Operazione Zeus Xenios”, in tutto il paese.

Le guardie di frontiera individuano le persone che cercano di entrare in territorio greco e le dissuadono usando strumenti di alta tecnologia acquistati con l’aiuto della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea. Intanto la polizia cerca nelle zone di confine persone senza i documenti in regola, tra cui ci sono anche rifugiati e le manda in improvvisati campi di detenzione.

Fin dall’inizio di queste operazioni, nell’agosto del 2012, varie organizzazioni, tra cui quelle in difesa dei diritti degli immigrati, hanno denunciato i maltrattamenti subiti da queste persone e le pessime condizioni di detenzione.

Durante una visita verso la metà di gennaio, una delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa  ha sollecitato i membri dell’UE ad aiutare la Grecia in questa “crisi migratoria” e ha deplorato la detenzione dei cittadini siriani; questa condizione infatti impedisce loro di richiedere asilo, vista la mancanza di assistenza legale, interpreti e informazioni nei centri di detenzione.

Tra il 21 e il 31 gennaio 2013, inoltre, il Gruppo di Lavoro sulle detenzioni arbitrarie dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha svolto la sua prima missione di indagine in Grecia, per valutare le dimensioni della privazione della libertà in questo paese.

“La detenzione di un immigrato o di un richiedente asilo per un anno e mezzo, a volte in condizioni peggiori di quelle delle normali prigioni, si può considerare una punizione imposta a chi non ha commesso alcun”, ha dichiarato Vladimir Tochilovsky, uno dei membri della missione,  durante una conferenza  stampa ad Atene.

In seguito il gruppo ha incontrato cittadini siriani rinchiusi in vari centri di detenzione, ha spiegato Tochilovsky a Inter Press Service.

Le autorità greche sono responsabili di questa politica, con la complicità però di funzionari europei e con l’aiuto finanziario della Commissione Europea.

IPS ha avuto accesso a documenti tecnici relativi ai fondi per le operazioni riguardanti le ondate migratorie verso la Grecia, che dimostrano come secondo la Commissione Europea le dure politiche attuate alla frontiera e nel territorio greco siano un “imperativo” per proteggere i diritti umani.

Nel dicembre 2012, la Commissione Europea ha definito una priorità “continuare a offrire assistenza economica e operativa alla Grecia attraverso il Fondo per le Frontiere Esterne, in modo che possa mettere a punto un efficiente sistema di gestione nelle zone di frontiera”. Il denaro fornito alla Grecia punta a “migliorare gli standard e assicurare il rispetto dei diritti fondamentali e delle norme della Commissione Europea”.

Una versione riveduta del Programma Annuale di Finanziamento del Fondo Europeo per i Rimpatri , inviata dalla polizia greca,  illustra un’iniziativa da nove milioni di euro per rinnovare o costruire nuovi centri di detenzione, in grado di ospitare fino a 7.200 immigrati. Il progetto punta a “ridurre le denunce di violazioni dei diritti umani.”

La Commissione Europea ha ristrutturato da poco il Fondo per i Rimpatri, che tra il 2008  e il 2013 ha ricevuto 676 milioni di euro, al fine di soddisfare le nuove esigenze sorte dall’Operazione Zeus Xenios.

Un emendamento del Fondo per i Rimpatri, adottato nel settembre scorso, “comprende varie modifiche per ampliare la possibilità di finanziare progetti di rinnovamento e restauro o, nel caso di necessità specifiche, di costruzione di nuovi centri di detenzione”, ha dichiarato a IPS Michele Cercone, portavoce della Commissione Europea per gli affari interni. “Nel luglio 2012 sono state proposte agli stati membri nuove linee guida per estendere il finanziamento alle spese correnti dei campi di detenzione, al fine di migliorare le condizioni di accoglienza” ha aggiunto Cercone.

Fino a quel momento il fondo non copriva le spese correnti, ma la riforma ha permesso “ai paesi membri di gestire i centri di detenzione.”

Altri 1,9 milioni di euro verranno destinati alla continuazione dell’Operazione Aspide, fino al giugno o luglio prossimi.

La Commissione Europea ha previsto di aumentare fino al 95% il suo contributo a questo tipo di operazioni, in pratica coprendone tutti i costi. Il Parlamento Europeo sta studiando una proposta in questo senso e la ufficializzerà alla fine del mese.

“Chiunque prenderà le decisioni a Bruxelles sa esattamente quello che fa ”, ha detto a IPS l’europarlamentare tedesca Annette Groth, membro della delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa  che ha visitato la Grecia nel gennaio 2013. “La situazione in Grecia non ha nulla a che vedere con i diritti umani di cui parliamo in Europa, per via della politica di detenzione di massa in condizioni deplorevoli di tutti gli immigrati e i rifugiati che arrivano”, ha osservato. “Per questi ultimi equivale a negare il diritto di asilo”, ha sottolineato. “Non ha senso dare la responsabilità solo alla Grecia. Dobbiamo riconoscere che la Europea è indirettamente responsabile di queste violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto.

Secondo Cercone, portavoce della Commissione Europea per gli affari interni, “solo dopo che il progetto si sarà concretizzato, tra tre anni, si potrà valutare nei particolare l’uso effettivo dei fondi ad esso destinati.”

Una fonte di una grande organizzazione internazionale con status di interlocutore della Commissione Europea ha però rivelato a IPS che questa non solo conosce la situazione in Grecia, ma è anche molto preoccupata al riguardo.

L’assistenza del Fondo per i Rimpatri inoltre verrà offerta solo per spese legate a centri di detenzione che non ospitano richiedenti asilo. “Visto che la Grecia sta praticando detenzioni indiscriminate, è possibile che questi fondi le vengano ritirati”, ha spiegato a IPS.

Apostolis Fotiadis

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo