Secondo Amnesty International i gravi difetti riscontrati nella nuova bozza del trattato sul commercio delle armi non impedirebbero i trasferimenti di armi nei paesi dove queste potrebbero essere usate per attuare o facilitare uccisioni sommarie e arbitrarie, torture e sparizioni.
L’analisi della bozza circolata venerdì scorso rileva difetti anche in altri temi, come le clausole riguardo ai resoconti degli stati sui trasferimenti delle armi e i futuri emendamenti al trattato.
Gli stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero arrivare a un accordo e adottare un testo definitivo entro giovedì 28 marzo.
“E’ ora che i diplomatici trovino un accordo su regole decenti per impedire le uccisioni illegali, i gravi abusi e le devastazioni causate dall’irresponsabile commercio internazionale delle armi. I governi devono svegliarsi e ovviare alle gravi mancanze dell’ultima bozza” ha detto Brian Wood, responsabile per il controllo delle armi e i diritti umani di Amnesty International.
“Questa bozza presenta bene accetti progressi per far sì che i trasferimenti di armi che favoriscono genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra costituiscano una linea rossa da non attraversare – e questo si deve in gran parte agli anni di campagne svolte da Amnesty International e altre organizzazioni. Sarebbe tuttavia irragionevole permettere al commercio di armi di continuare, pur essendo a conoscenza delle atrocità che vengono commesse, solo perché queste non rientrano in un conflitto armato, o in un attacco ampio o sistematico contro una specifica popolazione civile.”
L’attuale bozza dunque impedirebbe alle armi di arrivare in paesi dove verrebbero usate per genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Le proibizioni però non si estendono al caso che esse facilitino uccisioni sommarie e arbitrarie, torture e sparizioni commesse al di fuori di conflitti armati o attacchi ampi o sistematici contro una specifica popolazione civile.
La bozza permette inoltre a uno stato di trasferire armi anche dove esiste il concreto pericolo che esse vengano usate per crimini di guerra o gravi violazioni dei diritti umani, se considera che questo possa contribuire alla pace e alla sicurezza.
Secondo il Comitato dell’ONU per i diritti umani e la legge internazionale, gli stati hanno il supremo dovere di impedire guerre e crimini contro l’umanità e non devono semplicemente aspettare che questi avvengano. Gli stati devono agire per fermare le violazioni dei diritti umani che possono condurre a violenze e atrocità.
Amnesty International lavora da quasi vent’anni per arrivare a un trattato internazionale sul commercio delle armi basato su una Regola d’Oro: gli stati dovrebbero valutare ogni trasferimento di armi per verificare se esiste un rischio concreto che queste vengano usate per commettere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani. Se tale rischio esiste, il trasferimento non dovrebbe avvenire.
Oltre a intaccare il rispetto per i diritti umani e il principio di legalità, permettere che i trasferimenti di armi continuino in simili circostanze ha un enorme costo in termini di pace, sicurezza umana e sviluppo.
Amnesty International ha documentato come durevoli atti di brutalità abbiano devastanti conseguenze a lungo termine. Ne sono esempio il Bangladesh, dove il Rapid Action Battalion (unità anti-crimine e anti-terrorismo della polizia, N.d.T.) ha una lunga storia di uccisioni, torture e sparizioni, le Filippine, dove le milizie private hanno perpetrato massacri di civili, tra cui 60 persone uccise a Maguindinao nel novembre 2009, la Guinea, dove nel settembre 2009 oltre 150 manifestanti disarmati sono stati uccisi in uno stadio di Conakry e il Guatemala, i cui abitanti sono soggetti ad alti livelli di violenza armata e a una proliferazione delle armi leggere.
“Lo scopo di un trattato globale sul commercio delle armi è intervenire prima che si arrivi ai morti, di stroncare sul nascere la violenza armata e impedire gravi violazioni dei diritti umani, bloccando gli irresponsabili rifornimenti di armi che li alimentano”, ha dichiarato Wood. “Perché il trattato definitivo appaia davvero credibile e dia alla popolazione del mondo una maggiore sicurezza, gli stati membri delle Nazioni Unite devono agire per raggiungere un approccio più olistico e assicurarsi che i governi non aiutino mai chi viola i diritti umani, fornendogli i mezzi per assassinare e torturare.”
Traduzione dall’inglese di Anna Polo