Convocato per la quarta volta in tribunale, dopo essersi ripetutamente negato l’ex dittatore Jean-Claude Duvalier, 61 anni, si è finalmente presentato di fronte ai giudici a Port-au-Prince. “La si accusa di arresti illegali, torture e omicidi politici, cosa risponde a questo?” è stata la domanda del magistrato Jean-Joseph Lebrun.
Per tutta risposta, ‘Baby Doc’, come è conosciuto popolarmente, ha dichiarato che al suo rientro ad Haiti dopo 25 anni di esilio volontario in Francia ha trovato “un paese affondato nella miseria e corrotto dalla corruzione” difendendo in toto l’operato del suo governo (1971-1986). “Durante il mio mandato, i bambini potevano andare a scuola” ha aggiunto Duvalier.
Il tribunale deve stabilire se rinviare a giudizio ‘Baby Doc’ solo per reati economici, come deciso già da una corte di prima istanza, o anche per violazioni dei diritti umani sulla base di una ventina di querele. I critici sostengono che finora la magistratura sia stata eccessivamente benevola con Duvalier: relegato agli arresti domiciliari, circola liberamente per Haiti, come documentato da molteplici testimonianze, tra le critiche delle organizzazioni a favore dei diritti umani che gli attribuiscono la morte o l’esilio forzato di oltre 30.000 persone.
Il governo del presidente Michel Martelly gli ha da poco anche rinnovato il passaporto difendendo il suo titolo di ex capo dello Stato. ‘Baby’ Doc’, che a 19 anni ricevette il titolo di “presidente a vita”, è accusato di aver lasciato Haiti nel 1986 con oltre 100 milioni di dollari dell’erario pubblico depositati in banche europee.