Dieci anni fa gli Stati Uniti si lanciavano nell’avventura dell’attacco all’Iraq e dell’invasione (e distruzione) del paese. In realtà avevano già sferrato una guerra nel 1991. Questa guerra nei fatti non era mai terminata, poiché il paese fu sottoposto a condizioni che causarono un drastico peggioramento delle condizioni di vita della popolazione e il collasso del sistema sanitario: si è valutato che questa situazione abbia causato la morte di un milione e mezzo di persone! Ma la Segretario di Stato USA Madeleine Albright affermò che era “un prezzo che valeva la pena di pagare”!
Tra le vittime irachene (e non solo), passate e future, bisogna includere anche quelle dovute agli effetti deleteri dell’uso massiccio, e in gran parte dimenticato, delle munizioni a uranio impoverito. In Italia è stato difficilissimo far riconoscere questa causa di malattia e di morte per i militari che hanno servito in Bosnia, Kossovo e Afghanistan, ma ad oggi si contano 3.671 ammalati, e 305 vittime (http://www.ecoblog.it/post/48517/uranio-impoverito-in-italia-3-761-ammalati-e-305-vittime-della-guerra-che-ti-resta-addosso). Ma per la popolazione irachena certamente non esistono sistemi di controllo paragonabili: tanto sono solo poveri iracheni!
Saddam Hussein era senza dubbio un dittatore sanguinario, ma pochi ricordano che prima del 1991 l’Iraq era il paese che vantava tra i paesi arabi i livelli più alti di istruzione, il sistema sanitario più sviluppato e anche le condizioni migliori per le donne. Non si può certo difendere Saddam, come non si può difendere Gheddafi, ma si deve comunque riconoscere e ribadire sempre che il rimedio dell’intervento imperialista è sempre peggiore del male! I violatori dei diritti umani sono sempre quelli che gli USA scelgono come avversari: i brutali governanti dell’Arabia Saudita e del Kuwait, come ieri quelli del Maghreb, sono campioni della democrazia!
I crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati dagli Stati Uniti sono innumerevoli, ma mentre Saddam è stato processato e giustiziato (con un processo la cui conduzione lasciava molto a desiderare), i criminali di guerra e contro l’umanità che hanno governato e governano gli Stati Uniti godono al contrario di una granitica impunità. Pochi oggi hanno il coraggio e l’onestà di ricordare che il Presidente Barack Obama si macchia di crimini (anche) con le (illegali) esecuzioni mirate mediante i droni (con il nutrito “effetto collaterale” delle vittime civili e dei bambini. E se avesse assassinato anche il Presidente Hugo Chavez?
Gli Stati Uniti continuano (direttamente o indirettamente) – con la servile subalternità degli “alleati”, tra i quali l’Italia brilla sempre – nella loro strategia di destabilizzare e sconvolgere i paesi che non hanno regimi compiacenti e servili e in cui hanno interessi geostrategici, senza nessuna remora per le guerre, le distruzioni, le vittime e le enormi sofferenze. La lista è interminabile, dal Cile di Pinochet all’Argentina dei militari, all’Iraq e alla Libia. Oggi è la volta della Siria, dove i massicci aiuti militari e di ogni genere agli “insorti” (ancora una volta con l’attivo supporto e il colpo di coda del nostro ministro dimissionario Terzi) rendono impraticabile qualsiasi soluzione negoziata e stanno portando alla soluzione finale violenta e drammatica (si vedano i reportages di Marinella Correggia, e il sito http://www.sibialiria.org/).
Il colmo poi è che – dopo le feroci campagne (quando faceva comodo) sui pericoli dell’islamismo e lo scontro di civiltà – in tutti i paesi dell’area il potere viene consegnato alle forze politiche islamiste! Un domani ritorneranno ad essere i nemici, come fu per Saddam Hussain e per Bin Laden.
Le forze armate degli USA hanno ufficialmente lasciato l’Iraq alla fine del 2011, ma anche questo è un inganno. Pochi ricordano che sono rimasti nel paese migliaia di contractors, all’insegna della privatizzazione della guerra.