La prima giornata della parte formale della conferenza organizzata da ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) sulle conseguenze umanitarie dell’uso di armi nucleari si è conclusa sabato 2 marzo 2013 con un impressionante flusso di scioccanti informazioni su come perfino una limitata esplosione nucleare lascerebbe in vita solo una piccola parte dell’umanità, che probabilmente preferirebbe essere morta.
Secondo gli organizzatori oltre 440 partecipanti di 70 paesi di tutti i continenti si sono riuniti a Oslo per il forum organizzato da ICAN.
La sessione del mattino si è aperta con interventi che andavano dalla fisica di base all’attivismo, alla religione. Il Cardinale nigeriano John Onaiyekan ha ampliato il tema dell’immoralità dell’uso delle armi nucleari all’immoralità dell’uso di qualsiasi arma.
Gry Larsen, Segretaria di Stato al Ministero degli Esteri norvegese, ha parlato del ruolo del governo nell’organizzazione della conferenza inter-governativa e della necessità di un forte coinvolgimento della società civile. “Senza la società civile non raggiungeremo i nostri obiettivi” ha detto. Riferendosi alla conferenza inter-governativa, ha riferito che 132 paesi si sono registrati per partecipare lunedì e martedì. Rispetto al boicottaggio delle cinque potenze nucleari, che sono anche i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha citato il Ministro degli Esteri norvegese, secondo cui “le loro argomentazioni non sono state molto convincenti”.
Il tema centrale della conferenza, le conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari, è stato presentato in modo brutale durante la sessione pomeridiana, innanzitutto attraverso le strazianti testimonianze di due sopravvissuti alla bomba. Il reverendo Yutama Minabe è nato poco dopo l’esplosione, mentre i suoi genitori e il fratello maggiore sono tra i sopravvissuti di Hiroshima. Minabe ha spiegato che probabilmente la sua famiglia ce l’ha fatta perché il padre era stato costretto a lavorare per l’esercito e aveva quindi accesso a cibo e cure.
Il dottor Terumi Tanaka si trovava a Nagasaki. Ha raccontato l’orrore dei primi giorni dopo l’esplosione: i morti, gli incendi, il fiume pieno di cadaveri e la disperazione della gente alla vana ricerca delle persone care. Una testimonianza commovente che tutti i politici del mondo dovrebbero essere costretti ad ascoltare.
A quel punto si sono scatenati gli scienziati. Abbiamo ascoltato gli interventi del dottor Andy Haines, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, del dottor Alan Robock della Rutgers University, del dottor Ira Helfand di International Physicians for the Prevention of Nuclear War e del dottor Rianne Teule di Greenpeace International.
Gli interventi sono stati di altissimo livello, ma devastanti. Un piccolo scambio di poche bombe tra India e Pakistan, per esempio, lancerebbe nell’atmosfera fumo sufficiente a bloccare la luce del sole per un decennio, soprattutto nell’Emisfero Nord, a diminuire la temperatura globale fino a creare un inverno nucleare e a ridurre milioni di persone alla fame.
Visto che le scorte globali di cibo basterebbero per non più di due mesi, questa sorte toccherebbe anche agli abitanti di luoghi non coinvolti nei bombardamenti.
Il dottor Helfand ha descritto le atroci conseguenze di una bomba a New York: nel raggio di 3 km dal punto d’impatto dopo un milionesimo di secondo le temperature sarebbero maggiori di quelle sulle superficie del sole. Nei 3 km successivi l’onda d’urto causerebbe morte e distruzione a ogni essere vivente, mentre nei 3 km seguenti tutto il materiale infiammabile brucerebbe subito, risucchiando l’ossigeno disponibile. Nelle zone più lontane la devastazione sarebbe minore, ma pur sempre terribile. Questi sarebbero gli effetti immediati, senza contare la conseguente contaminazione radioattiva e gli effetti sul clima.
Il dottor Teule di Greenpeace ha collegato il tema delle armi nucleari con quello dell’energia nucleare e sottolineato i problemi che la gente sta affrontando come risultato dell’uso di materiali radioattivi nelle guerre in Medio Oriente.
Gli scienziati hanno ripetuto più volte che questi sono solo modelli, che le cifre da essi fornite sono inferiori a ciò che potrebbe succedere nella realtà e hanno sfidato i colleghi a trovare errori nei modelli o a fornire dati più precisi. I risultati comunque sono sempre gli stessi: la Terra sperimenterà un inverno nucleare, i raccolti mancheranno per anni e l’umanità sarà portata sull’orlo del disastro. E pensare che questi modelli prendono in considerazione solo una piccola parte delle 19.000 testate nucleari esistenti al mondo!
Nel dibattito che è seguito il dottor Helfand ha sollevato una questione interessante: ci sono due generazioni nate dopo la fine della guerra fredda che non hanno informazioni sul tema nucleare, mentre le generazioni precedenti, dopo la paura degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, hanno voluto dimenticarne l’orrore. Spetta ai più giovani informarsi e lottare per il disarmo.
Un tema che non è stato toccato, ma che appare rilevante, è il fatto che qualsiasi attacco nucleare avrebbe conseguenze terribili sulla fornitura di elettricità e sul combustibile di riserva: dopo un po’ di tempo le centrali nucleari comincerebbero a surriscaldarsi, arriverebbero alla fusione ed esploderebbero. Oltre all’inverno nucleare e alla mancanza della luce del sole, l’atmosfera diventerebbe radioattiva.
Alla luce di tutte queste informazioni appare chiaro che anche il possesso di armi nucleari è ingiustificabile. Che venga scatenata di proposito o in modo accidentale, una guerra nucleare non avrebbe effetto solo sulle parti in lotta, ma devasterebbe l’intera umanità e ogni altra forma di vita sul pianeta. La questione dell’illegalità o meno di queste armi a questo punto appare irrilevante.
Il boicottaggio della conferenza di Oslo attuato dalle cinque potenze nucleari fa pensare a un bambino che si tappa le orecchie perché non vuole sapere che è ora di andare a letto. Il complesso militare-industriale-economico-mediatico al potere realizza enormi profitti grazie alle armi atomiche e non è interessato ad ascoltare questi discorsi.
Anche nell’assenza dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU si può sperare che il resto del mondo rimanga così scioccato dalle tremende descrizioni di queste conseguenze umanitarie da impegnarsi nei negoziati per l’abolizione delle armi atomiche. A quel punto le cinque potenze nucleari sarebbero costrette ad assecondare il resto dell’umanità.