La mattina del 27 febbraio 2013 l’umanista cileno Tomas Hirsch ha tenuto un discorso all’Università dell’Islanda a Reykjavik a studenti della facoltà di spagnolo, umanisti del posto e ad altre persone interessate. Il tema toccato da Hirsch era il processo di sviluppo in America Latina e in particolare la situazione in Cile.
Nella sua breve descrizione dei paesi progressisti sudamericani, ha fatto l’esempio dell’Argentina, della Bolivia (il cui presidente viene dai movimenti sociali ed è arrivato al potere politico da quella strada), dell’Uruguay, del Venezuela (con un presidente venuto dall’esercito, che ha portato la rivoluzione fino alla base sociale), dell’Ecuador (il cui presidente è un economista di spicco, che ha frequentato una delle migliori università americane) e del Brasile.
L’ex candidato presidenziale cileno ha fatto notare che i mass-media occidentali tendono a presentare tutti questi esempi come parte di uno stesso fenomeno, mentre in realtà ogni scenario è diverso.
Hirsch ha sottolineato alcuni elementi che hanno contribuito alla sopravvivenza di questi movimenti progressisti. In primo luogo gli Stati Uniti erano troppo presi dalle loro guerre e dagli interventi in paesi stranieri per prestare molta attenzione a ciò che succedeva in Sudamerica. Mentre nel secolo scorso hanno rovesciato qualsiasi governo non seguisse la loro linea, in questo la cosa risulta più difficile, perché la loro attenzione è rivolta altrove. Inoltre il motore dell’economia sudamericana è l’industria mineraria e la crescita cinese ha un continuo bisogno di materie prime, molto delle quali sono presenti in Sudamerica.
Nel suo discorso Hirsch ha spiegato che il motore della storia è la tensione tra generazioni: secondo la concezione umanista, la generazione che detiene il potere si oppone sempre a quella successiva, che ha una formazione differente e altre idee su come le cose andrebbero fatte. Negli ultimi 20 o 30 anni questo meccanismo si è inceppato; invece di lottare per cambiare le cose, i giovani sono stati assorbiti dal sistema e ne hanno adottato i valori senza modificare niente.
Hirsch ha descritto il risveglio delle giovani generazioni in Cile: il sistema economico è così disgustoso che gli studenti e le loro famiglie non sono in grado di pagare gli studi. Il sistema universitario è stato privatizzato e anche le università pubbliche hanno tasse equivalenti a quelle private, più o meno 600 euro al mese. Gli studenti sanno che saranno indebitati per vent’anni e lasceranno l’università con un’educazione inadatta al mondo moderno.
Hirsch ha tracciato dei paralleli tra l’Islanda e il Cile: due paesi lontani e piuttosto piccoli, della cui realtà il mondo esterno ha un’immagine distorta. Nel caso dell’Islanda, il mondo pensa a un popolo che ha fatto una rivoluzione, abbattuto un governo, messo in prigione i banchieri e cambiato la Costituzione. Nel caso del Cile l’immagine è quella di un paese molto sviluppato.
La situazione reale è diversa: in Islanda ci sono state esperienze interessanti, ma non una rivoluzione. Solo qualche cambiamento superficiale. In quanto al Cile, in effetti i dati macro-economici sono straordinari, ma questo nasconde il fatto che in termini di differenza tra ricchi e poveri il paese si trova tra gli ultimi dodici al mondo. Solo nazioni come il Burkina Faso, l’Uganda, Haiti e alcuni altri hanno dati peggiori.
Nella parte dedicata alle domande e alle risposte, gli è stato chiesto di commentare il sistema socialdemocratico sviluppato in Scandinavia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Hirsch si è detto d’accordo sul fatto che l’economia di quei paesi è più competitiva proprio perché il sistema è più egualitario, ma anche denunciato altri partiti politici del mondo, che hanno usato il nome di socialdemocratici per nascondere i loro obiettivi neo-conservatori. “I socialdemocratici hanno preparato la strada ad alcuni dei peggiori eccessi di privatizzazioni e sfruttamento da parte delle multinazionali.”
Nei commenti finali, si è parlato di questioni ambientali e del principio del “buon vivere”, in base al quale l’Ecuador si è rifiutato si sfruttare le sue risorse di idrocarburi a causa delle devastazioni che questo avrebbe causato all’ambiente. Nella filosofia dei popoli indigeni è necessario trovare un equilibrio nella relazione degli esseri umani con la natura. In altri paesi, come la Bolivia e il Bhutan, in cui la vita non viene considerata in termini macro-economici, ma piuttosto di felicità nazionale, un’importanza simile viene attribuita a temi più esistenziali. Sarebbe molto interessante diffondere questa mentalità nel mondo.
Hirsch ha concluso spiegando perché è un attivista e perché gira il mondo parlando alla gente della situazione cilena. “Non lo faccio perché mi piace parlar male del mio paese, o perché sono un masochista, ma perché credo con forza nella possibilità di lasciare il mondo in una condizione migliore di quella in cui era alla mia nascita”.
“Ho scoperto che i migliori momenti della mia vita sono stati quelli in cui ho dato con generosità, invece di accumulare cose come il sistema vorrebbe che facessi”.
“Ho scoperto che quando mi pongo domande come ‘Chi sono?’ e ‘Dove vado?’, posso chiarire il senso della mia vita. E questo senso non consiste solo nel cambiare il mondo esterno, la società, ma anche nel lavorare con chi mi sta vicino per superare la violenza nei miei rapporti personali.”
“Riusciremo a fare quella rivoluzione a cui tutti aspiriamo quando capiremo che il cambiamento personale e quello sociale sono due elementi da portare avanti insieme, in modo simultaneo.”