È arrivato ieri il provvedimento di revoca delle autorizzazioni per i lavori del MUOS, l’impianto satellitare della marina militare statunitense di Niscemi. Manca però ancora la firma del governatore della Sicilia Rosario Crocetta.
La giunta regionale siciliana ha dato mandato all’assessore al territorio, Mariella Lo Bello, di avviare la revoca delle autorizzazioni per i lavori del MUOS che furono concessi nel 2011. Dopo il gioco delle tre carte messo in atto durante la campagna elettorale siciliana, con l’illusorio sequestro dell’area e dei cantieri del MUOS del 6 ottobre 2012 e con il successivo annullamento di tale provvedimento del 29 ottobre 2012, i Comitati No Muos e la cittadinanza preferiscono essere cauti e vigilanti in attesa che l’atto regionale assuma carattere di ufficialità con la tanto attesa firma del Governatore Rosario Crocetta, non ancora apposta sino alla serata di ieri.
La resistenza pacifica della gente continua con un mezzo sorriso e con la forte speranza che, a meno di colpi di scena improvvisi e clamorosi, le prossime ore possano sancire un momento cruciale della lunga lotta condotta dagli attivisti contro il MUOS, sempre che gli States non intendano comunque continuare con l’arrogante atteggiamento di sordità e di noncuranza di fronte ai provvedimenti emanati dal nostro paese.
Una lotta pacifica, a lungo etichettata come attivismo regionalista, trascurata dai media nazionali e dalle istituzioni e che ha visto e vede tuttora nel presidio una delle più forti e significative esperienze di cittadinanza attiva, si spera di successo, della nostra storia recente.
Negli ultimi mesi del 2012, un numero sempre crescente di cittadini cominciava a federarsi intorno alla causa No Muos ma è la notte dell’11 gennaio il vero e proprio giro di boa della protesta. Anche chi sino a quel momento si era mostrato distaccato e scettico nei riguardi della mobilitazione, ritenuta persa in partenza per via dei pesi massimi coinvolti, è stato scosso dalla risposta violenta e irrispettosa della sovranità popolare di quella notte, in cui degli agenti antisommossa, inviati dal Governo nazionale, hanno smembrato con la forza i presidi.
Sin dai primi minuti sembrava chiaro che quella ‘fine’ avrebbe rappresentato, al contrario, l’inizio di una nuova fase nella quale, giorno dopo giorno, si sono riunite tante persone della società civile, pronte ad interporre i propri corpi tra l’arroganza e la prevaricazione del potere ed un territorio già stuprato, usurpato e privato della sua bellezza.
È nata una rete. Il popolo No Muos è cresciuto sul web, ha valicato i confini siciliani con il passaparola, attraverso momenti di sensibilizzazione e con manifestazioni solidali in varie città della penisola ergendosi, chissà se è un’utopia, a simbolo di un nuovo cammino che lascia delle orme importanti per un’epoca differente, da vivere con il traino dell’attivismo popolare.
Se da un lato è triste pensare come il distacco tra Stato e cittadini inspiegabilmente si faccia sempre più netto e marcato, dall’altro, sprona e stimola prendere coscienza che la partecipazione individuale, convinta e mossa da interessi e obiettivi collettivi, possa divenire la nuova via per riappropriarsi di diritti troppo spesso spudoratamente violati.
Le anime del Belpaese sono ancora vive e vivaci. Il paese non è spento nonostante i plurimi tentativi di mutilazione mentale e intellettuale dell’ultimo ventennio. Fare Rete, comunicare velocemente, fare convergere le potenzialità per finalità sociali e per il bene comune può premiare.
È questa consapevolezza che occorre veicolare, che va seminata e coltivata soprattutto tra le nuove generazioni e che è in grado di fare rinascere la fiducia tra i cittadini italiani. Ma per oggi quella fiducia è legata anche ad una firma.