Ormai è chiaro, il processo di metamorfosi al quale è stato sottoposto il CNVVF è quasi completo. Tutto ebbe inizio nel finire degli anni 70 con il demansionamento che ha portato via via a “liberare” il Corpo nazionale di alcuni servizi strategici come quello delle autolettighe che sindacati miopi definivano non di pertinenza.
Quel macroscopico errore strategico che si sarebbe palesato solo pochi anni dopo, oltre ad allontanare il CNVVF dai Corpi VVF di tutto il mondo segnava l’inizio della fine. Il servizio d’ambulanza fu affidato alle Regioni, prima attraverso il PIC (Pronto intervento cittadino) e poi con la costituzione dei 118 Regionali. Di pari passo gli elicotteri del Corpo che fino a quel momento erano gli unici a fornire l’elisoccorso, furono soppiantati da quelli delle Regioni. Fu un errore madornale che se sommato con l’invecchiamento della popolazione e quindi la maggiore richiesta di soccorso sanitario che ne consegue ha fatto perdere al CNVVF, quote incredibili di ulteriori fette di soccorso alla popolazione, impedendo quella creazione di un unico polo del soccorso con centinaia di migliaia di addetti che abbandonando la dicitura di Vigili del Fuoco, troppo restrittiva e limitativa dei compiti che avrebbe dovuto garantire il Corpo, sarebbe dovuta divenire la Protezione civile.
La svolta non avvenne e non aver avuto la lungimiranza ed il coraggio di fare le dovute scelte, ha gettato il Corpo nelle condizioni in cui versa oggi: Un Corpo di professionisti che si riduce di anno in anno lasciando il passo; spesso staccati da procedure di soccorso o peggio in concorrenza con la componente professionale, a decine di attività di volontari sia propri che non.
Il soccorso tecnico che doveva essere proprio delle elités, viene demandato a gruppi senza competenze specifiche non inseriti in un quadro di attività di previsione e prevenzione del territorio senza alcun coordinamento con chi poi opera negli scenari di soccorso,
Immersi nella loro vita lavorativa e privata attivandosi “a chiamata” lasciando tutto, si recano presso il distaccamento e corrono a prestare soccorso armati della loro buona volontà, se non spesso strumentalizzati dalla politica. .
Tutto questo ha i suoi limiti, uno evidentissimo l’abbassamento degli standard di qualità del soccorso reso, – l’altro un po’ meno evidente agli occhi dei più, ma sicuramente che non è sfuggito alla dirigenza del CN.VVF, e cioè l’incertezza nell’affidare il soccorso a persone che non lo fanno di professione espone al rischio di non poterlo svolgere con continuità e con capillarità su tutto il territorio nazionale.
Come evitare il rischio di non poter assicurare il soccorso tecnico urgente? Il problema è presto risolto, innanzitutto dotandosi in maniera esagerata di manodopera di riserva, sia interna i Volontari ed i Discontinui ma anche e sopratutto esterna stabilendo con le varie associazioni di volontariato sul territorio protocolli d’intesa che garantiscano che la mission istituzionale venga raggiunta.
Un gigantesco processo di privatizzazione e di subappalto che ha visto associazioni di volontariato, utilizzare mezzi, uniformi, segni distintivi del CNVVF.
Ed è per questo che nel Corpo nazionale non avverranno più assunzioni, il piano triennale di reclutamento di ulteriori 25.308 nuovi volontari va in questo passo.
Senza contare che frammentando la categoria e mettendo in competizione i lavoratori, se ne fiaccano le capacità di resistenza e di conflitto.
Ora se i Discontinui, gli idonei della stabilizzazione e del concorso pubblico 814, non smettono di contendersi la patente di ingresso nel CN.VVF screditandosi a vicenda e si alleano, ognuno di essi verrà annientato individualmente.
L’unica parola d’ordine che possiamo lanciere è : TUTTI ASSUNTI portiamo il corpo nazionale a livelli europei, servono almeno 20.000 unità!!!!! Lottiamo per questo !!!