Pessimo scivolone sul MUOS della ministra degli Interni, Annamaria Cancellieri. In una nota inviata lo scorso 3 gennaio al presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, la responsabile del Viminale invade arbitrariamente il campo del collega di governo, l’ammiraglio Gianpaolo Di Paola, collezionando una serie di madornali inesattezze sul nuovo sistema satellitare che il Pentagono intende installare a Niscemi (Caltanissetta). “A seguito della sottoscrizione del Protocollo d’Intesa del 1° giugno 2011 tra il ministero della Difesa e Regione Siciliana – scrive la Cancellieri – è stata avviata la realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri MUOS nell’area del demanio militare di Niscemi, utilizzata dalla Marina Militare degli Stati Uniti dal marzo 1987, per l’ammodernamento tecnologico della stazione radio denominata Naval Radio Transmitter Facility (NRTF), già in servizio da oltre un ventennio a beneficio non solo delle forze navali statunitensi, ma anche di tutte le forze alleate della NATO e, quindi, di quelle italiane”. Per il Viminale, cioè, la nuova installazione costituisce solo “un aggiornamento tecnologico dell’attuale sistema di comunicazioni operante”. Sarebbe però bastata un’occhiata alla documentazione tecnica in possesso del governo e del parlamento per rendersi conto che le tecnologie e i sistemi di telecomunicazione presenti hanno funzioni ed obiettivi strategici del tutto differenti da quelli in via d’installazione a Niscemi. E che soprattutto si tratta di sistemi di guerra d’attacco di proprietà ed uso esclusivo delle forze armate USA.
La stazione di telecomunicazioni NRTF è attiva dal 1991 (e non dal 1987 come riferisce la Cancellieri). Si tratta di una delle infrastrutture militari più estese del territorio italiano: 1.660.000 metri quadri di terreni boschivi e agricoli, entrati nel settembre 1988 nella disponibilità del Demanio pubblico dello Stato – Ramo Difesa Aeronautica Militare, dopo l’acquisizione da una società per azioni con sede a Catania. La Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi assicura le comunicazioni delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) delle forze armate statunitensi. Le onde emesse dalle stazione coprono tutto lo spettro compreso tra le UHF e le VHF (Ultra and Very High Frequency – ultra e altissime frequenze, dai 30 MHz ai 3000 MHz), alle ELF – VLF – LF (Extremely and Very Low Frequency – frequenze estremamente basse e bassissime, dai 300 Hz a 300kHZ), queste ultime in grado di penetrare in profondità le acque degli oceani e contribuire alle comunicazioni con i sottomarini a capacità e propulsione nucleare.
Quella di Niscemi è un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, su cui non c’è modo di esercitare la sovranità e alcun controllo da parte delle autorità italiane. È scritto nero su bianco nell’Accordo tecnico tra il Ministero della difesa e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. Come si legge nell’accordo, l’uso esclusivo “significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata”. A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con l’elenco delle infrastrutture di “proprietà ed uso esclusivo” USA a Niscemi: il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF.
Ben altra cosa è il sistema MUOS che sarà costituito da tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri, funzionanti in banda Ka per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e due trasmettitori elicoidali in banda UHF (Ultra High Frequency), di 149 metri d’altezza, per il posizionamento geografico. Mentre le maxi-antenne trasmetteranno con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz, i due trasmettitori elicoidali avranno una frequenza di trasmissione tra i 240 e i 315 MHz. Il terminale terrestre di Niscemi, nelle intenzioni del Pentagono, dovrà assicurare il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) per collegare tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate USA, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise, i velivoli senza pilota, ecc..
Due sistemi diversi, insomma, che continueranno ad operare in modo autonomo moltiplicando le emissioni elettromagnetiche sul territorio. Del resto, in nessuno dei documenti del Pentagono si accenna ad eventuali “sostituzioni” o “ammodernamenti” delle antenne di Niscemi. Come si evince invece dal bilancio di previsione per il 2012 del Dipartimento della difesa, a Niscemi stanno per essere implementate “componenti elettroniche necessarie all’interconnessione con le principali installazioni di NAS Sigonella, in modo di assicurare circuiti affidabili a supporto VLF, HF, MUOS e di altre missioni tattiche strategiche operate dalla NCTS Sicily”. Un mixer micidiale dunque di onde e microonde, sulla testa dei siciliani.
Nella sua nota, Annamaria Cancellieri si è poi lasciata andare in alcune enunciazioni di diritto costituzionale parziali ed approssimative, con lo scopo d’imporre il principio che in materia militare non sarebbe consentito alcun intervento da parte delle autorità regionali. “In termini applicativi dell’articolo 52 della Costituzione, afferente alla Difesa della patria, la suprema Corte costituzionale ha fra l’altro affermato che La dislocazione di dispositivi militari nelle varie parti del territorio nazionale è il risultato di una strategica concordata tra Stati alleati, onde, può accadere che alcune Regioni siano, a causa delle ricordate installazioni, più sacrificate di altre: ma di ciò sussiste una adeguata giustificazione nei preminenti fini da realizzare (sentenza 18 maggio 1989, n. 256)”, afferma la Cancellieri. Valutazioni discutibili, sia perché in contrasto con i principi fondamentali di uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini, sia perché più volte il Parlamento anche in via legislativa ha posto l’obiettivo di un riequilibrio in scala nazionale delle servitù militari.
La ministra ha invece omesso di menzionare che quando il Ministero della difesa approvò in via definitiva (ottobre 2006) la richiesta del Comando US Navy per il MUOS, fu richiesto che il progetto del sistema satellitare fosse in linea con le normative ambientali e che le emissioni elettromagnetiche rientrassero nei parametri delle leggi italiane. Dato che l’installazione avrebbe interessato un’area di 2.509 m2 ricadente in zona A e B della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), rientrante – secondo il manuale delle linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’ambiente – nella tipologia “a dominanza di querceti mediterranei”, è stato necessario il rilascio di specifica autorizzazione ai lavori da parte alla Regione siciliana. Autorizzazione che oggi l’on. Rosario Crocetta intenderebbe revocare in autotutela, per l’assenza di specifici studi sul rischio elettromagnetico e per l’accertata violazione (da parte della Procura di Caltagirone) delle normative paesaggistiche ed ambientali. Nessun conflitto dunque Stato-regione, ma diritto-dovere della Presidenza della Regione a proteggere il territorio e a ricordare a tutti gli impegni assunti sul MUOS dagli Stati Uniti d’America.
A conclusione della sua nota, dopo aver ribadito l’assunto che Niscemi è “un sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”, la ministra Cancellieri ha scelto d’indossare casco, scudo e sfollagente. “Non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e la libera circolazione connessa a tale esigenze, tutelate dalla Costituzione”, spiega. “Si rende, quindi, indispensabile mettere in atto ogni iniziativa necessaria a rendere l’esercizio della (sic) sopra menzionate esigenze di difesa nazionale”. Quasi un annuncio, una settimana prima, delle violente cariche delle forze del’ordine, la notte del 10 gennaio, contro gli inermi No MUOS che presidiano la base Usa per impedire l’arrivo delle gru per innalzare le maxiantenne del mostro satellitare. Botte, manganellate, spintoni e trascinamenti in nome e per conto del potente alleato nordamericano e dei suoi disegni di dominio planetario.
La ministra ha preso carta e penna per rivolgersi al presidente Crocetta dopo aver ricevuto al Viminale, il 21 dicembre 2012, l’ambasciatore americano in Italia David Thorne. “Nel corso del colloquio è stata sottolineata l’importanza della continua collaborazione dei due Paesi in materia di sicurezza ed è stato ribadito l’impegno comune nella lotta al terrorismo internazionale”, riporta criptico il sito del ministero. Protocollo e logica vorrebbero che per tali questioni l’alto diplomatico si rivolgesse al Presidente del Consiglio italiano o, in seconda battuta, al ministro degli esteri o a quello della difesa. Ma forse per Washington, 50 giorni di blocco stradale dei cittadini di Niscemi per impedire la costruzione del MUOS dovevano essere apparsi eccessivi…