Fulvio De Vita ha partecipato con una relazione su “Impatto della rivoluzione tecnologica” al Simposio “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà” svoltosi al Parco di Studi e Riflessione di Attigliano dal 2 al 4 Novembre 2012.
Membro del Centro di Studi Umanista “Salvatore Puledda”, fondato a Roma nel 2005. La sua area di ricerca sono i fenomeni sociali in epoche di crisi e l’aumento della religiosità. È membro del gruppo fondatore del Centro Mondiale di Studi Umanisti.Nel 1982 è tra i fondatori, in Italia, de La Comunità per lo Sviluppo Umano”, un’associazione socio-culturale che lavora dall’inizio nella diffusione e approfondimento della Nonviolenza.Ha elaborato studi sui Diritti Umani, la Solidarietà sociale, la Democrazia reale e Mezzi di Comunicazione all’interno del Dipartimento di Comunicazione Sociale della stessa associazione.Nel 1989 ha partecipato all’equipe organizzativo della Prima Internazionale Umanista a Firenze.Con il Centro Studi Umanisti ha presentato conferenze su” La religiosità come motore di una nuova Etica” (2008), “La coscienza umana e gli spazi profondi” (2009), “L’Essere Umano” (2010), “Rivoluzione tecnologica ed Evoluzione Umana” (2011), “Spiritualità: tra mito ed esperienza” (2012).
Ha collaborato con l’Associazione Pangea per la produzione di documentari storici sullo sviluppo della conoscenza e del pensiero nella storia umana.
Come l’impatto e l’uso della tecnologia possono influenzare e direzionare il trasfondo materiale, psicologico e spirituale dell’Essere Umano in una Nuova Civiltà?
Nel mio intervento al 3° Simposio Internazionale organizzato dal Centro Mondiale di Studi Umanisti, non ho utilizzato le parole influenzare o direzionare, perché non credo che il processo evolutivo della coscienza umana sia “influenzato” dalla tecnologia, ma piuttosto che gli accelerati progressi tecnologici di questi ultimi decenni siano proprio l’espressione di un nuovo salto evolutivo.
Credo sia fondamentale, nel passaggio alla nuova civiltà che stiamo vivendo, riconsiderare in profondità il significato e il senso che diamo all’essere umano, alla sua coscienza e al suo agire nel mondo.
Quando sento tante persone, e anche tanti scienziati, che parlano dell’Intelligenza Artificiale e dello sviluppo dei computer come la sfida che risolverà ogni problema del mondo, e dove la società e la vita delle persone verranno regolate da sistemi cibernetici artificiali esenti da errori, mi chiedo quale visione abbiano dell’essere umano e della sua coscienza.
Probabilmente, mi dico, vedono l’essere umano come una specie di figurina a due dimensioni ritagliata su uno sfondo, che si muove in base allo schema meccanico stimolo-risposta e in cui la coscienza è semplice soggetto passivo. Una concezione che viene, forse, dall’epoca dei Lumi, in cui il mondo, e quindi anche l’essere umano, era concepito come un immenso orologio meccanico in cui tutto si poteva prevedere e controllare.
La battuta che mi viene da fare in questi casi è che se si crede che l’Intelligenza Artificiale possa sostituire la coscienza umana, allora è come dire che un frullatore può diventare lo chef del migliore ristorante di Parigi.
Ma a parte le battute, io credo che non potremo costruire e neanche immaginare una nuova civiltà, se non diventiamo consapevoli dell’enorme profondità con cui si muove la coscienza umana.
Nell’intervento ho voluto sottolineare che la tecnologia ha sempre accompagnato e ha contribuito ai processi di ampliamento della coscienza umana nel corso della storia, tanto che i momenti salienti dell’evoluzione materiale, come l’utilizzo del fuoco, i forni per la ceramica, la fusione dei metalli, ecc. sono stati addirittura tradotti in mitologie e cosmogonie che hanno accompagnato per millenni intere civiltà.
L’essere umano ha cercato di ampliare le sue facoltà fisiche e sensoriali attraverso strumenti che riconosceva nella natura circostante. Le necessità fisiche lo spingevano a “scoprire” le qualità della pietra, dei metalli, del vetro, plasmandole in strumenti tecnologici sempre più avanzati.
Ma non è possibile continuare a nascondere che era l’esperienza “mentale” e spirituale quella che imprimeva la spinta necessaria affinché tali tecnologie permettessero una progressiva liberazione dai dettami della natura, in un continuo ampliamento della coscienza verso la libertà.
Nell’immaginare la nuova civiltà che sta nascendo dobbiamo accettare che la coscienza umana è molto di più dello strumento che sta utilizzando, sia esso il proprio corpo, un telefono multimediale o un computer di ultima generazione. Il valore e il significato di un qualsiasi oggetto viene attribuito ad esso proprio dalla coscienza ed è la coscienza umana che lo ha immaginato, progettato e creato. È dalle insondabili profondità della mente umana che nasce ogni nuova creazione, ogni speranza e ogni aspirazione per il futuro.
Senza la coscienza umana, con la sua profondità e la sua meravigliosa libertà, non sarebbe possibile alcun progresso tecnologico.
Cosa sta succedendo veramente alla coscienza degli esseri umani?
Questa è una grande domanda. Magari fossi veramente in grado di sapere cosa sta succedendo in questo momento storico nella mente umana. Trovandosi “dentro” al cambiamento è molto difficile sapere come si sta sviluppando. Ma forse possiamo avere qualche intuizione che ci dia qualche indicazione.
La tecnologia ha permesso all’essere umano di affrancarsi da lavori pesanti e ripetitivi generando energia disponibile per altri compiti; lo sviluppo dei mezzi di trasporto e le reti virtuali permettono oggi ad ognuno di essere in contatto diretto con altri popoli, altre culture e altri modi di vedere il mondo; la genetica e la medicina sono in grado ormai di creare la vita e di modificare lo stesso corpo; la fisica quantistica ci offre una visione nuova della realtà, al di fuori, e oltre, ogni schema conosciuto e cristallizzato; l’astronomia e la cosmologia ci presentano un universo infinito in continua evoluzione; la biologia struttura ecosistemi in una concezione sempre più complessa e indeterminata; le matematiche sviluppano modelli caotici di evoluzione applicabili a sistemi sociali, biologici e inorganici.
Bene, se la mente umana è capace, oggi, di immaginare tutto questo, posso almeno intuire che questo sia simultaneo a un ampliamento consistente e accelerato della coscienza. Ossia, ancora una volta la mente umana sta rompendo le frontiere e sta immaginando l’inimagginabile.
Non sono forse questi i chiari indicatori che la specie umana si trova di fronte alla possibilità di un nuovo salto evolutivo? Non è forse la rottura dei limiti delle antiche concezioni del mondo e dei limiti spaziali e temporali del corpo, che ci mostrano la nascita incipiente di un nuovo livello di coscienza, di un nuovo sostanziale ampliamento della coscienza verso l’indeterminazione e la libertà?
Cosa pensi di aver dato e ricevuto da questo Simposio dal titolo “Un Nuovo
Umanesimo per una Nuova Civiltà” con il tuo contributo?
Il Simposio è stata una magnifica esperienza. A mio parere sono stati tre giorni in cui ognuno ha donato agli altri la propria conoscenza e le proprie ispirazioni e intuizioni, contribuendo a creare un ambiente di scambio amabile e di grande interesse. Questo è quello che ho ricevuto e per questo ringrazio nuovamente tutti i relatori e i partecipanti, oltre naturalmente agli organizzatori.
Questo è quello che personalmente ho cercato di offrire: intuizioni che non volevano essere conclusive, ma che volevano piuttosto mostrare alcuni aspetti che, in questo mondo supertecnologico, a volte ci sfuggono. La consapevolezza che la coscienza umana sia in un momento importantissimo era la mia ispirazione, e ho cercato, forse maldestramente, di trasmetterla.
Intervista a cura di Elena Fumagalli