In occasione della Giornata Mondiale dei Migranti (18 dicembre) l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire con più decisione contro il traffico di esseri umani nel Golfo di Aden dove i trafficanti di uomini rapiscono, torturano e uccidono migranti provenienti dall’Etiopia. In nessuna altra parte del mondo i migranti vengono trattati con più crudeltà rispetto a quanto accade nel Golfo di Aden. Il loro tragico destino è taciuto dalla comunità internazionale che pone l’attenzione unicamente ai profughi che arrivano in Europa attraverso il mare Mediterraneo, spesso attraccando a Lampedusa. Di fatto però ogni anno muoiono decine di migliaia di persone nel tentativo di raggiungere le coste dello Yemen dove ad aspettarli trovano troppo spesso trafficanti di persone che li rapiscono e lasciano liberi solo dopo aver intascato un riscatto. Durante la prigionia molti vengono torturati o subiscono abusi sessuali.
E’ inconcepibile con quanta crudeltà i trafficanti di persone trattano i migranti anche durante l’attraversata in mare. Diversi sopravvissuti hanno raccontato che i “passeggeri” delle piccole imbarcazioni di migranti vengono legati mani e piedi, in questo modo i trafficanti riescono a caricare più persone e soprattutto non devono temere che i migranti tentino di difendersi se durante la traversata alcune persone vengono gettate in mare per alleggerire le barche. La maggior parte delle imbarcazioni partono da Gibuti, paese vicino dell’Etiopia e stretto alleato della Francia. La meta della maggior parte dei migranti è l’Arabia Saudita dove sperano di trovare lavoro.
Arrivati nello Yemen e nel tentativo di continuare il viaggio molti migranti diventano vittime di altri trafficanti, vengono rapiti e subiscono violenze di ogni genere. Le donne sono maggiormente esposte alle violenze ma anche gli uomini vengono trattati peggio di animali. I trafficanti e bande criminali rapiscono i migranti, li torturano e li lasciano liberi solo dopo aver ottenuto il pagamento di un riscatto da parte dei parenti delle vittime. Le autorità yemenite si occupano poco della questione e non perseguono con coerenza i criminali. Diverse organizzazioni umanitarie come ad es. il Consiglio per i profughi danese hanno raccolto un’esauriente documentazione circa il crudele destino dei migranti nello Yemen. Anche l’Alto Commissariato per i Profughi delle Nazioni Unite (ACNUR) ha più volte chiesto maggiori tutele per i profughi provenienti dall’Etiopia.
90.000 profughi e migranti provenienti da Etiopia, Eritrea e Somalia sono arrivati nello Yemen solamente tra gennaio e ottobre 2012. Secondo le stime dell’APM coloro che sono partiti da casa erano almeno il doppio ma circa la metà delle persone non arriva in vita. Circa due terzi dei migranti che invece sono sopravvissuti alla traversata in mare provengono dall’Etiopia e sono alla ricerca disperata di un lavoro in Arabia Saudita. Molti sono laureati che non trovano lavoro nel proprio paese. Altri ancora sono contadini poveri del gruppo etnico degli Oromo che in patria sono spesso vittime del furto di terre e della conseguente emarginazione e povertà.