Lorenzo Palumbo ha partecipato con una relazione su “Le manifestazioni della religiosità nei fenomeni sociali dell’occidente” al Simposio “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà” svoltosi al Parco di Studi e Riflessione di Attigliano dal 2 al 4 Novembre 2012.
E’ Membro del Centro di Studi Umanista “Salvatore Puledda” dal 2008, ha partecipato allo studio sulle nuove espressioni della religiosità ed è attualmente applicato alla ricerca sulle origini e manifestazione della vendetta nella cultura occidentale.
Dal 1994 al 1998 ha partecipato e coordinato il periodico “Forum Umanista Universitario” e organizzato due cicli di seminari “Uomo, Scienza e Società” presso la “Sapienza” di Roma. Negli anni tra il 1999 e il 2008 ha partecipato alle attività di base di un centro umanista di quartiere di Roma e alle campagne di educazione contro la malaria in Senegal e Gambia.
Laureato in Geologia, ha collaborato con il Dipartimento di Ecologia Vegetale della “Sapienza” e con il Centro Regionale Amianto del Lazio. Attualmente lavora come ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità, dove si occupa d’inquinamento ambientale e dei suoi effetti sulla salute.
Come si sono modificati e come sono cambiati i fenomeni sociali dal secolo scorso ad oggi?
A cavallo tra un secolo e l’altro ci troviamo spesso a considerare, parlando del “secolo scorso” sia il 1800 che il 1900. Faccio questa precisazione perché proprio osservando il ventesimo secolo e la storia che lo precede, si possono intuire i cambiamenti più rilevanti. Se si osservano infatti i grandi fenomeni sociali che dalla Rivoluzione Francese, passando per quella americana, i moti e guerre d’indipendenza in Europa, sfociano nelle grandi dittature totalitarie dell’inizio del ventesimo secolo e li si confronta con i fenomeni del secondo dopoguerra come il movimento degli hippies, il pacifismo, le rivolte giovanili e le rivoluzioni del costume e del comportamento, si potrà riconoscere il sapore profondamente diverso tra i due tipi di fenomeni sociali. Da una parte eventi di forte rivendicazione sociale e politica, con caratteristiche “materialistiche” che si evolvono e si trasformano fino a giungere all’epoca tragica delle due guerre mondiali e della scia di morte ad esse collegate; dall’altra, una tipologia di fenomeni che sembra tendere alla nuova ricerca di uno spazio spirituale, di una riconnessione tra gli esseri umani e tra questi e quella parte della coscienza che potremmo definire “trascendente”.
Questo cambiamento, apprezzabile nel novecento ma osservando tempi storici abbastanza lunghi, mostra soprattutto la morte di una civiltà e i primi timidi vagiti di una nuova.
E che direzione evolutiva ipotizzi possano prendere?
Questo è abbastanza difficile da prevedere! Magari potessi prevedere il corso degli eventi!
Mi preme sottolineare come sia necessario uscire dalla visione di una coscienza umana “passiva” e quasi spettatrice della storia. La coscienza umana è attiva e l’essere umano è il costruttore della storia. In quanto “attiva” la coscienza è di per sé imprevedibile. Gli esseri umani quindi, specialmente in momenti di crisi e transizione come questo, possono prendere qualsiasi direzione, anche le più impensabili.
Tuttavia non mi sottrarrò al gioco delle ipotesi e provando a dare un contributo.
Si può osservare come siano in crescita fenomeni che mettono in connessione emotiva le persone, nei quali spesso i leader spariscono, sostituiti da pseudo-organizzazioni molto orizzontali (questo è il caso, per esempio, dei flash-mobs, del ludismo tipo cos-player o delle assemblee degli Indignados a Madrid); un altro fattore che si può osservare è la loro semplicità: semplicità nei gesti, nelle attività, negli oggetti utilizzati. Se questi orientamenti individuati fossero giusti, i fenomeni sociali evolutivi che tenderanno a crescere rispetto agli altri, sono quelli che rimpiazzeranno i leader e la complessità della società attuale e li sostituiranno con le comunità, l’organizzazione orizzontale, le relazioni umane e l’affetto.
Cosa potrà direzionare e influenzare i fenomeni sociali?
In generale i fenomeni sociali sono influenzati e a loro volta influenzano l’insieme di attività e credenze che permeano la società. Ciò che c’è di particolare in quest’epoca è la grande molteplicità dei fenomeni sociali e lo spazio che hanno assunto nella vita quotidiana. Questa diversità è una testimonianza di una ricerca e di un desiderio più profondo che l’essere umano esprime nel mondo e che non riesce più ad esprimersi nel solco delle attività istituzionalizzate della civiltà che sta morendo. È come se fosse tutto ingessato, immobile, cristallizzato. Allora la coscienza si dirige verso forme e fenomeni nuovi, sempre più diversi, sperimentando nuovi modi di accedere ad esperienze di connessione emotiva e contatto spirituale, alla ricerca dell’umano e del trascendente.
Questa ricerca, che nel mio intervento ho definito “religiosa”, è ciò che secondo me darà direzione e influenzerà i fenomeni sociali.
Cosa ti è piaciuto di più di questo Simposio?
Le cose che mi hanno colpito sono state essenzialmente due. E probabilmente sono legate tra loro. In primis il calore e il senso di amicizia che si è instaurato tra i relatori e i partecipanti nei momenti conviviali e in quelli espositivi. Dall’altra parte ho percepito un tentativo, che nel tempo mi auguro diverrà sempre più ampio e approfondito, di definire una nuova sensibilità, un nuovo essere umano e una nuova possibile civiltà. Questi due aspetti, se li leghiamo, rappresentano molto bene il “successo” (se così lo vogliamo chiamare) di questo Simposio. Una nuova sensibilità nella quale prevale l’interscambio, l’ascolto reciproco, l’amicizia e il buon umore. E una nuova sfida, non solo intellettuale, di definire un nuovo essere umano e una nuova umanità.
Cosa pensi di aver dato e ricevuto da questo Simposio dal titolo “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà” con il suo contributo?
Il Simposio mi ha arricchito e soprattutto mi ha dato una visione del futuro positiva e di grande speranza. Personalmente ho cercato di trasmettere ciò che lo studio condiviso con Roberta Consilvio, Vito Coreddu e Fulvio De Vita ha trasmesso a me: una visione meno superficiale dei miei simili e quindi di me stesso; una sensazione di affetto e complicità con le migliori ricerche che, tra mille difficoltà, errori e successi, stanno portando l’essere umano di quest’epoca verso un grande salto evolutivo.
Intervista a cura di Elena Fumagalli