“L’USB è assolutamente convinta che l’unica soluzione possibile per salvaguardare i posti di lavoro, e al tempo stesso la salute e la sicurezza di tutti i cittadini di Taranto, compresi i lavoratori, sia procedere rapidamente alla nazionalizzazione dell’ILVA”, afferma Fabrizio Tomaselli per l’Esecutivo nazionale USB.
“Chiediamo un esproprio senza indennizzo di tutte le proprietà ed i beni relativi all’attività dell’ILVA. È non basta – sottolinea Tomaselli – i Riva devono essere chiamati a rispondere in solido dei danni provocati ai lavoratori, alla cittadinanza ed all’intero Paese, e devono essere recuperati i soldi che negli anni, in varie forme, sono stati erogati dallo Stato alla proprietà, la quale ha conseguito forti utili. Solo così sarà possibile assicurare il salario ai lavoratori senza alcuna interruzione e la bonifica dell’intera fabbrica, utilizzando anche gli operai ed i tecnici”.
“Non è un provvedimento rivoluzionario – prosegue il dirigente USB – visto che anche il governo francese sta valutando la nazionalizzazione dell’impianto siderurgico Arcelor Mittal, ed è l’unica strada percorribile, se non si vuole che questa vicenda esploda veramente a Taranto, nella Puglia e in tutti i siti legati alla produzione dell’Ilva”.
“Che nessuno si inventi nuovi attacchi alla magistratura – ammonisce Tomaselli – i responsabili di questa situazione sono in primo luogo la proprietà e chi, a vario titolo, ha chiuso uno o due occhi per decenni. È ora di dar e una svolta a questa triste faccenda che, lo ricordiamo per l’ennesima volta, è costata la morte di centinaia di bambini, di donne e di uomini, dentro e fuori la fabbrica. Giovedì 29 i lavoratori dell’Ilva saranno a Roma – conclude il dirigente sindacale – che il governo non ne faccia nuovamente un problema di ordine pubblico e convochi tutte le parti sociali con l’obiettivo di trovare soluzioni vere”.