A Madrid la sanità pubblica è sul piede di guerra. Dopo due settimane di occupazioni in più di venti ospedali, presidi e manifestazioni di massa, lunedì 26 novembre un’autentica marea bianca ha lanciato uno sciopero di quattro giorni. Per la prima volta tutti i professionisti della sanità pubblica – medici, infermieri, tecnici e personale non sanitario – si sono messi d’accordo per convocare uno sciopero generale nei giorni 26 e 27 novembre e 4 e 5 dicembre.
Secondo i sindacati del settore, sono in gioco più di mille posti di lavoro, la precarizzazione delle cure e la privatizzazione parziale di almeno sei ospedali; per questo 75.000 membri del personale sanitario e no sono chiamati a partecipare allo sciopero. L’Asociacion de Facultivos Especialistas de Madrid (AFEM, ossia gli specialisti in vari campi, N.d.T.) ha convocato uno sciopero generale a oltranza, fino a quando l’Assessorato alla Sanità del Comune di Madrid non riconsidererà le sue decisioni.
“La situazione è molto grave: ci troviamo davanti alla privatizzazione degli ospedali e al completo smantellamento del sistema pubblico madrileno”, avverte Mónica García, portavoce dell’AFEM, secondo cui la priorità è bloccare il piano di sostenibilità varato dal Comune. “Inoltre lo stanno facendo senza alcun criterio tecnico o scientifico. Stiamo andando verso un modello che riduce i margini di costo diminuendo la qualità delle cure al cittadino.”
La gestione di sei ospedali madrileni sarà affidata a imprese private. “Vogliono privatizzare il patrimonio pubblico, sia per quanto riguarda i medici che le attrezzature. L’unica cosa che resterà pubblica sarà il denaro pagato alle imprese perché si occupino della gestione” denuncia García. “L’assessorato sostiene che questa soluzione è più economica, ma guarda caso hanno scelto sei degli ospedali più redditizi.” La portavoce rifiuta inoltre i criteri seguiti. “La sanità non si può misurare in termini di profitto. Costa meno amputare un piede che curarlo.”
Pilar Jimeno, delegata sindacale delle Commissioni Operaie (sindacato comunista, N.d.T) all’ospedale La Princesa, il primo a realizzare un’occupazione poi ripresa da oltre venti centri sanitari, sottolinea che non c’è mai stato uno sciopero generale della sanità. “Perfino i medici, che saranno molto toccati dalle riforme, si sono uniti alle proteste” ricorda. L’obiettivo principale dello sciopero è il blocco delle privatizzazioni, che colpiscono 27 centri sanitari.
Nelle ultime settimane i lavoratori si sono radunati all’entrata dei centri sanitari e le manifestazioni di quartiere hanno allargato il conflitto per coinvolgere gli abitanti della città. Una protesta che è andata crescendo, spronata dalla lotta dell’ospedale La Princesa e che ha raggiunto il culmine nella manifestazione della marea bianca della settimana scorsa, quando migliaia di persone hanno invaso il centro di Madrid per protestare contro i tagli alla sanità.
Jimeno assicura che tutti i lavoratori sono consapevoli della gravità della situazione ed è convinta che tutti gli ospedali e i centri sanitari abbiano motivi sufficienti per realizzare occupazioni e manifestazioni. “Stanno smantellando tutto per ingrassare i privati. I problemi sorti finora sono stati risolti grazie alla parte umana, ma i pazienti sono quelli che più stanno soffrendo per la situazione” denuncia.
Una protesta a due intensità
Il fatto che i sindacati organizzino uno sciopero di quattro giorni e le organizzazioni dei medici uno a oltranza evidenza le differenze di criteri rispetto all’ampiezza dei tagli. Per queste ultime la situazione è così grave che la reazione deve avere la stessa intensità. “E’ necessario convocare uno sciopero a oltranza. Quelli che ne hanno convocato uno di quattro giorni sono gli stessi che hanno firmato gli accordi che ci hanno portato alla situazione attuale”, denuncia Antonio Gómez, portavoce del Coordinamento Anti-privatizzazione della Sanità.
Per Gómez si è aperta la porta alla privatizzazione cinque anni fa, con la Legge 15/97. “La gente si dimentica del problema di fondo: ciò che fanno, per quanto illegittimo, è legale, dato che sia il Partito Popolare che il Partito Socialista hanno approvato quella legge, con la necessaria collaborazione dei sindacati. Per questo critichiamo non tanto il movimento della marea bianca, quanto i suoi obiettivi,” spiega. Gómez indica la Svezia come modello da imitare: “Là sono riusciti ad abrogare una legge simile, proibendo la vendita a imprese private degli immobili costruiti con denaro pubblico.”
Per Mónica García, dell’AFEM, “questo è un piano che si va preparando da tempo. Vendere i sei ospedali più redditizi di tutta Madrid rivela le loro vere intenzioni. Questa tragedia era annunciata da anni. Molta gente denunciava che le cose sarebbero andate così, ma la mancanza di reazioni forti ci ha portato fin qui. Per questo abbiamo deciso di lanciare uno sciopero a oltranza.”