Renato Ciofi Iannitelli ha partecipato al Simposio Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Società svoltosi al Parco di Studi e Riflessione di Attigliano dal 2 al 4 novembre scorsi con una relazione su Le considerazioni di Jeremy Rifkin sulla “Civiltà dell’Empatia” e di Jean Piaget sull’“Educazione internazionale”: implicazioni per la formazione dei giovani.

Insegnante di Lettere nella scuola secondaria di I grado, attualmente in congedo per Dottorato di Ricerca in Pedagogia presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa da alcuni anni di approfondire argomenti di carattere psicopedagogico riguardanti prevalentemente l’adolescenza. Per questo, oltre il titolo d’accesso all’insegnamento, Laurea in Lettere, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche. Ha pubblicato alcuni articoli: sullo sviluppo intellettivo durante l’adolescenza, sulla relazione educativa con adolescenti e su alcune proposte didattiche, avendo come punti di riferimento particolarmente la teoria cognitiva di J. Piaget e gli studi di G. Petter.

-Come la visione di Rifkin può contribuire a gettare le basi per una Nuova Conoscenza?

Il libro “La Civiltà dell’Empatia” è una miniera di citazioni e riferimenti bibliografici per rispondere a questa domanda. Cercando di evidenziare un aspetto fondamentale del discorso di Rifkin potrei dire che egli sottolinea come l’evoluzione della specie umana sia stata possibile grazie alla cooperazione piuttosto che alla competizione. In questa prospettiva la conoscenza è intesa come espressione di responsabilità condivise per il benessere collettivo dell’umanità e del pianeta nel suo complesso e non come espressione del potere e della ricerca del vantaggio personale, o di gruppi ristretti.

Una parte fondamentale del discorso di Rifkin è poi quella che affronta la natura dell’atto del pensare dal punto di vista delle neuroscienze: “l’atto del pensare combina sensazioni, emozioni, sentimenti e ragionamenti astratti in maniera organica. Partecipo dunque sono, niente di più lontano dalla mente cartesiana, autonoma e distaccata, che pensa dalle sue remote vette, incontaminate dalla fisicità dell’esperienza”.

In qualità di insegnante sono interessato a questo discorso soprattutto riguardo ad un ambito scolastico che viene a configurarsi come collaborativo, dove l’apprendimento diventa un’esperienza collaborativa più che una vicenda personale basata sull’acquisizione e il controllo della conoscenza attraverso la competizione con gli altri, “l’obiettivo della conoscenza è esistenziale: avvicinarsi alla comprensione del significato dell’esistenza e del nostro posto nella sua evoluzione, attraverso le nostre esperienze condivise e il senso che ne traiamo…L’istruzione collaborativa parte dalla premessa che la saggezza combinata del gruppo è maggiore delle conoscenze di ciascuno dei suoi membri”.

 

-Questa “ maturità empatica” collaborativa e aggregativa può essere una caratteristica di questa Nuova Civiltà che inevitabilmente si deve poggiare sui giovani e sulle nuove generazioni che stanno nascendo?

 

Il fondamento biologico dell’empatia si troverebbe nei neuroni specchio i quali garantirebbero agli esseri umani, e anche ad altre specie animali, un iniziale impulso empatico che soltanto attraverso l’educazione, un ambiente sociale e familiare favorevole può svilupparsi in una matura coscienza empatica. La maturità empatica è fortemente correlata al pensiero critico. La via dell’educazione delle giovani generazioni è quindi insostituibile per sviluppare una matura coscienza empatica che possa diventare caratteristica di una Nuova Civiltà, Rifkin la chiama civiltà della biosfera, che dovrà abbandonare la tradizionale visione geopolitica volta ad impadronirsi delle risorse da sfruttare ai danni di qualcun altro, poiché sia i danni, sia i benefici, in una dimensione che abbia come orizzonte la biosfera, sono comuni. Maturità empatica significa anche consapevolezza di essere tutti nella stessa barca.

-Cosa le è rimasto maggiormente di questo Simposio dal titolo “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà”?

L’argomento più vicino ai miei interessi è stato il primo, quello curato da Christina M. zum Felde, più in generale posso dire che nei convegni normalmente cerco di cogliere ciò che potrebbe essere intellettualmente stimolante per la formulazione di ipotesi in ambito psicopedagogico e devo dire che il discorso di Herder sulla “visualità tattile” mi è parso particolarmente interessante.

Il sito ufficiale del simposio

Intervista a cura di Elena Fumagalli