Valerio Colombo, candidato a Sindaco di Milano nel 2006, ha coordinato il gruppo di lavoro sui nuovi modelli economici del Forum Umanista Europeo e sta promuovendo il gruppo di studio sui nuovi modelli politico-sociali del Partito Umanista in Italia. Partecipa al Simposio “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà” che si apre venerdì 2 Novembre ad Attigliano con una relazione sulla crisi.
Nella presentazione del tuo intervento poni una domanda sulla crisi. Di che crisi stiamo parlando?
Silo, il fondatore del Movimento Umanista pubblicò – agli inizi degli anni ’90 – un libro che a mio parere è incredibilmente adatto a descrivere la situazione attuale: “Lettere ai miei amici sulla crisi personale e sociale di questo momento storico”.
Nel 1994, in Cile, durante una conferenza di presentazione di questo libro l’autore affermò: “Noi prendiamo il concetto di “crisi” nel suo senso più abituale, secondo il quale il termine indica degli eventi che possono prendere delle direzioni diverse, avere esiti diversi. La “crisi” fa uscire da una situazione e fa entrare in un’altra, nuova, che pone i suoi propri problemi. A livello popolare la “crisi” è vista come una fase pericolosa dalla quale può risultare qualcosa di benefico o di pernicioso per i soggetti che la vivono; tali soggetti sono, in questo caso, le società e gli individui.”
Negli ultimi tempi la parola “crisi” appare sempre più spesso associata ormai in modo apparentemente “naturale”, nel lessico dei mezzi di comunicazione di massa, al termine “economica”, specialmente nel cosiddetto mondo occidentale.
Questo abbinamento tra le parole “Crisi” ed “Economica” esprime a mio parere diversi significati quasi occulti. Il primo ha a che vedere con il manto di “Economicismo” di cui ormai è ricoperta la realtà umana. Poiché tutto è “denaro” una crisi non può che essere economica ed è proprio così che viene proposta… ma è davvero così?
Inoltre alla parola crisi vengono attribuite le caratteristiche di problematicità e pericolosità cui parla Silo: ma l’unico esito che viene preso in considerazione è un mero ristabilimento della situazione precedente, non certo quella di un cambiamento radicale e anche questo ha a che vedere con l’attributo “Economica”: La crisi viene proposta come una sorta incidente di percorso in un processo inevitabile di “Sviluppo Economico” – spesso aggiungendo la “politica” come causa diretta di tale incidente, come se “la colpa” fosse semplicemente del “magna-magna” e della corruzione dei vari governi e parlamenti.
Ecco – per provare a rendere breve un discorso che avrebbe bisogno di ben altro sviluppo – il mio intervento cercherà di dare un piccolo contributo nell’osservare la situazione attuale alla luce di un processo storico di spostamento del concetto di “Sovranità” che sta avvenendo da diversi secoli nei paesi occidentali e che con la globalizzazione si è diffuso in parte anche a tutti gli altri.
Il termine “Crisi Economica” dovrebbe essere usato in caso di carestie, di problemi di approvvigionamento energetico o di catastrofi di altro tipo che abbiano un impatto sulla produzione di beni e servizi. Al contrario oggi assistiamo a una crisi di “Sistema” che produce dolore e sofferenza senza cause materiali: si tratta di problemi dovuti a un modello organizzativo che non funziona più e che ha più a che vedere con i termini “Democrazia – Sovranità – Politica” che con quelli “Economia – Finanza”.
Infine, non arriverei neanche a definire la situazione attuale come “Crisi della Democrazia” alla luce di questo ragionamento… piuttosto – sempre per farla breve – come Crisi di sistema che potrebbe portare, per la prima volta, a una Democrazia Reale.
Le esigenze emergenti vanno nel senso della democrazia diretta, vecchio cavallo di battaglia dei Partiti Umanisti: a che punto stiamo con la democrazia diretta?
Negli ultimi anni il termine democrazia diretta sta diventando sempre più popolare anche se il Partito Umanista ne parla fin dalle sue origini all’inizio degli anni ‘80. Io stesso ho recentemente lanciato un appello a tal proposito (http://www.appellodemocraziadiretta.org) e il Partito Umanista Italiano ha organizzato, lo scorso giugno, un “Workshop sulla Democrazia Diretta” (http://www.pumilano.it/workshop-democrazia-diretta/)
Tuttavia ci tengo a precisare che il concetto di democrazia diretta tende oggi ad essere appiattito e abusato un po’ troppo: per esempio non può trattarsi di costruire un modello semplificato in cui “tutti decidono sempre su tutto” come se avessimo un parlamento di milioni di persone. Si tratta di costruire un sistema di “Democrazia Reale” (in effetti è questa la definizione che ne ha sempre dato il Partito Umanista) con regole che permettano al popolo di avere un controllo appunto Reale sulle decisioni importanti. Il termine Reale in questo caso ha ovviamente il significato di Vero, ma non è un caso che si tratti di una parola collegata anche alla sovranità. A mio parere il popolo non è mai stato il vero sovrano: le democrazie del secolo scorso sono state semplici promesse, non ancora mantenute.
Tu colleghi il cambiamento a un salto nello sviluppo umano: puoi chiarire questo punto?
Ricollegandomi alla risposta precedente: se voglio essere sovrano devo predispormi a farmi carico di una responsabilità del genere. E questo è un aspetto per cui la Democrazia Reale richiede un profondo cambio di atteggiamento da parte di tutti.
Allo stesso tempo per uscire da uno schema violento e meschino come quello che ci sta dominando attualmente non penso possano bastare dei semplici cambi di “sistema operativo”.
Io penso che l’Essere Umano abbia un Destino di altro tipo: credo che possiamo diventare molto di più di quello che siamo adesso e che questo momento è tutto tranne che “la fine della Storia”.