Alle origini della crisi che stiamo vivendo, c’è un sistema finanziario deregolamentato con profitti enormi e pochissime tasse. Ora una proposta di legge avanzata dalla Commissione Europea e largamente sostenuta dal Parlamento Europeo punta a regolamentare queste operazioni fuori controllo. Ne parliamo con i membri della Fabbrica di Nichi di Milano e Bruxelles, che lo scorso 14 settembre 2012 hanno organizzato a Milano un incontro divulgativo su questo tema dal titolo “Basta sottrarre, iniziamo a dividere”.
Da dove nasce l’idea di questo incontro sulla crisi e sulla proposta di tassare le transazioni finanziarie?
Conti pubblici disastrati, tagli allo stato sociale, misure di austerità, aumento della disoccupazione e della precarietà del lavoro sono il prezzo che noi cittadini “normali” stiamo pagando per le conseguenze di una crisi economica e finanziaria esplosa nel 2008 e tuttora in corso. Si sa poco dell’assurdità di certi strumenti finanziari, dei meccanismi speculativi che hanno di fatto ingannato migliaia di risparmiatori creando una bolla speculativa di dimensione mondiale. Poco si sa della ragnatela di complicità tra le banche, le assicurazioni e chi all’interno delle agenzie di rating, delle istituzioni politiche e accademiche universitarie avrebbe dovuto contrastare queste pratiche e invece le ha favorite.
Ora che le ripercussioni sulla vita quotidiana di tutti noi sono tangibili pensiamo che un’opera di informazione, sensibilizzazione, denuncia e proposta su questo tema sia molto importante perché non è vero che l’economia e la finanzia sono una materia solo per tecnici. Dipende da come la spieghi: spiegare le cose con chiarezza e senza fare propaganda è parte integrante dei nostri propositi, è il primo modo per stimolare la cittadinanza attiva anche su temi erroneamente considerati solo per “iniziati”.
Con questo tipo di incontri ci proponiamo di aumentare la capacità dei cittadini, intesa come competenza sui temi che ci riguardano e possibilità di sviluppare pensieri e giudizi propri, di contrapporsi al potere prevaricante e omologante degli apparati sistemici siano essi politici o economici. Le Fabbriche di Nichi a Milano come a Bruxelles nascono per offrire un ambito di partecipazione e aggregazione sul territorio che faccia maturare le relazioni, le idee e le storie contribuendo a modificare il quadro politico consolidato con le esperienze di cittadinanza attiva e lo scambio delle risorse e delle conoscenze di ognuno. La nostra è una risposta di buona politica dal basso in contrapposizione alla deriva antipolitica, anzi è una proposta per partecipare alla costruzione di un’Italia migliore. Al momento le Fabbriche sono circa seicento, sparse in tutta Italia, ma anche all’estero, da Bruxelles al resto dell’Europa, fino agli USA ed al Sudamerica.
In cosa consiste questa proposta di legge?
La Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF) ha l’obiettivo di tassare la compravendita di prodotti finanziari di natura speculativa (Derivati, Futures, CDS …) introducendo una piccola aliquota sui valori venduti. È bene precisare che questa tassa non andrebbe a colpire i piccoli risparmiatori che prelevano al bancomat o fanno piccoli pagamenti, ma gli operatori finanziari che ogni giorno speculano in borsa. La TTF è ispirata alla ormai famosa “Tobin Tax”, ma invece di tassare gli scambi di valuta da Dollaro a Euro, Sterlina o Yen come proponeva James Tobin negli anni ‘70, la TTF punta a tassare le transazioni finanziarie dei prodotti finanziari.
Per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno di cui stiamo parlando, basta ricordare che, stando ai dati della Commissione dell’ Unione Europea, nel 2007 l’economia finanziaria era 73,5 volte l’economia reale e che ogni secondo avvengono qualcosa come 60 milioni di operazioni finanziarie gestite in automatico da dei computer (i cosiddetti “High Frequency Trading” o HFT). Questi enormi flussi di transazioni finanziarie generano profitti enormi totalmente slegati dall’economia reale.
Per capire come funzionerebbe la TTF, possiamo pensare che ogni volta che c’è una compravendita nell’economia reale si paga l’IVA, mentre la finanza non ha nessuna tassa simile. Ovviamente, non è possibile imporre l’IVA alle transazioni finanziarie, ma ridurre questa assurda disparità è doveroso, considerando la gravità della crisi che il mondo finanziario ha causato per tutti noi.
Nel Novembre 2011, la Commissione UE ha avanzato una prima proposta formalizzata ed ha ottenuto una mozione di sostegno votata a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo. Ora la proposta deve essere votata dal Consiglio Europeo, che deve decidere se approvarla e quali aliquote imporre tra quelle proposte dalla Commissione (tra 0,01% e 0,1%). I paesi membri devono decidere se inserire questa tassa nel nuovo quadro finanziario dell’UE che entrerà in vigore il 1 gennaio 2014 e durerà fino al 2020. In prima fila in questa battaglia ci sono 10 paesi, tra cui l’Italia, la Francia e la Germania. Dall’altra parte, l’ostilità più forte viene dalla Gran Bretagna e, ovviamente, dal mondo finanziario che ha a Londra il suo punto di riferimento. Al fine di evitare questa contrapposizione, la Commissione UE ha proposto il principio di residenza, ovvero che la TTF sia pagata in funzione di dove si trova l’operatore finanziario e non di dove avviene lo scambio: considerata l’alta concentrazione di operatori finanziari nella City, questo potrebbe essere un buon compromesso.
Il ricavato della TTF come potrebbe essere utilizzato ?
Il ricavato andrebbe all’ Unione Europea. Questo da un lato permetterebbe di finanziare azioni comunitarie di sostegno alla lotta alla povertà, di contrasto al cambiamento climatico, alla ricerca ed alla formazione; dall’altro ridurrebbe i finanziamenti che i paesi membri devono versare all’UE, rendendo le istituzioni europee più autonome e contribuendo a rafforzare l’Europa; anche per questo gli inglesi si oppongono. Poter ridurre i soldi che versano all’UE aiuterebbe i paesi membri a mettere a posto i conti pubblici, sia riducendo il deficit di bilancio, sia creando prospettive di investimenti per la ripresa economica (scuola, ricerca, politiche per il lavoro ed energie pulite) ed evitando di dover imporre ulteriori tagli alla spesa pubblica e nuove tasse ai cittadini.
La TTF non è la soluzione alla crisi, ma costituisce una misura concreta per iniziare a riportare la finanza al servizio dell’economia reale, liberando risorse che si potrebbero utilizzare per provvedimenti di maggiore equità sociale a favore della gente. Potrebbe essere una sorta di cavallo di Troia, utile per avanzare sulla strada della regolamentazione della finanza, ostacolando con efficacia il dannoso strapotere del casinò finanziario. Potrebbe porre con forza il tema centrale della redistribuzione della ricchezza e obbligare la finanza a pagare almeno una parte del costo della crisi. L’imposta migliorerebbe inoltre la tracciabilità dei flussi finanziari e consentirebbe di adottare controlli sui capitali in entrata e in uscita dai singoli paesi.
In che modo i cittadini possono attivarsi per fare pressione e per sostenere questa proposta di TTF ?
Molte associazioni della società civile italiana si sono coordinate a sostegno della proposta di introduzione della TTF e hanno promosso una campagna dal nome ZeroZeroCinque (www.zerozerocinque.it), che propone una TTF basata su un’aliquota dello 0,05%. La campagna è a sua volta collegata con analoghe campagne internazionali presenti in oltre 80 paesi nel mondo.
Per contatti e informazioni sulle attività della Fabbrica di Nichi di Milano: e-mail:
Per informazioni sulla Fabbrica di Bruxelles http://www.lafabbricadibruxelles.eu/
Per contatti con le altre Fabbriche. Sito nazionale: http://fabbrica.nichivendola.it/
Per vedere la presentazione dell’evento sulla TTF, clicca qui
(http://www.scribd.com/doc/97670031/FabbricaTTF-18-06-2012-gruppo) .