Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà. Lo stop al progetto è arrivato dal Consiglio dei Ministri che ha varato la legge di stabilità
Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà. Lo stop al progetto dell’opera faraonica è finalmente arrivato dal Consiglio dei Ministri che ha varato la legge di stabilità, una manovra da circa 12 miliardi di euro che prevede tagli e ristrutturazioni.
Per la “mancata realizzazione” del Ponte sullo Stretto di Messina lo Stato dovrà però pagare una penale di 300 milioni di euro, come si legge nella bozza del ddl stabilità. “Al Fondo per lo sviluppo e la coesione è assegnata una dotazione finanziaria aggiuntiva di 300 milioni di euro per l’anno 2013 per far fronte agli oneri derivanti dalla mancata realizzazione di interventi per i quali sussistano titoli giuridici perfezionati alla data di entrata in vigore della presente legge”.
È stato “finalmente archiviato il faraonico quanto inutile (e dannoso) progetto del Ponte sullo Stretto di Messina”. È quanto ha rilevato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza secondo cui il Governo ha fatto bene “a mettere la parola fine a questa farsa che non è servita ad altro che a sperperare i soldi pubblici”.
“Per bloccare questo sperpero, vista anche la penale di 300 milioni di euro da pagare per aver cancellato il progetto, si sciolga immediatamente la società Stretto di Messina, che pesa ancora sulle nostre tasche perché in attesa di scioglimento sin dal governo Prodi, e che altrimenti – conclude – rischiamo di dover finanziare anche in futuro”.
A chiedere la cancellazione della società Stretto di Messina sono anche FAI, Italia Nostra, MAN e WWF Italia che parlano di una “vittoria agrodolce” e chiedono una seria verifica sui 300 milioni di penalità. Secondo le associazioni infatti sarebbe “scandaloso” che la “non realizzazione” del ponte venisse a costare complessivamente 609 milioni di euro: 300 milioni di euro di penalità non dovute che si vanno ad aggiungere ai 26 milioni di euro per la realizzazione di 1.1 km di bretellina ferroviaria a Cannitello in Calabria e si agli oltre “283 milioni di euro che SDM SpA ha speso per il suo ‘funzionamento’ e in questi anni per studi improduttivi e progetti irrealizzabili”.
Della stessa posizione anche Luigi Sturniolo di No Ponte che annuncia che con la sua associazione continuerà a battersi affinché non vengano dati soldi alle società coinvolte:
“Dopo i 500 milioni già spesi negli anni per realizzare modellini e convegni, il Consiglio dei Ministri di ieri – afferma Sturniolo – ha previsto l’ultimo regalo da fare alle imprese. In perfetta continuità con i governi precedenti, vengono tolte risorse alle casse pubbliche per regalarle a imprese private che succhiano la linfa vitale dei territori senza restituire nulla se non devastazione e inquinamento”.
“La partita del Ponte sullo Stretto – continua Sturniolo – va chiusa, questo è chiaro. Bisogna chiudere il carrozzone inutile che corrisponde al nome di Stretto di Messina Spa. Bisogna cancellare il contratto con Eurolink, ma, ciò che è più importante, non bisogna riconoscere alcun debito e alcuna penale. Dovrebbero piuttosto essere risarciti il territorio e i cittadini per il maltolto e per essere rimasti ‘appesi’ per anni ad una prospettiva assolutamente impossibile. Quei 300 milioni destinati dal Consiglio dei Ministri a pagare la penale devono essere destinati ad avviare i cantieri che ci servono”.
Oltre ad essere molto costoso e altamente impattante per l’ambiente, il Ponte sullo Stretto non ha mai costituito una priorità per il Paese né per il Mezzogiorno, tuttora carente sul piano di infrastrutture basilari come ferrovie e strade. Per non parlare del dissesto idrogeologico che interessa molte zone del Sud e sul quale il WWF ha richiamato l’attenzione dell’esecutivo dopo le scosse di terremoto che si sono registrate nella notte tra il 28 e 29 settembre vicino a Scilla.
“Forse è giunto il momento – ha affermato in quell’occasione il WWF – che il Governo dei tecnici colga l’occasione per porre fine alla scandalosa ‘avventura’ del ponte sullo Stretto di Messina, utilizzando gli 8,5 miliardi di euro previsti per la sua costruzione per l’adeguamento antisismico delle aree metropolitane di Reggio Calabria e Messina e la messa in sicurezza del gravissimo dissesto idrogeologico, aggravato da un’estate di fuoco devastante”.