Erano in migliaia, oltre quattromila, i manifestanti provenienti da varie parti della Sicilia per partecipare alla manifestazione di sabato 6 ottobre 2012, a Niscemi contro il MUOS, il sistema di comunicazioni satellitari delle forze armate statunitensi.
Un corteo pacifico composto da cittadini comuni, comitati popolari spontanei, associazioni, organizzazioni ma anche studenti, famiglie con bambini che, accompagnati da pentole, casseruole, fischietti, striscioni e bandiere hanno attraversato le stradine di campagna del niscemese, per lunghi tratti decorate da filo spinato, reti ed antenne, per giungere a poche decine di metri dalla base militare americana in contrada Ulmo, protetta da un nutrito cordone di forze dell’ordine.
Il 6 Ottobre resterà una giornata memorabile per i siciliani e forse anche per l’intero paese, sebbene la eco della protesta NO MUOS sembra continuare a scaldare solo i cuori degli isolani e di pochi altri. Infatti poche ore prima della manifestazione nazionale giunge una notizia che scatena l’entusiasmo e la gioia dei manifestanti: la procura della Repubblica di Caltagirone ordina il sequestro preventivo degli impianti e dei cantieri nei quali si stanno costruendo le piattaforme dei MUOS per violazione delle leggi sull’ambiente. Sono cinque gli indagati per reati ambientali a seguito di questo provvedimento della magistratura che è la risultante di un’inchiesta avviata nel luglio del 2011 su esposto del comune di Niscemi e riguardante il piano militare statunitense all’interno della riserva naturale della Sugherata di Niscemi, sito di interesse comunitario (SIC), dove vige l’inedificabilità assoluta.
Una svolta e un filo di luce che si intravede sul buio, in fondo al tunnel. La problematica dell’ecomostro MUOS non riguarda inoltre solo l’ambiente ma anche la salute, la guerra, l’affarismo e la mafia; è insomma una faccenda intorno alla quale ruotano tanti altri interessi e tante stranezze e ciò lascia presagire che, a partire dalla giornata del 6 ottobre, potrebbero venire fuori altre ipotesi di reato nel corso dei prossimi mesi.
La manifestazione si erge così, come raramente accade nella storia del nostro paese, a momento di festa condivisa tra la cittadinanza, i comitati locali, sempre vigili, caparbi e determinati contro il MUOS e alcune amministrazioni locali che da tempo stanno portando avanti presso le autorità competenti le istanze, i sospetti e le preoccupazioni della gente sulla militarizzazione del territorio. Un raro ritorno a situazioni di conformità, paradossalmente divenute eccezioni, in cui fare politica si traduce nel governare per il benessere della popolazione e per la cosa pubblica.
Una marcia trionfante, dunque, quella dello scorso sabato che oltre al sapore di una prima importante vittoria sembra rappresentare l’inizio di un nuovo inizio, una nuova via per l’isola ma anche, simbolicamente, per il resto del paese. Il successo di una lotta condotta pacificamente che trova le sue fondamenta nella conoscenza, nella consapevolezza e nel fare rete contro i poteri forti che non sono più invincibili quando si uniscono le forze sane e buone del belpaese.
Un primo segnale positivo che non può e non deve passare inosservato presso le istituzioni italiane. Uno schiaffo per il Governo della Regione Siciliana, protagonista in negativo dell’intera vicenda per il fatto di avere dato parere positivo alla costruzione del MUOS in aree inedificabili; un altro schiaffo per i silenziosi ed inerti Governi nazionali succedutisi negli ultimi anni che hanno fatto orecchie da mercante e che non si sono mai occupati né preoccupati di una faccenda dalle forti implicazioni nazionali ed internazionali oltre quelle squisitamente locali.
I palazzi di Palermo e quelli di Roma, complici a livelli differenti, di affarismo e di silenzio si dimostrano ancora una volta spiazzati da azioni congiunte portate avanti da cittadini e amministratori locali che chiedono verità e giustizia e dalla magistratura. In questo paese si può e si deve davvero contare solo sulla magistratura per salvaguardare nel concreto il bene collettivo?
Abbiamo raggiunto Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore, tra i maggiori conoscitori della vicenda, chiedendogli un commento a caldo:
Questa vittoria è il coronamento di una lunga battaglia imbavagliata mediaticamente? Vince la forza di una paziente e caparbia cittadinanza attiva?
“Sì c’è soddisfazione in generale. La richiesta d’intervento della magistratura per le autorizzazioni e la modalità con cui sono stati condotti i lavori è stata sollecitata più volte dai comitati, dai sindaci e dall’intero movimento, ma si tratta solo di una prima tappa. La decisione è meramente politica e non potrà essere assunta o delegata ai magistrati”.
Il sequestro rappresenta dunque un primo segnale. Come pensi che possa proseguire la battaglia NO MUOS sulla base di questo risultato importante e che dà speranza e fiducia?
“Bisogna ampliare la protesta, informare non solo in Sicilia e rendere di rilevanza nazionale l’intera questione. Bisogna porre un ultimatum al governo: o la revoca delle autorizzazioni e la richiesta ai militari USA di smantellare quanto montato oppure passare a una campagna di disobbedienza civile”.
In questo giorno di affermazione, guardiamo ed elogiamo la società civile e zoomiamo sulla mobilitazione partecipata, incessante di una popolazione sveglia, presente ed attiva sul territorio che ha forse lasciato la prima impronta di cambiamento culturale reale in Sicilia; un cambiamento che può creare un precedente dalla valenza rilevante non solo in merito al MUOS e alla militarizzazione della Sicilia, ma, più in generale, anche per le numerose criticità che affliggono l’isola del sole.