Con 13 voti a favore e due contrari, la Corte Suprema di giustizia dell’Honduras ha dichiarato incostituzionale il decreto sulle cosiddette ‘Regioni speciali di sviluppo’ (Red) che avrebbero permesso la creazione di ‘città private’, con leggi e autorità proprie. Un progetto fortemente voluto dal presidente del Congresso e candidato presidenziale Juan Orlando Hernández, che aveva attratto gli interessi di un gruppo di investitori statunitensi, pronti a dare il via al loro sviluppo.
Fin dall’approvazione della legge applicativa del decreto, nel gennaio 2011, le Red avevano suscitato forti polemiche, senza tuttavia fermare il governo. Per Octavio Sánchez, capo di gabinetto del presidente Porfirio Lobo – succeduto a Manuel Zelaya, deposto con un golpe nel 2009 – avrebbero risposto “alla necessità di offrire una terza via di sviluppo, creando da zero regioni dove applicare le migliori pratiche mondiali su problemi che l’Honduras ha bisogno di risolvere come sanità, giustizia, istruzione e sicurezza”.
Il plenum del massimo tribunale ha osservato invece che “gli attesi investimenti stranieri implicherebbero per lo Stato cedere il territorio nazionale, cosa espressamente proibita dalla Costituzione”; la costruzione delle Red equivarrebbe a “privatizzare lo Stato, portando alla sua scomparsa per dare spazio a una grande corporazione”.
Per il deputato Ebal Díaz, sostenitore delle Red, il verdetto “dimostra che questo paese non è preparato ai grandi investimenti e che occorre riformare la Costituzione”. Il Consiglio honduregno dell’impresa privata “auspicava di creare una Singapore delle Americhe” ha detto la presidente Aline Flores, difendendo le Red come “un’opportunità per lo sviluppo accelerato sopratttto in zone senza infrastrutture”.