La Shell ha cancellato i piani di trivellazione nell’Artico di quest’anno. Dopo sette anni e quasi 5 miliardi di dollari investiti, Shell torna a casa a mani vuote e con una reputazione rovinata.
Gli investitori devono chiedersi ora se il gioco vale la candela: investire ingenti somme di denaro per sfruttare l’Artico, un ambiente fragile e prezioso per l’intero pianeta, non sembra un buon affare.
“I ghiacci dell’Artico hanno una funzione fondamentale nella stabilizzazione del clima del Pianeta: riflettendo i raggi solari diminuiscono l’aumento della temperatura. Il loro scioglimento implica una modifica del clima globale”, dichiara Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace.
“Il passo indietro di Shell è una buona notizia, ma ora bisogna creare un santuario globale nell’area disabitata che circonda il Polo Nord, bandire le trivellazioni petrolifere e la pesca non sostenibile nel resto dell’Artico”.
Da giugno 2012 oltre un milione e 800 mila persone hanno firmato la petizione per difendere l’Artico sul sito della campagna: www.savethearctic.org
Il disgelo annuale del ghiaccio artico sta raggiunto il livello più basso registrato dal controllo via satellite iniziato nel 1979. A giorni gli scienziati del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) statunitense annunceranno il nuovo record dello scioglimento dei ghiacci artici, un primato di cui faremmo volentieri a meno.