La giornalista giapponese Mika Yamamoto, corrispondente dell’agenzia di stampa Japan Press, è rimasta uccisa il 20 agosto, durante un servizio sugli scontri tra l’esercito siriano e i ribelli nel quartiere di Suleiman Halabi, ad est di Aleppo. La notizia è stata confermata dal ministero degli affari esteri giapponese. Il corpo è stato trasferito in Turchia.
Kazutaka Sato, un collega della giornalista presente al momento dell’incidente, ha dichiarato alla televisione giapponese NTV di essersi trovati in mezzo ad un conflitto a fuoco e di essere incappati su “soldati in tenuta da combattimento”. “Il primo portava un elmetto, ed ho subito pensato a truppe governative” ha raccontato. “Ho detto (a Mika Yamamoto) di correre. In quel momento, hanno cominciato a sparare. Dovevamo essere a meno di venti o trenta metri. Abbiamo cominciato a correre disperdendoci. Non ho più visto Yamamoto, in seguito mi hanno detto di andare all’ospedale. E lì ho trovato il suo corpo”.

Secondo un’altra catena televisiva nipponica, la TBS, Kazutaka Sato avrebbe aggiunto che la sua collega era stata colpita al collo.

Reporter sans frontières esprime le sue più sentite condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Mika Yamamoto. Questa giornalista quarantacinquenne era una reporter molto esperta, abituata agli ambienti più ostili. La sua morte ci ricorda che la Siria è il paese più a rischio per i giornalisti.

Mika Yamamoto è la quinta giornalista straniera a rimanere uccisa dall’inizio del conflitto in Siria, dopo Gilles Jacquier, giornalista francese di France 2, ucciso l’11 gennaio 2011 a Homs, il fotografo francese Remy Ochlik e la giornalista americana del Sunday Times Marie Colvin uccisi il 22 febbraio 2012 a Bab Amru, e Ali Chaabane, giornalista libanese del canale Al-Jadeed, ucciso il 9 aprile 2012. Il giornalista americano del New York Time Anthony Shahid era a sua volta caduto il 16 febbraio scorso per una crisi d’asma durante un reportage clandestino in Siria.
Reporters sans frontières ricorda che complessivamente quasi una trentina tra giornalisti e cittadini-reporter hanno trovato la morte dall’inizio del conflitto.
Il direttore della comunicazione del gruppo proprietario del canale televisivo Al Hurra, il Middle East Broadcasting Networks, ha inoltre annunciato di aver perso i contatti con due dei propri giornalisti il 20 agosto. Il reporter palestinese Bashar Fahmi e il suo cameraman turco Cuneyt Unal si trovavano con la giornalista giapponese.In un video pubblicato dall’Armata libera siriana si dice che i due sarebbero stati rapiti dall’esercito siriano il 20 agosto ad Aleppo.

 

Traduzione di Giuseppina Vecchia