ALER: Fernando Lugo, benvenuto a ALER via Satellite. Buongiorno.
– Buongiorno a voi, è un piacere essere qui, saluto tutti coloro che ci ascoltano dai quattro angoli dell’America Latina.
ALER: Signor Presidente, prima di tutto vorrei chiederle quali sono le sue sensazioni a distanza di due settimane da quelle 48 ore indimenticabili e terribili per l’America Latina?
– Bene, come ho già detto in varie occasioni, con il colpo di stato parlamentare accaduto il 22 giugno scorso ha perso il Paraguay, si bloccato un processo democratico, ha perso la nostra regione e l’intera America Latina come ha dichiarato la stessa UNASUR, l’ Unione delle Nazioni Sudamericane. Tra l’altro, in un paese nel quale non abbiamo la tradizione democratica che hanno altre nazioni ed è per questo veramente doloroso, doloroso per le persone che credevano in questo processo e che si sentono tradite nella loro volontà popolare, avendo legittimamente eletto il loro presidente quello storico 20 aprile del 2008.
ALER: Si aspettava questa reazione da parte del popolo paraguaiano? Qual è la sua lettura rispetto ai movimenti che sono nati?
– Ebbene, sono rimasto piacevolmente sorpreso come ho detto in altre interviste. Credo che come mai prima le manifestazioni contro il colpo di stato abbiano testimoniato la volontà del paese a favore della democratizzazione del Paraguay. Il nostro è un paese piccolo, come l’Ecuador, con 17 province; in 14 di queste la gente ha protestato contro il colpo di stato, con ben 40 manifestazioni simultaneamente. Non era mai successo prima. Al massimo c’erano stati 14/15 blocchi stradali durante manifestazioni di solidarietà, ma mai un record di partecipazione come nel giorno successivo al colpo di stato quando in 40 luoghi diversi la gente ha mostrato la sua indignazione di fronte a quanto accaduto in quel venerdì nero per la politica paraguaiana in cui è emersa una grande coscienza civile con uno spirito politico critico nei confronti del colpo di stato.
ALER: E’ inevitabile pensare al venerdì antecedente quel venerdì nero. Ci sarebbe stato il colpo di stato se durante gli scontri fra polizia e contadini (di Curuguaty) non ci fossero stati dei morti ?
– Io credo di sì, credo che la candidatura di Fernando Lugo è stata scomoda per qualcuno fin dall’inizio. Hanno provato in ogni modo a impedire la mia elezione. In campagna elettorale hanno detto di tutto. Che non ero cittadino paraguaiano, che essendo un membro della Chiesa non potevo essere eletto, che ero un membro delle Farc e che ero stato coinvolto in sequestri di persona… Si sono raccontate un sacco di menzogne, incluso che avrei usato il denaro dei contadini e che avrei sfruttato l’altare e per fare campagna elettorale. Ah quante ne hanno dette… E lo stesso dopo la mia elezione. C’è un rapporto di una delle ambasciate più importanti del paese dove si afferma che dal 2009 per ben 23 volte nel Parlamento Nazionale si è parlato di un giudizio politico su Fernando Lugo. Questo dimostra che il motivo non ha niente a che vedere con quanto accaduto in occasione di quegli scontri né con il fatto che io abbia firmato un atto democratico, cioè i due principali punti dell’accusa. Queste sono motivazioni infantili che non hanno ragione di esistere e che non hanno un peso politico. Il fatto è che la classe politica tradizionale e conservatrice si è accordata per destituire un presidente eletto legittimamente.
ALER: Lugo, lei viene da un ambiente ecclesiastico e l’immagine che in molti si sono fatti durante quelle 48 ore terribili è stata simile a quella di Gesù che si consegna, che non reagisce. Lei ha pensato qualcosa del genere?
– Io non posso negare la mia formazione cristiana, pastorale, teologia, il mio percorso spirituale certamente pesa molto in me, mi dà costante serenità e la capacità di meditare, di pregare di fronte alle piccole e grandi decisioni della vita politica nazionale, in qualche modo è il mio carattere, che deriva dalla mia formazione con la quale convivo in ogni momento della mia vita e che non posso rinnegare. Per 23 anni ho esercitato il ministero pastorale nella chiesa cattolica, questo non si butta via in un giorno. Io credo che in qualche modo le due immagini, quella di Gesu’ sofferente nel venerdì santo e il venerdì nero della politica paraguaiana coincidano. Abbiamo resistito con molta serenità ma anche con molta forza, non ci hanno ferito con l’ingiustizia che hanno fatto e non solamente nei miei confronti perchè qui non si è punito Ferdando Lugo ma l’intera politica paraguaiana, si è punito il processo di cambiamento e i benefici che abbiamo portato ai più deboli i contadini, gli emarginati, coloro che hanno rappresentato una priorità di questo governo dal 2008 al 2011.
ALER: Lugo lei sa che ALER è una rete molto grande in America Latina, possiede 500 emittenti con coordinatori in varie parti del nostro grande paese. Abbiamo adesso l’opportunità di collegarci con la coordinatrice dei Radio Popular in Ecuador, la giornalista Sandi Chaves. Sandi, il Presidente ti sta ascoltando.
-Sandi: Presidente Lugo saluti dall’Ecuador dalla coordinatrice di Radio Popular. La nostra domanda è: quale sarà il suo futuro politico? Dicono che potrebbe candidarsi come senatore più forte della sinistra. Grazie
– Dunque, ne stiamo parlando in questo momento perché questo colpo di stato parlamentare ci ha un po’ frenato nel nostro cammino di costruzione di una democrazia forte qui in Paraguay. E pensiamo che in questo momento ci sia molto fervore nel nostro paese, nei movimenti sociali, nei partiti di sinistra, nel fronte Guazu, negli indignati, proprio sul tema delle elezioni 2013 e sul candidato. Si parla molto del fatto che potrei capeggiare la lista di senatori nel 2013; è una questione che stiamo analizzando serenamente, ne stiamo discutendo e nel corso delle prossime settimane si deciderà quale sarà il futuro politico di Fernando Lugo.
ALER: Molte grazie Sandi. Presidente, a proposito delle sanzioni di Mercosur e Unasur; i funzionari; prima della riunione a Mendoza, in Argentina, avevano manifestato il loro fastidio così come il loro appoggio, tuttavia è rimasta la sensazione che le sanzioni fossero lievi, lei si aspettava queste sanzioni?
– Io non credo che siano state così leggere. Qui si vuole dare l’impressione che non sia successo niente, i mezzi di comunicazione dicono che tutte le istituzioni stanno regolarmente funzionando, che non c’è l’esercito per le strade e che Fernando Lugo gode di tutte le sue libertà. E’ vero, ma qui si è bloccato un processo democratico, gli organismi, le istituzioni democratiche sono state annullate, c’è un governo di fatto, un governo golpista che si è istallato il 23 giugno e di fronte a tutto ciò la cittadinanza sta continuando a manifestare il proprio dissenso e la propria indignazione. Per questo crediamo che la sanzione di esclusione del Paraguay dal MERCOSUR sia una sanzione politica. Io faccio sempre la seguente riflessione: come è possibile che qui, con la complicità dei media e dei portavoce del governo di fatto, si finga che non sia successo niente, che si è trattato di una semplice transizione un cambio di governo, quando ci sono delle sanzioni da parte di UNASUR e MERCOSUR, quando c’è stata la riunione straordinaria della OEA. Se non fosse accaduto niente, nemmeno questi eventi politici sarebbero accaduti.
ALER: Parlando della OEA, l’Organizzazione degli Stati Americani, che cosa spera riguardo al rapporto che presenteranno la settimana prossima?
– Bene, lunedì prossimo il signor Inzulsa presenterà il rapporto all’Assemblea della OEA. Io credo che siano ben informati e spero che i paesi membri della OEA tengano una posizione abbastanza chiara su ciò che è accaduto qui, che è molto simile al colpo di stato accaduto tre anni fa in Honduras. Credo che con serenità e fermezza i membri della OEA si pronunceranno nei confronti di quello che è stato un colpo di stato parlamentare avvenuto il 22 giugno scorso.
ALER: Lugo, proseguiamo con il collegamento con un’altra emittente di ALER. Siamo in contatto con il Forum Argentino delle Radio Comunitarie. Pepe Frutos ci sei? Il Presidente ti ascolta.
– Buona sera, è un grande piacere partecipare a questa intervista. Da qui esprimiamo il nostro dissenso al colpo di stato che ha subito il Presidente Lugo e guardiamo con molta apprensione a ciò che sta accadendo in Paraguay. La nostra domanda è la seguente: che cosa ha imparato da questa esperienza terminata con la sua destituzione? Qual è la lezione sia per le forze popolari del Paraguay che per i governi popolari di tutta l’America Latina?
– Prima di tutto credo che la grande lezione è che si debba continuare a coltivare il potere facendone uso per tutelare i più deboli dentro un ambito di consenso di una linea democratica. Credo che la rottura del processo democratico in Paraguay lasci una grande lezione che dimostra come ancora ci siano delle forze antidemocratiche e fasciste in America Latina, che cercano di opporsi alla democratizzazione. Quando ci riunivamo all’UNASUR eravamo fieri del buon momento che viveva la democrazia, del fatto che sembrava non ci fossero ombre antidemocratiche sui nostri paesi, del fatto che tutti i presidenti fossero stati eletti tramite elezioni legittime e trasparenti; invece queste ombre nere ci sono ancora e non operano come all’epoca in cui i militari entravano nelle strade con i carri armati, seminando sangue e morte. Oggi giorno i colpi di stato sono molto più raffinati, concepiti in laboratorio e eseguiti rapidamente, per espresso, come accaduto qui in Paraguay.
Scusatemi ma ora sono in linea con i compagni cileni con i quali ho un appuntamento, vi ringrazio per l’opportunità.
ALER: grazie Presidente. Avevamo 15 minuti programmati, abbiamo potuto rivolgere al Presidente le domande più importanti anche se c’è ancora molto da discutere (…) Agli amici e amiche dell’America Latina, a tutte le emittenti che ci hanno ascoltato, grazie, è stato un grande piacere.
(Equipe tecnica di questa intervista realizzata da Contacto Sur/ALER: Eliana Estrella coordinatrice, gruppo di produzione e stampa, intervistatore Walter Carriqueo)
Trascrizione di Cristina Obedor
Traduzione di Eleonora Albini