Qui la traduzione di Google Translation del documento originale in portoghese[http://cupuladospovos.org.br/2012/06/declaracao-final-da-cupula-dos-povos-na-rio20-2/](http://cupuladospovos.org.br/2012/06/declaracao-final-da-cupula-dos-povos-na-rio20-2/)

Le sintesi integrano e completano questo documento, frutto delle persone, dei movimenti e delle organizzazioni che convergono e rafforzano il loro impegno nel costruire alternative nei loro territori, regioni e paesi di tutto il mondo.

**Dichiarazione Finale**

La Conferenza dei Popoli a Rio+20 per la Giustizia Sociale e Ambientale in difesa dei beni comuni e contro la mercificazione della vita.

Movimenti social e popolari, sindacati, cittadini e organizzazioni di ambientalisti provenienti da tutto il mondo hanno partecipato alla Conferenza dei Popoli tenutasi parallelamente a Rio+20 per presentare le loro idee su Giustizia Sociale e Ambientale.

Si sono accampati nelle tende, hanno creato una mobilitazione di massa, hanno discusso durante le assemblee della costruzione di alternative valide con la consapevolezza che siamo soggetti di una relazione tra esseri umani e uomo e natura, affrontando la sfida urgente di dover sviluppare nella nostra società nuovi paradigmi in alternativa al capitalismo.

La Conferenza dei Popoli è il simbolo di un nuovo ciclo nell’impegno globale che produce una convergenza nuova tra associazioni femminili, movimenti indigeni, comunità di giovani, contadini, religioni di tutto il mondo. I meeting, le manifestazioni e la grande marcia dei Popoli sono stati i momenti di massima espressione di questa iniziativa.

Le istituzioni finanziarie, le coalizioni del sistema finanziario stesso, le associazioni corporative del G8/G20 e la maggior parte dei governi hanno dimostrato irresponsabilità nei confronti del futuro di questo pianeta e dell’umanità promuovendo gli interessi particolari delle lobby durante la conferenza ufficiale. In alternativa, le forza dei dibattiti e delle manifestazione alla Conferenza dei Popoli, ha rafforzato la nostra convinzione che la gente, se organizzata e mobilitata, può liberare il mondo dal controllo delle corporazioni e della finanza.

20 anni fa il Global Forum, tenutosi come oggi nel Parco Flamengo, aveva denunciato i rischi del neoliberismo e della privatizzazione rispetto all’umanità e all’ambiente. Oggi, oltre a confermare la nostra analisi, possiamo dire che sono stati riconosciuti diversi fallimenti rispetto alla questione dei diritti umani. Rio+20 replica le medesime false soluzioni presentate dagli stessi responsabili che hanno causato la crisi globale. Mentre la crisi avanza, più numerose sono le multinazionali che si muovono in conflitto con i diritti umani, la natura e la democrazia, saccheggiando i beni comuni con l’unico scopo di salvaguardare il sistema economico e finanziario.

Le voci della Conferenza dei Popoli denunciano le reali cause strutturali della crisi globale, che risiedono nel sistema capitalistico patriarcale, nel razzismo e l’omofobia.
Le multinazionali continuano impunemente a commettere i loro crimini con violazioni sistematiche dei diritti dell’uomo e della natura. Aumentano i loro interessi attraverso la militarizzazione e la criminalizzazione delle associazioni e dei movimenti sociali promuovendo la deterritorializzazione nelle città e nelle aree rurali.

La conferenza denuncia il debito ambientale che danneggia principalmente i popoli oppressi del mondo e che dovrebbe essere assunto dai paesi altamente industrializzati che in fondo sono proprio quelli che hanno causato la situazione attuale.
Il capitalismo porta ad una perdita di controllo sociale di democrazia e di risorse naturali che continuano ad essere privatizzate trasformando i diritti in merce e limitando l’accesso delle persone ai servizi e alle risorse necessarie per la sopravvivenza.

La cosiddetta “green economy” altro non è che un termine finanziario per descrivere la fase attuale del capitalismo; fa uso di meccanismi vecchi e nuovi come quello di aumentare il debito, esasperare al massimo il consumismo, il possesso e la concentrazione di nuove tecnologie, lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali in genere.
L’alternativa sta nelle persone, nella nostra storia, la nostra cultura e la conoscenza di sistemi e pratiche produttive che dobbiamo mantenere, evolvendoci per raggiungere un sistema di sviluppo contro-egemone.
La difesa degli spazi pubblici nelle città con un controllo democratico e una partecipazione popolare, una economia inclusiva e cooperativa, sovranità del cibo, un nuovo paradigma di produzione, distribuzione e consumo, un cambiamento nella matrice energetica, sono esempi di alternative concrete all’odierno sistema.

La tutela dei beni comuni è garantita da una serie di diritti dell’uomo e della natura, dalla solidarietà e il rispetto della diversità per esempio la difesa del “Vivere Bene” come modello per vivere in armonia con la natura che presuppone una equa transizione da costruire con i lavoratori e i cittadini.

Chiediamo una transizione giusta che implichi l’espansione del concetto di lavoro, il riconoscimento del lavoro delle donne e equilibrio tra produzione e riproduzione. Chiediamo la liberà di organizzazione e il diritto alla contrattazione collettiva, l’istituzione di un ampio network per il welfare sociale inteso come diritto dell’uomo e politiche che assicurino condizioni lavorative dignitose per tutti.

Riteniamo che il movimento femminile possa rappresentare un modo per costruire equità e giustizia, reclamiamo l’autonomia delle donne sul proprio corpo e la propria sessualità e il diritto a vivere una vita senza violenza. Riaffermiamo l’urgenza di una giusta distribuzione della ricchezza, così come della lotta al razzismo e ai genocidi, e il diritto alla terra, ai beni comuni come l’acqua, l’istruzione, la cultura, la libertà di espressione e la democratizzazione dei media.
Il rafforzamento di economie locali e il diritto alla terra delle comunità come mezzo per costruire economie vitali, l’autosussistenza, la solidarietà, componenti fondamentali per la tenuta dell’ecosistema. Il rispetto della biodiversità unita alla diversità culturale come base per una società fondata su nuovi paradigmi.

La gente vuole essere libera di decidere come gestire i beni comuni e l’energia e controllare la produzione in modo democratico. Un nuovo modello energetico si basa sulla decentralizzazione delle energie rinnovabili dalle corporazioni alla società civile.
La trasformazione sociale richiede azione, collaborazione e programmi, la resistenza contro il potere egemone e un’alternativa al sistema capitalistico che si ritrova in ogni angolo del pianeta. I processi sociali raccolti dalle organizzazioni e dai movimenti in occasione della Conferenza dei Popoli, riguardano i seguenti temi e le seguenti sfide da affrontare:

– militarizzazione degli stati e dei territori;

– criminalizzazione dei movimenti e delle associazioni;

– violenza contro le donne;

– violenza nei confronti della diversità sessuale;

– grandi multinazionali;

– imposizione di pagamenti ingiusti di debiti;

– garanzia dei diritti dei cittadini alla terra e alle aree rurali e urbane;

– rispetto dei principi della Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni e tribali;

– la sovranità alimentare per la salute dell’uomo, contro gli OGM e gli agenti pesticidi;

– garanzia dei diritti dell’uomo;

– solidarietà tra persone e paesi specialmente quelli minacciati da poteri militari e da colpi di stato istituzionali come quello che sta avvenendo oggi in Paraguay;

– sovranità delle persone nei confronti dei beni comuni e non mercificazione delle risorse;

– cambiamento del modello energetico corrente;

– democratizzazione dei media;

– istituzione del debito storico e ambientale;

– istituzione della GIORNATA MONDIALE DI SCIOPERO GENERALE

Torniamo nel nostro paese, alle nostre terre, per costruire una nuova consapevolezza per resistere contro il capitalismo dilagante e rinnovare i metodi di produzione.

Rio de Janeiro, 15/22 Giugno 2012.
Peoples’ Summit for Social and Environmental Justice in defense of the commons, against the commodification of life.

Tradotto da Eleonora Albini