Il neo-costituito Fronte nazionale per la difesa della democrazia – creato lo scorso sabato – ha annunciato marce e proteste che si stanno effettivamente tenendo in diverse zone del paese.

Un rappresentante del Fronte, Ricardo Canese, è stato contemporaneamente incaricato di recarsi in Argentina per riferire alle organizzazioni sociali, politiche e ai governi del Mercosur e dell’Unasur – entrambe istituzioni regionali – “della resistenza civile che si sta tenendo in Paraguay” e chiedere collaborazione al fine di “riportare la democrazia e garantire il ritorno del presidente Lugo al potere”.

Ieri, l’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha a sua volta stabilito di inviare una delegazione in Paraguay per verificare la situazione. A capo della delegazione ci sarà José Miguel Insulza, segretario generale dell’Osa.

Capace di porre fine a oltre 60 anni di egemonia conservatrice grazie a un’alleanza di orientamento progressista e sociale, Lugo ha dovuto far fronte a una crescente opposizione in parlamento. Venerdì è stato destituito con l’accusa di non aver saputo gestire un conflitto terriero sfociato in scontri armati nella provincia orientale di Curuguaty, un episodio drammatico ma almeno in apparenza minore. Il suo posto è stato preso dal vice-presidente Federico Franco con l’avallo della classe imprenditoriale e degli industriali.

Secondo diversi osservatori e la stessa società civile paraguayana, dietro le ultime vicende potrebbero celarsi grossi interessi economici messi in discussione da Lugo e riconducibili sia a potentati locali che a società e multinazionali attive in Paraguay.