Innanzitutto bisogna evidenziare la presenza di una predisposizione genetica, familiare e costituzionale.
Se i vostri genitori sono diabetici o hanno una alta pressione sanguigna, per esempio, anche voi avrete la tendenza a sviluppare queste malattie dopo la mezza età.
Anche se ora state benissimo e avete zuccheri del sangue normali e una pressione bassa.
Se siete daltonici, probabilmente, è stato daltonico anche il vostro nonno o il bisnonno materno.
Se i vostri familiari hanno lo stomaco debole, facilmente l’apparato digestivo, ogni tanto, vi darà qualche disturbo o tenderà a crearvelo in futuro.
Conoscere la salute dei propri avi significa poter prevedere e provvedere, ricorrendo ai ripari e
trovando le soluzioni più adatte a scongiurare questi eventi.
Se non siete diabetici, ma lo erano i vostri genitori, potreste già adattarvi a una dieta povera di zuccheri e a impedirvi una vita troppo sedentaria, evitando in tal modo di ammalarvi in futuro e dover ricorrere a stratagemmi più onerosi oltre che ai farmaci.
Dovete sempre ricordare che l’antico termine greco per “farmaco” significa anche “veleno” e non esistono rimedi chimici o anche naturali privi di effetti collaterali.
Quando un medico vi prescrive una medicina ha, quindi, già calcolato che, statisticamente, il danno che vi creerà sarà comunque inferiore al danno che subirete se non assumerete quella medicina.
Solo una corretta prevenzione, creata da una alimentazione e uno stile d vita adeguati, vi aiuterà a non dover ricorrere a rimedi più o meno tossici in futuro o il meno possibile.
Esistono, poi, i fattori acquisiti dall’ambiente e legati al vostro stile di vita.
I traumi possono colpirvi quando meno ve lo aspettate, persino se siete tranquilli e fermi in automobile davanti a un semaforo rosso e venite tamponati. I virus, i batteri, i funghi o i protozoi possono essere inoculati nel vostro organismo in qualunque momento e se le vostre difese immunitarie verranno superate, essi potranno svilupparsi e ledere i vostri organi.
Se fumate più di 10 sigarette al giorno avrete probabilmente problemi respiratori, cardiaci e oculari. Il tipo di alimentazione, la vita sedentaria, il clima in cui vivete, l’inquinamento atmosferico, le abitudini che vi siete creati, potranno determinare fenomeni allergici, degenerazioni croniche o favorire l’insorgenza più o meno rapida di eventi patologici i più diversi fra cui i tumori.
Le forme asmatiche bronchiali sono rare nei bambini che vivono in ambienti dall’aria pura mentre sono molto comuni nelle città più congestionate.
E, infine, esistono i fattori psichici. Quei disagi acuti o cronici, consci o inconsci, che sottolineano la nostra vita e favoriscono l’insorgenza di squilibri e poi di patologie a carico di tutto l’organismo.
Avremo problemi di deglutizione quando non riusciremo a “mandare giù” qualcosa che ci sta capitando nel nostro lavoro oppure sentiremo un affanno al muscolo cardiaco quando subiremo preoccupazioni o problemi “di cuore” cioè legati al sentimento non corrisposto o all’abbandono della persona amata o a una famiglia in disfacimento.
Nella realtà quotidiana tutte queste cause non si escludono affatto a vicenda ma anzi colludono ad alterare l’equilibrio del nostro organismo.
Per esempio le componenti psicologiche possono essere secondarie, cioè susseguenti, a una diagnosi nefasta che ci viene propinata brutalmente, per cui subiremo ansia o depressione.
Ma può succedere anche l’incontrario, ovvero una condizione di stress cronico può essere l’elemento scatenante una condizione di cattiva digestione in un soggetto predisposto.
Inoltre uno stato di malessere generale per motivi familiari crea una riduzione delle nostre difese anticorpali e possiamo cadere vittime più facilmente di episodi influenzali ricorrenti, ecc.
Quando ci troviamo di fronte a un malato, allora, dobbiamo ipotizzare sempre la presenza di tre radici che interagiscono fra loro: la componente genetico-familiare, quella acquisita e quella psichica.
In certi casi potrà essere dominante la componente ereditaria, come nell’emofilia, in altre la componente acquisita come nel tumore al polmone dei fumatori, in altre la componente psichica come nella maggior parte delle malattie dermatologiche.
Comunque possiamo sempre verificare, nella clinica, la compresenza delle tre radici.
La stessa malattia, per esempio l’ipertensione arteriosa, potrà essere tipicamente ereditaria in certi soggetti, acquisita per malattie renali in altri, ovvero di origine psicosomatica in altri ancora.
Se vogliamo, quindi, affrontare una malattia in modo completo, dovremo sempre cercare di tenere presenti queste tre radici perché bisogna cercare di individuarle e disinnescarle nei limiti del possibile.
Di fronte a una malattia prettamente ereditaria come certe degenerazioni maculari giovanili, le nostre armi risultano oggi decisamente spuntate anche se in futuro, mediante l’ingegneria genetica saremo in grado, sostituendo i geni anomali, di riparare i danni. E quindi dobbiamo accontentarci di sostenere psicologicamente il soggetto e cercare terapie palliative per ritardare gli effetti e impedire le complicazioni. Di fronte a un trauma acquisito improvviso potremo solo rimediare agli eventi e valutare quali sono state le predisposizioni psicologiche e organiche che hanno favorito l’incidente onde prevenire successivi eventi. Di fronte a una sindrome ansiosa, dobbiamo affrontare il problema specifico senza dimenticare però le problematiche familiari-ereditarie e quelle organiche che possono aver favorito la condizione psichica.
Insomma tre radici della malattia impongono da parte dei curanti anche una triplice visione del problema, una visione in profondità, stereoscopica, a più dimensioni, anche se talvolta una sola delle radici sarà quella dominante.
Purtroppo, oggi la componente genetico- familiare è quella che meno può essere affrontata.
Naturalmente, possiamo ipotizzare una serie di eventi e mettere in atto tutte le nostre capacità di prevenzione, per esempio curare con un occhio di riguardo l’alimentazione dei soggetti che hanno almeno un genitore diabetico, oppure far dormire il bambino, figlio di genitori allergici alle polveri da acaro, in ambienti “monastici” cioè in stanza da letto prive di tappeti, peluche, carte, libri o comunque oggetti che possano fare da ricettacolo alle polveri. Ma la nostra azione terapeutica non può, oggi, spingersi oltre.
Le componenti organiche, invece, sono validamente affrontate dalla medicina e dalla chirurgia moderna, sia a livello terapeutico, per esempio l’uso degli antibiotici per sgominare le otiti batteriche o le sempre più specifiche cure dei tumori, sia nella capacità di indicare i fattori di rischio che devono essere eliminati (alimentazione ricca di grassi saturi, vita sedentaria, fumo, inquinamento atmosferico, esposizione a sostanze cancerogene, ecc.) e tali processi debbono essere naturalmente, sempre seguiti e migliorati.
Le componenti psicologiche sono sempre state un po’ trascurate.
Sia per la preparazione prettamente organicista dei medici sia per l’oggettiva difficoltà di affrontare tematiche che non sono possibili da sciogliere con le classiche verifiche scientifiche in doppio cieco. (1)
Eppure dagli anni settanta è stata ormai ampiamente codificata in ambito scientifico la psiconeuroimmunoendocrinologia (PNEI), branca medica che un tempo (ma ancor oggi) era chiamata psicosomatica e che assevera come la condizione psichica sia in grado di modificare il sistema nervoso centrale e quello periferico e, sia direttamente sia indirettamente, anche il sistema immunitario e quello endocrino, e possa creare una serie di effetti sul corpo in tutti i suoi settori.
Questa influenza non è solo provata e mediata da effetti psichici suggestionali ma è invece determinata biochimicamente dalla produzione di particolari neuropeptidi, cioè piccole proteine reperibili nel sistema nervoso, che modificano le sinapsi e quindi tutto il nostro fisico con azione specifica simile a quella ormonale.
Nel 1974 lo psicologo Robert Ader scoprì, lavorando nella School of Medicine and Dentistry della Rochester University, che il sistema immunitario era capace di apprendere come il cervello.
Questa scoperta fu il mattone iniziale dell’inizio della PNEI.
Nei suoi esperimenti Ader aveva somministrato ad alcuni ratti un farmaco che abbassava i linfociti T che difendono l’organismo da malattie virali e batteriche. Tale farmaco era iniettato insieme ad acqua dolcificata con saccarina. Dopo un po’ di tempo, i ratti si ammalavano o morivano.
Ader, però si accorse fortuitamente, che, una volta che i ratti erano stati condizionati, anche se somministrava solo acqua e saccarina, senza farmaco, i ratti si ammalavano o morivano lo stesso perché i linfociti T si riducevano anche in assenza del farmaco. Cioè il sistema immunitario era in grado di apprendere ed essere condizionato.
Un collega di Ader, poi, David Felten, scoprì che le emozioni avevano un impatto diretto sull’organismo perché sussisteva una connessione immediata fra sistema nervoso autonomo e particolari cellule del sangue, i linfociti e i macrofagi.
Infatti diversi neuropeptidi rilasciati dalle cellule nervose avevano come organo bersaglio proprio i linfociti e i macrofagi.
Un’altra via di connessione fra sistema autonomo nervoso e sistema immunitario è dato dal sistema delle catecolamine, dal cortisolo, dalla prolattina e dalle endorfine e citochine, ormoni e sostanze chimiche recentemente individuate dall’azione molto potente e spesso molto specifica.
Nel 1991 Sheldon Cohen, psicologo presso la Carnagie-Mellon University, mentre lavorava a Sheffield con alcuni studiosi sul raffreddore, valutando lo stato di stress, con diversi test, su alcuni volontari ed esponendoli in seguito al virus del raffreddore, scoprì che si ammalavano il 27% delle persone poco stressate e il 47% di quelle molto stressate, perché lo stress indebolisce le difese immunitarie.
Certamente i distretti che condividono con il sistema nervoso lo stesso foglietto embriologico di provenienza, cioè l’ectoderma, sono più facilmente suscettibili a determinare effetti di tipo psicosomatico, per esempio la pelle e parte dell’apparato oculare. Ma, come è noto, il sistema nervoso periferico è ubiquitario e quindi nulla può sfuggire alla influenza psichica della malattia.
Le cellule del corpo umano sono più di 1 milione di bilioni (più delle stelle della via lattea)
e ogni secondo nel corpo umano 10 milioni di cellule muoiono e altrettante nascono.
Malattia e simbolo
Un’ulteriore complicazione che ha reso sempre difficile il coinvolgimento dei settori medici non specialistici in questi territori psicologici così complessi è stato il gran numero di scuole diverse che si sono spesso combattute con linguaggi non sempre omogenei e facilmente sovrapponibili proprio perché mancanti della possibilità di utilizzare facilmente parametri ripetibili e falsificabili come nella classica ricerca farmacologica o internistica.
E inoltre il fatto, del tutto strano e elusivo, che in campo psicosomatico il linguaggio della malattia è simbologico e non logico-razionale.
La malattia psicosomatica, cioè, non colpisce casualmente certi distretti rispetto ad altri, ma significa invece precise sue istanze inconsce tramite il supporto che ha a disposizione, cioè il nostro corpo.
L’apparato gastroenterico, piuttosto che quello respiratorio, è coinvolto in un certo paziente per specifiche “voglie” e vantaggi inconsci di cui il paziente non è spesso minimamente consapevole ma che possono essere seriamente e validamente rintracciati mediante ricerche simboliche particolari.
Ogni apparato, ogni organo ha una sua specificità, in parte universale e in parte squisitamente individuale.
La malattia psicosomatica, quindi, parla attraverso il nostro corpo e la malattia è un modo “sano” per esprimere un disagio interiore profondo e non casualmente colpisce un distretto piuttosto che un altro. Ecco perché diversi dermatologi esperti di somatizzazioni, sanno come certe malattie dermatologiche possano e debbano desomatizzate come l’acne sebacea, mentre altre invece no, come la psoriasi. Perché le prime nascondono problematiche relativamente semplici da affrontare mentre le seconde, invece, possono, una volta desomatizzate, virare verso le psicosi, malattie psichiche ancor più gravi.
La malattia è un messaggio ma se la si accoglie come un’ospite e ci si occupa troppo di lei, non se ne va.
Bisogna curarsene con consapevolezza.
Il sintomo è già, di per sé, parte della soluzione.
Se una persona, per esempio, fumasse in modo consapevole ogni sigaretta, fumerebbe pochissimo.
Gli uomini sono abituati al rumore dell’io e si sentono soli senza questo “io” che giganteggia.
Solo le persone consapevoli o forse certi primitivi, invece, sanno spegnere l’io e entrare nel silenzio assoluto, nell’universale. Il nulla è la sostanza della vita.
Le malattie psicosomatiche agli organi genitali, infatti, iniziano nelle popolazioni nere con l’arrivo delle mutande e dei reggiseno dei missionari.
Prima non esistevano.
E il dolore dura di più ed è insopportabile se ci si resta attaccati.
Nelle culture dove l’espressione del dolore è proibita, le persone sentono meno il dolore.
Viceversa ove è apprezzata socialmente l’espressione del dolore, le persone lo sanno sopportare peggio.
Simbologia generale
Il corpo umano è costituito da apparati.
Ogni apparato è fatto da diversi organi e gli organi contengono diversi tessuti.
I tessuti sono cellule organizzate, e ogni cellula è costruita da molecole che sono fatte da atomi che sono fatti da particelle che sono fatte da vibrazioni, energie.
Noi siamo energie.
Energie momentaneamente cristallizzate in un certo spazio per un certo tempo.
E tutto scorre, come diceva Eraclito, perché non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua del fiume.
Ogni tre settimane abbiamo una pelle nuova, ogni sei settimane un fegato nuovo e ogni tre mesi un nuovo scheletro.
Pur apparendo sempre gli stessi, in realtà, non siamo mai gli stessi.
Ed è anche un errore pensare di essere solo quello che si è.
La visione spirituale è l’occhio del cuore per i sufi.
Ogni organo è microcosmo e macrocosmo di qualcosa d’altro.
La mente non è solo nel cervello, è ovunque, anche nello stomaco, soffre con il cuore, e digerisce o meno le difficoltà della vita con lo stomaco.
Le passioni emergono dagli organi nella medicina cinese.
Il coraggio viene dal fegato, i sentimenti dal cuore, la paura dai reni, la rabbia dalla cistifellea.
Le malattie sono la rappresentazione di un contenuto inconscio espresso metaforicamente dagli organi coinvolti nella patologia.
E tutto questo avviene nel nostro cervello.
La parte più antica del nostro cervello, sede degli istinti, detto rettiliano, perché estremamente simile a quello dei rettili, è costituito dal bulbo olfattivo, dal chiasma ottico, dal nucleo caudato, il putamen, il globo pallido, il talamo, l’ipotalamo, l’amigdala e il cervelletto.
Ma lavora all’unisono con il cervello delle emozioni che ci accomuna ai mammiferi e a quello tipicamente umano della consapevolezza, cioè i lobi frontali
Tutte zone distinte, specializzate e separate eppure tutte lavorano all’unisono come in una squadra ben organizzata.
Simbolo è un termine che significa unione.
Più precisamente il concetto di simbolo indica una ri-unione, rimettere nell’uno, nell’intero, nella verità, nel tutto, qualcosa che è stato diviso.
Il simbolo è uno strumento per entrare in contatto con i molteplici piani della verità.
E i livelli più elevati possono essere solo com-presi, cioè riunificati in un capire che è oltre le capacità razionali.
Il simbolo stesso è uno stimolo per magnificare queste qualità intuitive ed entrare nel mondo dell’inconscio collettivo.
Nel Simposio di Platone viene raccontata la storia antica dell’uomo che, all’origine, fu diviso in due e per tutta la vita deve cercare l’alter ego, il gemello o la sorella perduta, la sua parte mancante.
E vi si dice che ognuna delle due parti, maschio e femmina, è simbolo dell’altro, la metà di una unità divisa in due che attesta e fa conoscere l’altra metà.
L’amore può ricondurre l’unità antica e il maschio cerca la femmina e la femmina il maschio.
Persino in un testo rabbinico del VI secolo DC c’è scritto che Dio, quando creò l’uomo, lo creò ermafrodito.
Anche se il termine simbolo è pur sempre una parola di questo basso mondo, tuttavia nel Vangelo di Filippo è scritto: “La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simboli e in immagini”
Il contrario di simbolo, se vogliamo, è diavolo: se simbolo è “getto insieme”, diavolo è “metto in mezzo”, cioè separo.
Come nella lama del Diavolo dei tarocchi dove le due figurine (maschio e femmina) dominate da Belzebù, sono incatenate e separate.
Tutto ciò che è divisione è diabolico e, quindi, tutto ciò che è considerato estraneo al sé, è parimente diabolico.
Non per niente il colore che unisce tutti i colori è il bianco che è il colore della luce, ma, scomposto, lo spettro diventa multicolore, come il mondo che è dotato di molteplici colori e l’abito di Arlecchino è l’abito del demonio.
Interpretazione dei simboli
L’interpretazione dei simboli necessita intelligenza.
Significa recuperare un linguaggio simbologico che oggi sopravvive solo nel linguaggio onirico.
I sogni parlano come la malattia.
Usano episodi paradossali, miti incongrui, situazioni assurde e oltre ogni etica.
Ma dicono l’esatta verità che si agita nelle nostre menti, nel nostro inconscio.
Indagare le frasi idiomatiche che non hanno quindi alcun senso logico, apparentemente o le storie mitiche prive di razionalità, significa riuscire a individuare quelle fonti di realtà, più “vere del vero”.
Se Sansone diventa preda dei Filistei dopo aver perduto i capelli, vuol dire che quei capelli esprimono dei simboli veridici.
Se la maggior parte delle ragazze vuole sposare qualcuno con “la testa sulle spalle” (e chi non ce l’ha?), significa che quella frase a livello simbolico ha un connotato preciso e ancora facilmente comprensibile.
Recuperare questo dizionario che va scomparendo significa riuscire a interpretare correttamente i simboli che sono alla base delle malattie.
Anche i simboli hanno però valenze diverse.
Ci sono simboli universali e diffusi, validi per ogni tempo, per ogni persona e per ogni epoca, veri archetipi, ma esistono anche simboli che valgono solo per certe epoche e per certe culture e infine esistono simboli squisitamente personali.
Quindi il significato inconscio che la singola persona dà a un certo oggetto o a quel colore o a quella situazione è in una accezione che, travalicando gli assunti degli archetipi universali e le simbologie culturali, diventa squisitamente sua e solo sua.
Per riassumere, quindi, il linguaggio della malattia deve essere letto su tre livelli differenti, quello universale, quello ambientale e quello individuale.
Questo è vero per tutte le malattie.
E per ogni malattia, quindi, è possibile tracciare una pista di lavoro comune per i significati universali e ambientali che dovrà, tuttavia, essere sottoposto a un vaglio di codifica strettamente individuale.
Le interpretazioni, dunque, del significato simbologico delle malattie non possono essere ipotesi assolute, ma temi dominanti, su cui solo una analisi personalizzata potrà chiarire al meglio
il quadro, sottolinearlo o, eventualmente, modificarlo a seconda della situazione.
E il quadro potrà essere in parte modificato dalle esperienze passate di quel particolare paziente.
Non esiste cioè in assoluto un nesso di causalità consequenziale sempre eguale a se stesso, ma un’atmosfera, un clima. che sono, tuttavia, nella maggior parte dei casi, assolutamente esemplificativi.
Ecco perché ogni simbolo e ogni malattia non è necessariamente legato a un solo significato ma a un terreno generico, statisticamente molto valido e importante, che, tuttavia non può valere per tutti indiscriminatamente allo stesso modo.
L’interpretazione del simbolo della malattia varrà, quindi, come terreno generico da dissodare, poi, con un percorso schiettamente individuale con specialisti del campo.
La croce per i cristiani ha un simbolo diverso che per le popolazioni primitive del nord africa.
Il lingam è un simbolo fondamentale per la religione indù, ma ha un significato totalmente diverso per il ragazzino che lo incide sui muri di una città occidentale.
Simboli diffusi sono il toro (fecondità), il serpente (la saggezza), l’aquila (la conoscenza), il rosso (il sangue), il rosa (ritorno all’Uno), l’acacia (androginia), la mandorla (immortalità), il 9 (il compimento), l’eden (una tappa, una porta, uno stato).
Ma molti di questi simboli sono bipolari: il serpente è sapienza ma anche il maligno.
L’acqua è purificazione, ma anche instabilità del mondo.
Il fuoco è amore purificato ma anche odio che distrugge.
Il bianco, a seconda delle culture, è morte o vita.
Il simbolo del lago indica abbondanza in Cina, tristezza e silenzio in occidente.
Simbolo non è solo ri-unione, quindi, di questa divisione originaria, di un oggetto un tempo indiviso, ma anche una ricomposizione, un riconoscere l’altro come parte di sé.
Simbolo è unione, quindi verità, quindi l’intero, il tutto.
Nella accezione più elementare il termine greco “symballein” significa “il luogo in cui diversi corsi d’acqua provenienti da diverse direzioni si uniscono e scorrono insieme”.
Tale termine compare per la prima volta in Pausania dove “symbola” è “l’assemblea delle acque” ed è una località fra la Laconia e il territorio della Tegeide dove diversi corsi d’acqua confluivano riunendosi.
Tutto ciò che riguarda il rapporto fra psiche, cervello e corpo richiede una interpretazione.
Ciò che fa ammalare può sempre far guarire nel principio omeopatico e nella medicina tradizionale.
Il sintomo è un messaggio “sano” per cercare di spiegare al corpo le esigenze di un inconscio che non sono rispettate.
E spiegarlo in termini che il corpo possa capire.
La malattia psicosomatica evoca gli squilibri dell’inconscio.
Se sto ingannando una persona amica, mi faccio male con un temperino.
Se qualcosa in me sa di essere debole, curvato sotto il peso delle responsabilità, tenderò a sviluppare problemi che colpiranno e piegheranno la schiena.
Se non riesco ad accettare quello che succede, posso somatizzare con problemi di deglutizione o di gola o gastrointestinali.
Se non posso dire tutto ciò che penso, mi viene la tosse.
Se la vita mi soffoca, potrò creare problemi allergici o di respirazione.
E spesso le forme asmatiche sono attacchi, repressi, del bisogno della madre
Se la vita è troppo impegnativa ne deriveranno cefalee o torcicolli.
Difficoltà a seguire i mutamenti della vita determineranno dolori cronici e forme artritiche.
Parafrasando Ippocrate, potremmo dire che a una mente rilassata e sana corrisponderà una visione nitida e chiara.
Uno studio olandese di prevalenza delle alterazioni oculari in più di 1500 persone affette da deficit mentale da medio a grave ha messo in evidenza un tasso molto elevato di problemi visivi.
Più della metà presentava un problema rifrattivo, circa la metà uno strabismo e quasi un quinto di loro era affetto da cataratta.
L’essere umano è più che la somma dei suoi organi e apparati.
Ogni forma di paura e ogni tipo di depressione diminuisce le endorfine che il cervello produce e percepiamo maggiormente il dolore.
Il fenomeno dell’”arto fantasma”, detto anche emisomatoagnosia, tipico delle persone amputate che continuano a percepire dolore a livello dell’arto che pure non esiste più, è presente anche nei bimbi privi di un braccio per motivi congeniti.
L’albero è un simbolo dell’uomo.
Un albero si nutre con le radici (apparato digestivo), il tronco è il fusto e lo scheletro dell’uomo e vi corre la linfa come nel sangue dell’uomo.
I rami sono i suoi arti, le foglie fanno respirare, il fiore è il suo apparato riproduttore, il frutto è il sesso e il seme il nuovo essere vitale e potenziale.
E i piedi sono la radice dell’albero umano ma sono fronda dell’albero divino.
L’uomo divinizzato o che ha recuperato la sua parte divina, infatti, è capovolto.
La cellula è un microcosmo che corrisponde al suo macrocosmo (il corpo umano) in tutte le sue componenti, come l’uomo è un microcosmo che corrisponde al macrocosmo dell’universo.
La membrana cellulare è la sue pelle e il suo ialoplasma è costituita da un citoscheletro e da una parte acquosa.
I mitocondri sono il suo apparato respiratorio, i ribosomi sono la sede della formazione delle proteine che coprono il reticolo endoplasmico rugoso che fa un po’ da apparato muscolare e un po’ da sistema nervoso periferico.
Il reticolo endoplasmico liscio è deputato alla disintossicazione cellulare come il rene e sintetizza gli ormoni steroidei come il surrene.
L’apparato di Golgi ha le funzioni analoghe a quel laboratorio chimico che è il fegato.
I lisosomi compongono da una parte il suo apparato digerente e dall’altro il suo apparato immunitario.
Il nucleo è il cervello della cellula e la membrana nucleare la sua barriera ematoencefalica.
Il nucleolo è il suo apparato endocrino.
(1)Gli studi scientifici in doppio cieco sono quelli più validi per l’evoluzione della ricerca e della tecnologia. Tale sistema è caratterizzato dal fatto che né il paziente né il medico conoscono la natura del farmaco o della tecnica effettivamente somministrati.
Si differenzia quindi dallo studio “ a singolo cieco”, dove anche se il paziente è all’oscuro del trattamento cui è sottoposto, il medico o il ricercatore, invece, sono consapevoli della terapia in atto e della loro validità.
I dati della tecnica o della ricerca “in doppio circo”non sono influenzati né dal condizionamento conscio o inconscio del paziente né da quello dello stesso medico.