Ouday Ramadan, siriano di nascita e italiano d’adozione, ha 47 anni e vive in Italia dal 1986. Non è fra gli oppositori del governo Assad. Anche lui ha avuto scontri con qualche esponente della famiglia Assad che lo hanno portato ad uscire dalla Siria. Ma questo non lo ha fatto diventare un oppositore del governo Siriano che egli considera sicuramente migliore del migliore paese con un sistema capitalista occidentale. Ouday Ramadan è oggi comunista, ha vissuto in Libano dove ha anche partecipato alla lotta armata che in quel paese si è svolta.
Lo abbiamo intervistato lo scorso 2 marzo 2012. E’ stato in Siria dal primo al 14 maggio 2012 insieme ad una delegazione di giornalisti composta da Filippo Fortunato Pilato, corrispondente di Syrian Free Press Network e TG24Siria, Matteo Bernabei, corrispondente di Rinascita quotidiano, Michele Esposito, corrispondente dell’ANSA, Paolo Sensini, scrittore e saggista già reduce dalla missione di osservatore in Libia, Gianantonio Valle, scrittore e saggista. Lo abbiamo richiamato ieri a seguito della strage compiuta a Hula per capire cosa stia realmente accadendo in Siria e cosa dobbiamo aspettarci nel breve e medio periodo. Ovviamente noi ci limitiamo a riportare integralmente, come dovrebbe fare qualsiasi organo di informazione, ciò che ci ha detto. Ecco le sue risposte.
Come è la situazione oggi in Siria dopo la carneficina che c’è stata ad Hula?
Innanzitutto ci sono forti dubbi su ciò che è effettivamente successo. Già ora cominciano a porsi seri dubbi sulle immagini diffuse dai media occidentali. Si parla di cannonate e bombe ma le immagini mostrano invece bambini e adulti sgozzati o sparati a bruciapelo. L’inviato ONU ha parlato immediatamente di chiare responsabilità dei ribelli nella strage ma poi due ore dopo ha cambiato opinione. Non si capisce poi come è possibile che un esercito prima fa una carneficina e poi lascia campo libero ai ribelli di mostrare ciò che è successo. Sembra tutto costruito a tavolino. Va considerato inoltre che la grande maggioranza delle persone ammazzate sono alawiti, cioè fanno parte del gruppo sociale che sostiene il governo Assad. La città di Hala, dove è avvenuto il massacro, è composta infatti in massima parte da alawiti, con una piccola minoranza di cristiani e musulmani. E’ una cosa troppo sporca per essere vera, inconcepibile che un governo spari addosso ai propri sostenitori. Ci troviamo ancora una volta di fronte a notizie devastanti che non corrispondono al vero. La stessa Russia ha condannato la carneficina ma non ha affatto accusato il governo. Ha chiesto che si formi una commissione per fare luce su ciò che è accaduto senza chiedere la sostituzione del Governo. Ha anzi chiesto che la missione dell’ONU continui facendo pressione sui ribelli affinché rispettino il piano dell’ONU.
Come è la situazione in tutto il paese?
Sono stato in Siria dal primo al 14 maggio scorso e posso testimoniare che a parte le quattro città di cui ho parlato anche nella precedente intervista (che sono Daraa, Hama, Idlib e Homs e per quest’ultima con esclusione delle zone dove sono presenti sunniti alawiti e cristiani ortodossi e cattolici) e qualche quartiere di Damasco, nel resto del paese la situazione è assolutamente tranquilla. Stiamo parlando di un territorio di poco più di 12mila kmq a fronte di una territorio complessivo di oltre 185mila kmq. La situazione è così tranquilla che i mass media occidentali trasmettono, forse senza nemmeno rendersene conto (e questo la dice lunga sulla qualità della informazione che viene diffusa e sulle capacità dei giornalisti che fanno questo lavoro), immagini di manifestazioni a sostegno del governo Assad spacciandole come immagini degli oppositori. Chi conosce l’arabo e sente gli slogan di sottofondo si rende subito conto di trovarsi di fronte a dei falsi perché si sentono slogan a sostegno di Assad e non contro di lui. Il giochetto può funzionare perché, tranne gli immigrati di lingua araba, nessun italiano conosce l’arabo.
Cosa ha fatto la vostra delegazione in Siria?
Abbiamo avuto numerosi incontri ai più alti livelli del parlamento Siriano di cui ci sono i filmati tutti disponibili in rete (vedi link seguenti). Abbiamo incontrato il Patriarca Gregorio III Laham della Chiesa greco-cattolica melchita, con sede a Damasco, che ha denunciato banditismo e terrorismo e ha parlato di “Una dittatura della stampa occidentale sulla crisi siriana” . “Non si può impedire a un governo di governare”, ha detto il Patriarca che ha denunciato un vero e proprio complotto straniero per minare il tessuto siriano dicendo che lo stato ha il sacro dovere di difendere i cittadini. Nessun giornale occidentale ha pubblicato una riga sull’argomento. Presente c’era il corrispondente dell’ANSA.
Come vive la gente questa situazione?
La gente è consapevole dell’enorme guerra che stanno facendo contro la Siria e si sta stringendo attorno al governo Assad. C’è la consapevolezza che cacciare Assad oggi significherebbe riportare la Siria a 2000 anni fa. I salafiti, con la loro guerra di religione, vogliono rompere la convivenza pacifica che esiste in Siria fra le religioni dove non abbiamo la necessità di realizzare alcun tipo di “dialogo fra le religioni” semplicemente perché qui tutti, qualsiasi sia la religione a cui appartengono, si rispettano fra di loro. E noi siriani che viviamo in Italia faremo il 16 giugno a Roma una manifestazione contro la guerra della Nato e contro i salafiti che la stanno realizzando.
Ritieni che nell’immediato futuro possa esserci la tanto temuta aggressione della Nato alla Siria sul tipo di ciò che è stato fatto in Libia?
Penso che non ci sia questo tipo di guerra all’orizzonte. Certo tutto è possibile ma allo stato attuale è poco probabile che la NATO realizzi ciò che è stato fatto in Libia. La situazione è molto diversa dalla Libia. In Siria l’esercito, che è molto forte, è composto da diverse minoranze ed è fedelissimo al presidente. Significherebbe l’avvio della Terza Guerra Mondiale o quanto meno una guerra a forte intensità su scala regionale che coinvolgerebbe tutti i paesi della regione con ripercussioni enormi. L’esercito siriano è molto ben armato. La Russia ha fornito alla Siria i missili S300. La guerra della Nato contro la Siria sarebbe una follia.
Qual è dunque la strategia dei governi occidentali?
Oggi ai governi occidentali non interessa più il cambio immediato del regime. La prospettiva è quella di indebolire la Siria come hanno fatto con l’IRAQ che, prima di essere invasa, ha subito 10 anni di embargo che ha stremato la popolazione. Già oggi ci sono pesanti ripercussioni economiche sui siriani che non possono, ad esempio, usare carte di credito o aprire conti correnti all’estero. L’embargo e le sanzioni stanno già producendo i loro effetti. In Siria, ad esempio, c’è una carenza di gasolio. Tutte le strutture che funzionano a gasolio sono ferme. C’è benzina, che viene prodotta in Siria, ma non il gasolio che viene importato. Da un punto di vista economico non c’è più il benessere di un anno e mezzo fa. Le attività turistiche sono ferme, alberghi vuoti, di stranieri neppure l’ombra, i rapporti commerciali sono fermi, la frontiera turca è bloccata. La prospettiva è quella della presa del paese per sfinimento economico il tutto sotto il costante attacco dei gruppi terroristi salafiti organizzati e guidati da Al-Qaeda. Indebolire economicamente la popolazione e tenerla sotto costante attacco dei terroristi salafiti che sono pagati con cifre astronomiche rispetto ai livelli di salario siriani. Si parla di 100dollari al giorno per chi sceglie di arruolarsi nell’Esercito Siriano Libero. Nella città di Tripoli nel Libano ci sono 5000 mercenari libici-tunisini pronti ad entrare in azione in attività terroristiche in Siria. Altro che libertà.
*Stai dicendo che in Siria l’occidente si serve di Al-Qaeda per i suoi piani di invasione della Siria?
Si, assolutamente si! Appoggiano Al-Qaeda. Anche in Italia sono comparse bandiere di Al-Qaeda in manifestazioni pro-insorti siriani sventolate tranquillamente davanti alla Digos a Milano. Di più! Sul sito di “vogliamo la Siria libera” ci sono i filmati di Al-Qaeda. Questa iniziativa è appoggiata dal PD e da Bersani (che io ho ribattezzato “il mullah Bersani”).
Su voltairenet.org c’è una notizia riguardante l’opposizione siriana che va in vacanza a Miami. Cosa ne pensi?
Non mi stupisce affatto. Sono sempre stati al soldo degli Stati Uniti d’America. I soldi delle petro-monarchie del Golfo servono a finanziare il terrorismo. Del resto Al-Qaeda non è un nome che ha a che fare con l’islam ma significa “data base” ed è una organizzazione che è stata organizzata dalla CIA per contrastare i sovietici in Afghanistan.