Le associazioni ed i rappresentanti del settore delle rinnovabili scesi in piazza questa mattina contestano in particolare i tagli radicali agli incentivi e quei meccanismi previsti dai decreti che renderanno assai difficile ed incerto ogni tipo di investimento. Sotto accusa è poi la scelta del Governo Monti, ritenuta “poco trasparente”, di non consultare le associazioni per la definizione dei provvedimenti.
Sono presenti alla manifestazione di oggi Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club, oltre a numerose associazioni del comparto delle rinnovabili, dalla nuova Assosolare, che ha appena formalizzato la fusione con Asso Energie Future, ad ANIE-GIFI, da APER al Comitato ISI, da ISES Italia a FIPER e AES.
“Per la prima volta il mondo delle rinnovabili scende in piazza mostrando la sua forza e determinazione nell’impedire che nel nostro Paese si ponga fine allo sviluppo delle energie pulite”, ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini.
Eppure, sottolinea Zanchini, proprio le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l’efficienza energetica rappresentano la strada principale per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese. “Pare però che per il Governo la questione si sia ridotta unicamente ai tagli alle rinnovabili”. Secondo Zanchini, infatti, né dal ministro Passera né dall’Autorità per l’Energia sta arrivando nessuna proposta per alleggerire le bollette degli italiani.
Presente alla protesta di oggi anche Greenpeace che ha sottolineato come gli obiettivi di crescita delle rinnovabili fissati dal Governo per il 2020 non potranno essere raggiunti operando tagli unilaterali, rifiutando il confronto con un settore che dà lavoro a oltre 100 mila persone, né cambiando continuamente il quadro degli incentivi, così da determinare solo incertezza e paralisi.
Greenpeace ribadisce che le energie pulite rappresentano l’unico settore produttivo nel nostro Paese che ha resistito alla crisi e che è capace di “riscattare l’Italia dalla dipendenza energetica e dalle turbolenze, tutte al rialzo, del prezzo delle fonti fossili”.
La denuncia di Greenpeace è rivolta in particolare contro “gli amici del carbone e del petrolio” che tentano di compromettere lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. “ENEL è in prima fila in questo ignobile killeraggio”, afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace.
Tagli agli incentivi, meccanismi burocratici, indifferenza verso le richieste delle associazioni di categoria. Questi i principali punti criticati dai produttori i quali rivendicano i benefici delle rinnovabili, che riguardano la creazione di nuovi posti di lavoro, la salute e l’ambiente.
“Il settore – spiega Aper, Associazione produttori energia da fonti rinnovabili – è oggi in grave pericolo per i ‘colpi di coda’ dei grandi produttori di energia da fonti fossili che si oppongono non solo alle rinnovabili, ma anche al nuovo modello di produzione energetica basato sulla generazione distribuita”. Aper denuncia poi la campagna mediatica denigratoria fondata soltanto sui costi delle rinnovabili e sul preteso impatto sulla bolletta elettrica.
Una nota congiunta di ANEV (Associazione Nazionale Energia dal Vento), APER (Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili e ISES ITALIA) e International Solar Energy Society sottolinea inoltre come l’adozione di questi decreti, e l’assenza degli altri, rappresenterà il colpo di grazia alle aziende del comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica – che in molti casi rischieranno il fallimento – e pregiudicherà lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese.