«Pensiamo che un intervento militare non avrebbe successo: le vittime non sarebbero centinaia ma migliaia. Cerchiamo di essere più sobri su questo punto. La comunità internazionale deve dare il suo pieno sostegno a Kofi Annan». Per Pinheiro, alcuni Stati «dovrebbero astenersi dal praticare lo “scetticismo automatico”» verso la missione di Annan, appena all’inizio, perchè «l’unica soluzione è il dialogo». Senza contare poi che le forze armate in Siria «non sono un’armata Brancaleone», come potevano essere quelle libiche «e la catena di comando è rimasta intatta» dopo un anno di rivolta (nonostante le notizie ricorrenti sulla diserzione di qualche generale). «Aumentare la militarizzazione e fornire armi non è una soluzione», ha aggiunto Pinheiro, riferendosi all’eventuale rifornimento di armamenti all’opposizione. «Per noi quello che rimane centrale – ha concluso – è la protezione dei civili» e quindi puntando sul cessate il fuoco e sull’accesso degli aiuti umanitari. I primi due punti su cui sta lavorando Kofi, con il terzo a seguire: negoziati fra tutte le parti del conflitto.
Le stesse parole del segretario generale dell’ONU Ban Ki moon: governo e opposizione fermino le violenze e cooperino con Kofi Annan per trovare una soluzione negoziata alla crisi. Appello anche di 200 gruppi che si occupano di diritti umani, alla «comunità internazionale» perché «si unisca» (ossia a Russia e Cina perché rinuncino a veti e distinguo) e «aiuti i siriani a metter fine all’orrore» e dia il suo «pieno sostegno» a Kofi. Per il momento una «missione umanitaria» formata da governo siriano, Onu e Oci (l’Organizzazione per la cooperazione islamica) inzierà entro la settimana una visita in diverse città siriane colpite dalla guerra (Homs, Hama, Deraa) per valutare la situazione.