Raggiunto dalla MISNA, Haytham Manna, dirigente del Comitato nazionale di coordinamento per il cambiamento democratico della Siria – una delle voci dell’opposizione – accoglie con speranza gli ultimi sviluppi diplomatici, sostenendo che il regime cadrà grazie all’azione della “vera rivoluzione, ovvero di chi sta cercando pacificamente di cambiare il paese”, e sottolinea il ruolo che la Russia può avere d’ora in avanti.
Manna parla con la MISNA mentre Annan si trova ad Ankara per ulteriori colloqui dopo quelli avuti a Damasco e in Qatar, e nello stesso giorno in cui il presidente siriano Bashar Al Assad promulga un decreto fissando per il prossimo 7 maggio elezioni legislative. “Elezioni che passeranno alla storia insieme al regime e al referendum sulla nuova Costituzione tenuto a febbraio” dice l’esponente dell’opposizione siriana che esprime anche critiche sull’incapacità dell’opposizione di fare fronte unico. “Il Consiglio nazionale siriano (Cns, fino a qualche settimana fa la voce più accreditata nelle cancellerie occidentali e oggi più in ombra, ndr) ha i suoi problemi interni, anche di comunicazione. L’opposizione armata all’interno della Siria si sta muovendo senza alcuna forma di reale coordinamento e sta consentendo al regime di poter cantare vittoria. Tutto ciò quando in realtà la vera opposizione è quella pacifica che risponde alle esigenze della maggioranza della popolazione”.
In un cambiamento evidente di linea, oggi anche il Cns ha sposato la via della soluzione politica dopo avere per settimane sostenuto la necessità di un intervento militare. Il suo presidente, Burhan Ghalioun, ha aperto una finestra in questo senso pur ricordando che “ci sono paesi pronti a rifornire di armi i rivoltosi”.
“Ma la guerra – conclude Manna – non può essere una soluzione e può generare soltanto ulteriori violenze a discapito della popolazione”. Intanto, in Siria, le forze del regime stanno proseguendo la loro offensiva contro Idlib e altre roccaforti del cosiddetto Esercito libero siriano. Secondo fonti dell’opposizione scontri sono avvenuti anche a Deir Ezzor, Aleppo e Daraa.