“La curiosità di venire in Africa con uno scopo nobile e non solo per un viaggio. Credo sia stato questo il motivo principale per cui mi trovo a Dakar. Avere una scusa forte abbastanza per lasciare il lavoro per una settimana, senza sentirmi troppo in colpa con il mondo che mi circonda quotidianamente. Si potrebbe raccontare altro, me ne rendo conto, per cercare un colpo ad effetto, o per dare un significato di maggior respiro. Ma non è bello raccontare bugie quando hai a che fare con i bambini. La Garderie Unautremonde ne ospita 80. Sono piccoli, dai 3 ai 6 anni. Un asilo allargato, visto che c’è anche la prima elementare, che ospita i primi bimbi che aderirono al progetto nel 2009, e che sono diventati grandi abbastanza per imparare a leggere e scrivere. Sarebbe stato un peccato perderli per strada ora. Avrebbe significato, con grande probabilità, lasciare incompiuto il primo passo del percorso d’integrazione che sta all’origine della creazione dell’asilo, unire i piccoli della baraccoli con quelli del quartiere agiato di Medina. Cercare di farli crescere annullando le differenze sociali, dare una possibilità di vita diversa a chi non ne avrebbe avuta. Oggi ci ho provato, a capire chi fossero e da dove venissero, ma nei loro grembiuli arancioni e nei loro comportamenti non c’era nulla che lasciasse intendere povertà o benessere. Bambini. Erano bambini, con la stessa voglia di imparare, di stare insieme, con le stesse curiosità e timidezze, con l’identica – prorompente e contagiosa – necessità di contatto. Insieme ai volontari siamo stati all’asilo tutto il giorno. Abbiamo ascoltato il silenzio nel corridoio durante le lezioni, abbiamo giocato con i bambini nelle pause, li abbiamo spiati mentre mangiavano con le mani da un enorme piatto comune e poi stendersi sulle stuoie per il pisolino. E infine abbiamo assistito al recupero dei figli, alle 5 della sera. Da parte dei genitori, per quelli di Medina, e delle due accompagnatrici, per quelli della baraccopoli. Ora, mentre scrivo nella mia comoda camera d’albergo, dalle scale sale una musica malinconica. In strada continua il via vai di auto sgangherate e gente che cammina con quell’incredibile – meraviglioso – portamento, in mezzo a capre, calcinacci e bancarelle improvvisate. Africa di città. Mille vite in un giorno solo.”
Luca Sacchi racconta la “sua” Africa
- Dakar -