Il tema quest’anno era la relazione tra razzismo e conflitti.
Il 21 marzo l’ONU ricorda quel giorno del 1960 quando decine di dimostranti pacifici furono uccisi dalla polizia nella città sudafricana di Sharpeville durante una manifestazione anti-apartheid. “Il razzismo mina alla base pace, sicurezza, giustizia e progresso sociale”, ha continuato Ban Ki-moon. “È una violazione dei diritti umani che ferisce l’individuo e lacera il tessuto sociale”.
**Rischio concreto di esplosione di conflitti**
L’alto commissario per i diritti umani Navi Pillay ha poi citato una ricerca dalla quale risulta che il 55 per cento dei conflitti tra il 2007 e il 2009 hanno avuto alla base violazioni dei diritti etnici o delle minoranze, sottolineando come la relazione tra razzismo e conflitto era in quei casi “profondamente radicata e solida”.
“Lasciare che pericolosi problemi sociali come il pregiudizio e il razzismo continuino a covare sotto la cenere crea un pericolo concreto di esplosione di conflitti nel giro di qualche anno o decennio.
Razzismo e pregiudizio forniscono e alimentano, perpetuandola, una narrativa che crea e sostiene il conflitto, nel mondo sviluppato come in quello in via di sviluppo”.
All’incontro sono intervenuti anche due esperti dell’ONU per quanto riguarda queste tematiche, che hanno sottolineato la necessità di porre maggior attenzione alla prevenzione e alla pronta risposta sin dai primi segni di tensione causata da razzismo e discriminazione, tensione che potrebbe portare a situazioni di violenza e gravi violazione dei diritti umani.
**Stereotipi negativi; discorsi che incitano all’odio da parte di funzionari pubblici e media**
“Tutti i responsabili dovrebbero fare attenzione ai segnali precursori, quali marginalizzazione ed esclusione sociale degli individui; politiche e legislazioni discriminatorie; persistenza di pregiudizi razziali e di stereotipi negativi; discorsi di incitamento all’odio da parte di funzionari pubblici e dei mezzi di comunicazione; attacchi violenti e molestie mirate contro gruppi etnici” ha ammonito Mutuma Ruteere, relatore dell’ONU sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e tutte le forme correlate di intolleranza.
Ruteere e Rita Izsak, consulente indipendente dell’ONU per i problemi delle minoranze, hanno richiamato l’attenzione sull’importante ruolo di soggetti non legati allo stato, come la società civile, i mezzi di comunicazione, organizzazioni per i diritti civili, partiti politici, nel fare da “cani da guardia” nei riguardi di politiche discriminatorie, e nella promozione di valori come tolleranza, comprensione reciproca, rispetto per la diversità.
**Tratta transatlantica di schiavi attraverso quattro secoli**
Oltre al nuovo sito internet, quest’anno la campagna per l’eliminazione del razzismo approda sui social network. L’Organizzazione ha infatti aperto su Facebook pagine in inglese, francese e spagnolo, spingendo inoltre i propri seguaci a twittare il loro sostegno contro la piaga dell’intolleranza.
Il 25 marzo dello scorso anno, la settimana di eventi indetta dall’Onu in memoria dei milioni di vittime innocenti che attraverso quattro secoli hanno sofferto per la tratta degli schiavi si è conclusa con una riflessione sul retaggio di quegli schiavi e il loro contributo alle società in cui vivevano.
**Schiavitù moderna: schiavitù per debiti o nei lavori domestici, matrimoni forzati, traffico…**
“Il retaggio di 30 milioni di storie mai raccontate”, questo era il tema, l’anno scorso, della “Giornata internazionale in ricordo delle vittime della schiavitù e della tratta transatlantica di schiavi”, celebrata ogni anno proprio il 25 marzo.
Ban, intervenendo ad uno speciale meeting commemorativo dell’assemblea generale dell’ONU in occasione della Giornata, aveva dichiarato che la sfida, oggi, è ricordare quella schiavitù, e insieme continuare a combattere “la sua versione contemporanea, fatta di riduzione in schiavitù per debiti, schiavitù nei servizi domestici, matrimoni forzati e traffico di bambini”.
“Tuttavia,” aveva aggiunto, “in quelli che allora si opposero alla schiavitù, e in quelli che lo fanno ora, noi celebriamo anche il meglio che c’è nella gente: gli schiavi coraggiosi che si sono sollevati nonostante rischi mortali, gli abolizionisti che hanno messo in discussione lo status quo, gli attivisti che oggi combattono contro intolleranza e ingiustizia”.
Il 2011 era stato dichiarato “Anno internazionale dei popoli di origine africana”.
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2012 [Human Wrongs Watch](http://human-wrongs-watch.net/)
Traduzione di Giuseppina Vecchia