Nei giorni scorsi il governo, pressato da più parti e sentendosi sfuggire il pieno controllo sull’opinione pubblica, ha deciso di compilare un documento che rispondesse alle domande più ricorrenti sulla Torino-Lione. 12 punti che spiegano i motivi ufficiali della Tav, perché è necessaria, perché non avrà ricadute sull’ambiente e invece favorirà l’occupazione, ecc.
Si tratta di un documento scritto da tecnici e formalmente imparziale ed oggettivo, che cela invece un grosso contenuto ideologico – quasi una metafora dell’attuale governo – ed evita di mettere in luce le molte criticità dell’opera.
Le perplessità sul documento governativo sono state fin da subito numerose. Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha sostenuto che “Il documento presentato dal Governo il 9 marzo scorso non convince e non risponde ai dubbi sull’utilità dell’opera e sulla sua realizzazione. I concetti riassunti nelle risposte del Governo non sono supportati da dati verificabili e paiono uno spot più che un documento tecnico. Inoltre la vera questione aperta rimane l’utilità dell’opera e non le modalità della sua realizzazione; i flussi di traffico ipotizzati sulla direttrice interessata dal progetto non giustificano la realizzazione di un’opera così costosa e impattante e sarebbero invece soddisfatti da un ammodernamento della linea ferroviaria storica ad oggi ampiamente sottoutilizzata”.
Ma in quanto a conoscenze tecniche, si sa, i comitati No Tav, dopo vent’anni di attivismo ed autoformazione, non sono secondi a nessuno. Così si sono presto riuniti i volontari della Commissione Tecnica “Torino-Lione” della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone e dopo “alcune centinaia di ore di lavoro prestate a titolo personale e non retribuite” hanno realizzato un contro-dossier in cui si risponde – punto per punto – a tutte le informazioni errate, parziali o tendenziose fornite dal governo. Il documento è molto approfondito e merita di essere letto per intero.
Fra le varie questioni che si affrontano, quelle relative al costo, alla presunta rilevanza strategica dell’opera, al sottoutilizzo della linea preesistente, alle reali dimensioni del dissenso (il documento governativo parla vagamente di “una dozzina”, mentre quello della comunità montana cita 25 comuni che hanno approvato delibere contrarie).
In un comunicato a sostegno del contro-dossier il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, ha sostenuto che il documento mette a nudo la mancata volontà da parte del governo di un reale passaggio alla rotaia come mezzo di trasporto privilegiato. Una volontà “confermata anche dal mancato recepimento del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi. Inoltre, un segnale fin troppo chiaro viene dalla società autostradale della Val Susa che sta investendo nel raddoppio del tunnel autostradale e come se non bastasse un altro paradosso è che si sono investiti milioni di euro per l’ammodernamento del tunnel ferroviario del Frejus, ma per un errore di progettazione la galleria modificata non consente il passaggio dei container”.
Vi è però un’altra azione del governo a cui i valsusini debbono tentare di opporre resistenza. Il prossimo 11 aprile infatti sono stati convocati i proprietari dei terreni espropriati per lasciare spazio al cantiere affinché l’occupazione diventi legale e si possa procedere effettivamente all’inizio dei lavori.
Così i No Tav lanciano un appello alla cittadinanza: “Facciamo appello perché quel giorno e per tutta la settimana, che promuoviamo come settimana di lotta popolare No Tav, ci diate appoggio. Abbiamo bisogno che la rete di solidarietà spontanea che ci ha sostenuto in febbraio, diventi ancora più fitta e più forte. Non vi chiediamo di venire qui, anche se tutti sono come sempre benvenuti, vi chiediamo di lottare nelle vostre città e paesi.”
E a chi continua ad obiettare che la questione riguarda solo i valsusini, i No Tav rispondono: “In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta, ci sono le nostre ragioni”.