“Latakia è una città tutto sommato tranquilla – dicono le stesse fonti che preferiscono mantenere l’anonimato – e dopo gli scontri di alcuni mesi fa, ci sono solo saltuariamente problemi di sicurezza. Ma è una città commerciale con moltissime attività economiche che ruotavano attorno al porto e che adesso sono sostanzialmente ferme. E’ in aumento la disoccupazione, la gente non riesce a pagare gli affitti e deve fare i conti con una crescita esponenziale dei costi”.
Più difficile la situazione all’interno. A Jisr Al Shoughour, dove a giugno dello scorso anno infuriarono combattimenti tra forze governative e oppositori al regime del presidente siriano Bashar Al Assad, al generale impoverimento corrisponde uno stato della sicurezza più precario. “Non siamo ai livelli di giugno – dicono altre fonti della MISNA – ma qualcosa succede, si verificano scontri e proteste e avviene tutto all’improvviso. Si vive nell’incertezza e quando fa buio la gente cerca di evitare di uscire”.
A portare aiuti alla popolazione sta provando il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc). Intervistato da un’emittente televisiva araba, il portavoce a Damasco dell’Icrc, Saleh Dabbakeh, ha riferito ieri di trattative in corso con governo e opposizione armata per aprire dei corridoi umanitari e far arrivare così aiuti alla popolazione civile rimasta intrappolata in teatri di combattimento.
Sul piano politico, se da una parte crescono le pressioni di una parte della comunità internazionale su Damasco, dall’altra Russia, Cina e Iran continuano a fare mostra del sostegno finora garantito ad Assad. Quest’ultimo ieri ha ricevuto il presidente della Commissione Esteri della Duma (il parlamento russo), Alexei Pushkov, che ha ribadito il sostegno alle riforme avviate in Siria dove tra qualche giorno si voterà per l’approvazione di una nuova Costituzione.