Esce nella seconda metà di marzo, per i tipi della EMI, L’Africa a testa alta di Cheikh Anta Diop di Jean-Marc Ela.
Assieme a Ki-Zerbo, Cheikh Anta Diop (1923-1986) è il più grande storico africano del XX secolo, il suo pensiero ha restituito dignità e consapevolezza all’uomo africano.
Fisico e umanista senegalese, è una figura ancora controversa nell’ambito della storiografia ma anche i suoi critici ne riconoscono la statura.
Con le sue teorie, in particolare con la tesi secondo cui la civiltà egizia è radicalmente negro-africana e non bianca, tentò di spostare in avanti la frontiera della conoscenza sull’Africa, con l’obiettivo di reintrodurre il Continente nella storia da cui era stata espulsa e ricollocarla nelle grandi narrazioni nelle quali veniva regolarmente dimenticata.
Affermare che l’Egitto dei Faraoni affondava le sue radici culturali nel mondo nero, e non fosse quindi di matrice mediterranea e di influenza culturale europea, costituiva un tentativo di «spostare il centro del mondo» ribaltando la geografia mentale dominante: l’Egitto nasceva da sud, dal cuore dell’Africa nera.
Con la ricerca linguistica e scientifica, cercò di dimostrare la continuità tra l’idioma dell’antico impero e le lingue africane nonché i tratti negroidi degli egizi. I risultati della ricerca divennero uno strumento di battaglia politica: affermare certe teorie non era un mero lavoro accademico, significava ribaltare la visione sull’Africa e di conseguenza anche quella sull’Europa.
Ripensarne la storia e, soprattutto, ridefinire i rapporti tra i due continenti.
Criticate sul piano politico, alcune posizioni vennero messe in discussione anche su quello scientifico e tutt’ora costituiscono argomento di dibattito.
L’Africa a testa alta di Cheikh Anta Diop è uno dei pochi libri pubblicati in Italia in cui avviene, idealmente, l’incontro tra due grandi intellettuali africani: Jean-Marc Ela (1936-2008), prete, teologo della liberazione e insigne sociologo e antropologo, e Cheikh Anta Diop, che ha anticipato quella ricca e fruttuosa corrente definita post-colonial studies.
Per questo è particolarmente significativo rileggere oggi, a cinquant’anni dalle indipendenze africane, il percorso, magistralmente tracciato da Jean-Marc Ela, di questo protagonista della lotta per il riconoscimento dell’Africa.
Le altre opere di Jean-Marc Ela tradotte in italiano sono: Questo è il tempo degli eredi (Emi, 1983); Fede e liberazione in Africa (Cittadella, 1986); La mia fede di africano (Edb, 1987); Il grido dell’uomo africano (L’Harmattan Italia, 2001).
L’edizione originale del libro è: Cheikh Anta Diop ou l’honneur de penser (L’Harmattan, 1989).