*“Vivo ad Atene. Da quasi due anni e mezzo milioni di greci si confronta con uno dei volti più crudeli della paura: la bancarotta. Ma cos’è uno stato per fallire? È forse un’azienda di abbigliamento?” – Isabella Konstantinidou, City Uncovered mag. Luglio 2011.*

Situazione politica

Dopo il settembre del 2011 il Primo Ministro eletto, George Papandreou, ha capito che con ogni votazione importante nel Parlamento il suo governo diventava sempre più debole, perdendo numerosi deputati che si rifiutavano di votare a favore delle misure contro la gente. Il Primo Ministro stesso, dopo lunghi colloqui con politici tedeschi e francesi, è stato quasi costretto a chiedere ad altri partiti politici ampio supporto per le misure che avrebbe dovuto adottare. Si è trattato di un periodo cruciale. La troika aveva un piano molto chiaro: creare in Grecia un governo ampio, supportato dalla maggiore quantità possibile di forze politiche per votare a favore di tutte le leggi che accompagnavano il secondo Memorandum di intesa.

Papandreou ha dato le dimissioni e tre leader politici (lui stesso come presidente dei “socialisti”, PASOK, Antonis Samaras del partito neoliberale, Nea Dimokratia, nel governo fino al 2009 e George Karatzaferis del partito di estrema destra, LAOS) hanno scelto il nuovo Primo Ministro e la composizione del nuovo Governo. Quindi, dall’11.11.2011 è stato formato un nuovo governo. Loukas Papadimos è il nostro Primo Ministro. Sebbene la creazione di un nuovo governo da parte di leader politici con parlamentari eletti non sia contro la Costituzione greca, è chiarissimo che stiamo parlando di un Primo Ministro non eletto dai cittadini greci. È un ex direttore generale della Banca di Grecia, coinvolta molti anni fa nella presentazione di false prove sullo stato dell’economia greca alla Comunità Europea per fare in modo che la Grecia entrasse nell’Euro. [Vedi ad es. quest’interessante articolo su Le Monde:](http://www.lemonde.fr/europe/article/2011/11/14/goldman-sachs-le-trait-d-union-entre-mario-draghi-mario-monti-et-lucas-papademos_1603675_3214.html#ens)

Cosa sta facendo la gente?

Dopo il primo attacco chimico lanciato dalla polizia il 29 giugno, i greci si sono presi del tempo per pensare alle possibili azioni successive. Da settembre in avanti era chiaro inoltre che l’occupazione della piazza Syntagma non sarebbe stata la soluzione, perché il movimento si stava disintegrando, ha perso fiducia dopo l’attacco chimico subito. Quindi la gente ha deciso di seguire gli esempi della Spagna e di lavorare nei quartieri, ma non ha funzionato bene. Piccole forze politiche di sinistra hanno cercato di manipolare le riunioni che, settimana dopo settimana, hanno perso energia e anche il chiaro profilo degli “indignati” che aveva mosso migliaia di cittadini a maggio e a giugno.

Allo stesso tempo abbiamo cercato altri metodi di disobbedienza civile. In autunno una tassa molto ingiusta e pesante aggiunta nella bolletta dell’energia elettrica su ogni casa, con la minaccia di tagliare l’energia elettrica se la bolletta non fosse pagata, ha colpito ogni famiglia come un fulmine a ciel sereno. In molti comuni (ma non ad Atene) le autorità locali sono riuscite a creare una squadra di avvocati per esaminare ogni singolo caso e scoprire se fosse possibile fare appelli di massa e revocare la tassa. Quasi per sbagli alla fine di gennaio sono arrivati dati che ci dicevano che più del 50% delle famiglie non aveva pagato la tassa. Si tratta di un esempio interessante di disobbedienza civile ed è ancora in corso. Sembra che il nostro nuovo campo di azione sia resistere insieme contro le nuove e ingiuste misure del governo. Naturalmente anche i grandi raduni sono importanti perché mostrano la nostra opposizione in massa, ma la polizia è diventata davvero dura con i contestatori, come è successo domenica scorsa, 12 febbraio. Forse una combinazione dei due tipi di azione è, al momento, la proposta più efficace.

Grecia–Europa e il mondo

Oggi, mentre parliamo, in molte importanti città europee sono in corso grandi manifestazioni con lo slogan “Siamo tutti greci”. Fuori dalle ambasciate greche e in alcune piazze centrali sono apparsi molti poster di gente comune che chiedevano ai politici di scusarsi per il modo in cui è stata trattata la Grecia. È molto promettente. Dal mio punto di vista si tratta di una lotta generale contro valori antiumanisti espressi dalla maggior parte dei nostri politici. Questo sistema sembra essere sull’orlo del collasso. Dobbiamo capirlo, estendere la nostra solidarietà, non badare ai mass media e al modo in cui manipolano le informazioni, seguire i social media e incontrarci nelle piazze. Ogni passo del percorso è importante per sentire l’energia dei contestatori, dovunque siano, e credere finalmente che non siamo soli.