E i fermenti per un vero cambiamento ci sono tutti. L’anno appena passato ha presentato interessanti novità da più fronti, sia geografici che politici. Dalle rivoluzioni arabe nel nord Africa e Medio Oriente alle manifestazioni degli Indignados in Spagna e altre città europee passando per quelle di Occupy Wall Street iniziate a New York e allargatesi a varie città degli Stati Uniti. Malcontento che lo scorso 15 ottobre ha riunito virtualmente le piazze di oltre 80 paesi del mondo in una manifestazione che potremmo definire glocale.
Per tutta risposta alla grande crisi e alle istanze di quello che ormai viene definito il 99% della popolazione, i politici e governati di turno danno sempre la stessa ricetta: austerità, tagli, aumento delle tasse e dell’età pensionabile, flessibilità delle leggi sul lavoro, congelamento dei salari. Crisi che ormai appare chiaro essere una crisi di sistema, che mette al centro l’accumulazione privata e la crescita della ricchezza a tutti i costi a scapito di giustizia sociale, diritti umani, sociali ed ambientali.
Il prossimo Social Forum Mondiale potrebbe essere l’occasione giusta per mettere sul tavolo delle alternative percorribili. A partire dalle proteste, che per lo meno su un punto mettono d’accodo tutti. È necessario cambiare sistema. I problemi nascono poi quando si tratta di capire quale sia quello alternativo e percorribile, senza inutili demagogie o utopie. Questa rimane la grande sfida dei movimenti. Anche se fino ad ora l’incontro annuale non ha mai portato a una convergenza di opinioni, bisogna riconoscere che dopo le proteste del 1999 a Seattle è stato un punto di riferimento importante per il dibattito e la condivisione di esperienze alternative. E se un altro mondo è possibile bisognerebbe approfittare del momento di crisi per trasformarlo in nuova opportunità. Parole che possono sembrare retoriche ma il momento storico è di quelli che non si verificano spesso. Opportunità da cogliere a partire dalla convergenza di tutte queste mobilitazioni, e dalla sincronizzazione di tutte le lotte per la giustizia sociale, la preservazione ambientale, del dialogo tra le forze sociali e politiche convinte che all’interno del sistema attuale non c’è possibilità di salvarsi.
Al FSM di Porto Alegre 2012 gli oltre 400 riunioni e i dibattiti autogestiti verteranno su quattro macrotematiche principali: fondamenti etici e filosofici – diritti umani, popoli, territori e difesa della madre terra – produzione, distribuzione e consumo: accesso alla ricchezza, beni comuni, economie di transizione – soggetti politici, architettura del potere e democrazia. Tra i personaggi attesi hanno già confermato la loro presenza Boaventura de Sousa Santos, Emir Sader, Ignacio Ramonet, José Graziano e João Pedro Stédile, ma anche leader politici dei paesi latinoamericani che stanno attuando politiche progressiste, come i presidenti di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay.
Si incontreranno a Porto Alegre anche il Vertice dei Popoli, una rappresentanza di movimenti che porteranno poi le istanze in difesa dell’ambiente e della madre terra, all’incontro di Rio +20, che si terrà il prossimo giugno proprio a Rio de Janeiro a 20 anni dallo storico Summit della Terra voluto dalle Nazioni Unite del 1992. Incontro nel quale oltre a fare il punto della situazione dovrebbe spingere i paesi a prendere nuovi e seri impegni contro i cambiamenti climatici e la grande crisi ambientale, contro la distruzione degli ecosistemi, e biodiversità, e cambiare definitivamente le politiche basate sul modello estrattivista e senza preoccuparsi dell’impatto ambientale. Come dice il teologo, politico e scrittore brasiliano Frei Betto: è necessario reinventare la convivenza umana, senza questo universo etico non c’è speranza che si costruisca un altro mondo possibile.
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Elvira Corona (autrice di Lavorare senza padroni, Emi edizioni)