Questa iniziativa del CoCeR è riuscita a richiamare l’attenzione della Capitaneria di Porto locale e anche, a livello nazionale, del Capo di Stato Maggiore della Marina che dichiara di aver “dato disposizione agli organi sanitari di prestare la massima attenzione al fine di verificare se nell’ambito dei previsti controlli periodici o in qualsiasi altro momento dell’attività lavorativa del personale dipendente, dovessero sorgere indizi di patologie correlabili all’ambiente di lavoro”.
Antonello Ciavarelli, delegato del Cocer, ha dichiarato: “E’stata accertata la presenza di diossina nel latte materno; centinaia di capi di bestiame sono stati abbattuti perché ammalati a causa della diossina che hanno ingerito con gli alimenti; 800 mitilicoltori si sono ritrovati disoccupati perché nelle famose (fin dai tempi della Magna Grecia) cozze del Mar Piccolo è stata trovata una esagerata presenza di diossine, tale da ordinarne la distruzione, vietarne la vendita e l’allevamento. Lo scenario infernale è agli occhi di tutti coloro che entrano in città. Le strade sono di colore rosso, il cattivo odore è costante. Addirittura le cappelle mortuarie dell’adiacente cimitero, sono colorate di rosso per non dare l’impressione di essere sporche di minerali”.
Sono parole che evidenziano una presa di posizione forte e significativa che – occorre sottolinearlo – proviene dall’ambito del CoCeR, il Consiglio Centrale di Rappresentanza, che è l’organo centrale che rappresenta unitariamente il personale delle Forze Armate a livello nazionale.
Il fatto che ad occuparsi di ambiente non siano più solo le associazioni ambientaliste ma interi settori del mondo del lavoro, è il sintomo della fine dell’isolamento di una questione – quella dell’inquinamento – fino a qualche anno fa “confinata” nella dimensione dell’attivismo sociale e del volontariato civico-sanitario.
Sento di condividere pienamente le parole del Delegato del CoCeR Antonello Ciavarelli, e in particolare queste: “L’aspetto più rilevante delle azioni dei vertici Marina Militare e Guardia Costiera, oltre che delle rappresentanze Militari, è sicuramente quello pedagogico nei confronti delle Istituzioni locali e dei cittadini. Infatti, un controllo più puntuale in varie zone della città e soprattutto nel porto, di cui si spera un potenziamento, porterà ad una maggiore presa di coscienza fra i cittadini della reale situazione ambientale/sanitaria. Per le industrie, le centraline che monitorizzano h24 soprattutto nella zona industriale del porto, saranno la prova del “9” per poter dimostrare il rispetto delle norme e quindi delle salute dei cittadini che convivono con la stessa industria. Viceversa, potrà essere l’occasione per migliorare la condotta e diminuire l’inquinamento”.
Siamo in presenza di un’iniziativa ambientale e sanitaria importante e nuova che rivela quanto ormai sia matura la coscienza ambientale nell’ambito dei lavoratori della Marina Militare e proprio per questo sarebbe auspicabile che – sulla scia di quanto hanno fatto i rappresentanti dei militari – facessero altrettanto le rappresentanze sindacali dei tanti civili presenti nell’Arsenale Militare e nella Marina Militare in generale.
E’ veramente positivo inoltre che anche il Siulp, un autorevole sindacato di polizia, a Taranto sia intervenuto anch’esso richiedendo una tutela della salute in particolare di coloro che operano dell’area portuale.
A Taranto occorre creare e consolidare un’alleanza fra lavoratori, cittadini e mondo delle professioni. I tanti danneggiati, dai mitilicoltori agli allevatori che hanno subito la mattanza dei capi di bestiame contaminati, e la popolazione tutta devono far sentire la propria voce. Se poi anche i lavoratori della Marina Militare diventano soggetto attivo, vuol dire che Taranto ha una speranza in più e che la politica ha un alibi in meno per scansare le proprie responsa