Di fronte all’Assemblea legislativa, Fernández ha ricevuto la fascia presidenziale dalla figlia minore Florencia, per poi impugnare il bastone di legno di urunday con lo scudo nazionale in oro e argento. “Non è un giorno facile perché, nonostante la gioia, manca qualcosa, manca qualcuno” ha aggiunto riferendosi a Kirchner. Rieletta a ottobre al primo turno con una pioggia di voti, pari al 54,11%, Fernández conterà anche su un Congresso controllato dal cosiddetto peronismo ufficiale.
Menzionando gli 11 miliardi di dollari di riserve che contava la Banca Centrale nel 2003, quando giunse alla presidenza il marito e ancora erano aperte le ferite della grave crisi economica del 2001, Fernández li ha comparati con i 46 miliardi di oggi che hanno consentito all’Argentina “di superare cinque scalate alle banche, promosse dalle corporazioni”. Parlando dell’America Latina, la presidente ha ringraziato tra l’altro il Venezuela “per la sua collaborazione in un momento difficile”, nel pieno della crisi economica.
Fernández, il cui primo governo si è distinto, tra l’altro, per politiche di espansione dell’economia e aumento della spesa pubblica, di salari e pensioni e sostegno alle famiglie meno abbienti, ha aggiunto che continuerà a rafforzare il mercato del lavoro come priorità, promuovendo anche, con la creazione di un apposita segreteria, il commercio estero. Non ha parlato invece dell’inflazione, né al pagamento del debito contratto con il Club di Parigi per circa 7 miliardi di dollari, da cui dipende la reintegrazione del paese nei mercati finanziari internazionali.
Erano presenti alla cerimonia numerosi presidenti latinoamericani, fatta eccezione per il venezuelano Hugo Chávez che ha inviato un messaggio di congratulazioni: tra questi, la brasiliana Rousseff, l’uruguayano José Mujica, il boliviano Evo Morales, il cileno Sebastián Piñera, il paraguayano, Fernando Lugo, il guatemalteco Alvaro Colom, l’honduregno Porfirio Lobo.