Unico impegno: la continuazione delle negoziazioni per arrivare ad un patto entro il 2015, la cui validità potrebbe partire dal 2020. Decisamente troppo tardi per la scienza – che parla del picco massimo entro il 2015 – e per evitare la catastrofe, ovvero un aumento della temperatura media di circa 4°c (7 in Africa) l’inabissamento di molti stati insulari e di migliaia di km di coste, desertificazione, eventi climatici estremi, e 350mila vittime l’anno destinate ad aumentare, di cui fanno parte anche le vittime delle alluvioni italiane di questo autunno.
Due anni fa alla Cop15 di Copenaghen erano presenti tutti i capi di Stato e ripetevano che i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per l’umanità. Solo due anni dopo e a situazione ambientale non certo migliorata, a Durban i capi di stato sono assenti e sui giornali quasi ovunque si parla solo di spread e debito, cancellando dalle prime pagine i rischi del caos climatico e le possibili alternative. Anzi, la crisi climatica è diventata spudorata occasione di speculazione per i mercati e la finanza, attraverso i noti meccanismi di carbon trade e redd+. Sullo sfondo, l’occasione fornita dalle grandi potenzialità economiche della green economy – non a caso strategico è il ruolo della Cina – venduta come ricetta per la febbre del pianeta ma in realtà benzina nel motore e nuova frontiera di espansione dello stesso modello di sviluppo che ha causato la crisi climatica ed economica.
Una scelta irresponsabile e disastrosa per le sorti dell’umanità. Dall’altra parte la scienza richiama l’attenzione sulla necessità di agire rapidamente. Movimenti sociali, sindacati, comitati, organizzazioni e associazioni presenti a Durban hanno offerto soluzioni concrete per transitare verso un modello basato sulla sostenibilità sociale ed ambientale. Riconversione industriale, democrazia energetica, agricoltura organica sono le proposte a cui i governi e le forze politiche dovrebbero dare seguito. Facciamo in fretta.
Per approfondire:
[Verso Durban](http://asud.net/it/news/6-italia/1713-verso-durban-cambiare-il-sistema-non-il-clima.html)