Il documento elenca più di 180 casi di violazioni da ricondurre al processo elettorale in corso, registrate dalla divisione per i diritti umani della missione dell’Onu in Congo (Monusco) e dalla rappresentanza a Kinshasa dell’Alto commissariato per i diritti umani riunite nell’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani (Bcnudh).
Secondo gli esperti la maggiore parte delle violazioni commesse tra il 1° novembre 2010 e il 30 settembre 2011 ha colpito “membri e militanti dei partiti di opposizione”, in particolare quelli dell’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Upds) del candidato Etienne Tshisekedi e dell’Unione per la nazione congolese (Unc) dell’ex presidente del parlamento, Vital Kamerhe.
Attacchi alla libertà di espressione individuale e di gruppo, all’incolumità fisica, mancato rispetto del diritto di manifestare pacificamente, arresti arbitrari, maltrattamenti, violenze e minacce di morte nei confronti dei difensori dei diritti umani sono stati, secondo l’Onu, le violazioni più frequenti.
Il rapporto insiste sul contesto di “limitata libertà di espressione e associazione” nel quale si è svolta la preparazione del voto; una mancanza “grave” poiché non consente agli elettori di “esercitare il proprio diritto con criterio se non sono stati correttamente e liberamente informati”.
Nella maggior parte dei casi, agenti della polizia congolese e dell’Agenzia nazionale di informazione vengono additati come i primi responsabili delle violazioni ma sono state documentate violenze e minacce all’ordine pubblico da parte dei militanti di alcuni partiti. Viene anche sottolineato che la situazione nell’est del paese è “particolarmente inquietante” e che corrono rischi gravi i membri di diverse formazioni politiche, minacciati, arrestati e maltrattati.
In vista del voto, al governo del presidente uscente Laurent Kabila viene chiesto di “intensificare la cooperazione con la società civile”, di “rivolgersi pubblicamente alle forze di sicurezza per chiederle di rispettare i diritti umani” ma anche di “lottare contro l’impunità” nei confronti di quei agenti responsabili di violazioni. L’Onu chiede a partiti e militanti di evitare discorsi e azioni violente che “potrebbero minacciare la pace elettorale”.
“Tocca a ogni candidato, ai dirigenti politici e ai militanti fare il possibile per garantire condizioni adeguate per lo svolgersi di elezioni pacifiche, aperte e democratiche” ha detto il capo della Monusco, Roger Meece. Per Navi Pillay, Alto commissario Onu per i diritti umani, “le violazioni riscontrate sono inammissibili e hanno un effetto dissuasivo sugli elettori. Governo e dirigenti politici devono chiaramente stabilire una soglia di tolleranza zero contro azioni che limitano seriamente l’esercizio del diritti di voto”.