L’appello alla mobilitazione, lanciato a luglio dallo storico collettivo di ‘artivisti’ no-global di Adbusters e rilanciato il mese scorso dagli ‘hacktivisti’ di Anonymous, punta niente di meno che a ‘occupare Wall Street’ con una tendopoli permanente presidiata da ventimila manifestanti decisi a resistere, pacificamente, a ogni tentativo di sgombero. Una protesta che si presenta esplicitamente come ‘rivoluzionaria’ e continuatrice del movimento antiglobalizzazione nato alla fine degli anni ’90.
“In questo momento storico – si legge nell’appello del ‘Culture Jammers HQ’ di Adbusters – la tattica rivoluzionaria sta attraversando un cambiamento che fa sperare bene per il futuro. Lo spirito di questa nuova tattica, una fusione tra Piazza Tahrir e gli ‘acampados’ di Spagna, è ben espresso da queste parole: ‘Il movimento antiglobalizzazione è stato il primo passo lungo questa strada. All’epoca il nostro modello era attaccare il sistema come un branco di lupi. C’era un maschio alfa, un lupo che guidava il gruppo, e altri che seguivano. Ora il modello si è evoluto. Oggi siamo un grande sciame di persone’ (Raimundo Viejo, Università Pompeu Fabra, Barcellona)”.
Concetti ribaditi anche nel massaggio di adesione di Anonymous: “L’occupazione di Wall Street potrà essere un momento di rottura politica come è accaduto con le prime proteste in Egitto, oppure, come in Spagna, segnerà l’inizio di un processo di democrazia diretta per la costruzione di un nuovo movimento per la giustizia sociale. Ripartiamo da dove i primi no-global si sono fermati, facendo fiorire un nuovo movimento di movimenti”.
“È giunta l’ora di dispiegare questa strategia emergente – continua l’appello originario di Adbusters – contro il più grande corruttore della nostra democrazia: Wall Street, la Gomorra finanziaria d’America. Il 17 settembre vogliamo vedere 20mila persone riversarsi a Lower Manhattan, tirare su tende, cucine, barricate pacifiche e occupare Wall Street per qualche mese. Una volta lì, ribadiremo incessantemente un’unica, semplice, rivendicazione in una pluralità di voci. Chiederemo a Barack Obama di istituire una commissione presidenziale incaricata di porre fine all’influenza esercitata dal denaro sui nostri rappresentanti a Washington. È tempo di democrazia e non corporatocrazia, o per noi sarà la fine”.
“Se sapremo tenere duro, ventimila volte forti, una settimana dopo l’altra, contro ogni tentativo della polizia e della Guardia Nazionale di cacciarci da Wall Street, Obama non potrà ignorarci. Il nostro governo sarà costretto a scegliere pubblicamente tra la volontà del popolo e le corporation che lucrano. Potrebbe essere l’inizio di una dinamica sociale del tutto nuova in America, una spanna sopra il movimento Tea Party, dove invece di finire prede inermi dall’attuale struttura di potere noi, il popolo, iniziamo a prenderci ciò che vogliamo”.
Le richieste in cui si articola la generica domanda di ‘separazione tra denaro e politica’, attualmente sottoposte a un sondaggio online su Facebook, sono il divieto per le corporation di finanziare la politica, una rigida tassazione sui loro profitti, un sistema fiscale fortemente progressivo, il controllo comunitario delle economie locali, un nuovo ‘New Deal’ di riforme economiche e sociali per stimolare l’economia.
“‘Occupa Wall Street’ – si legge su uno dei due siti l sito dell’iniziativa – è un movimento di resistenza ‘open source’, senza leader, fatto di persone di ogni colore, sesso e ideologia politica. L’unica cosa che tutti abbiamo in comune è che siamo il 99 per cento che non tollererà più l’avidità e la corruzione dell’uno per cento. Dopo l’appello di Adbusters, molte persone in tutto il Paese hanno aderito all’organizzazione di questo evento, come l’Assemblea Popolare di New York, U.S. Day of Rage e altri, impegnati a pianificare altre occupazioni simili nel prossimo futuro, come quella di Freedom Square a Washington organizzata da Ottobre2011 per il 6 ottobre” (in occasione del decennale dell’invasione dell’Afghanistan).
E ancora: “Il popolo sovrano di ogni nazione ha il potere, il diritto e il dovere di guidare il destino della sua nazione. Perché occupare Wall Street? Perché ci appartiene, perché perché noi possiamo (because we can)!”
“Se riusciremo a dosare bene nonviolenza, tenacia e furbizia strategica, l’S17 (17 settembre, ndr) potrebbe essere l’inizio della rivoluzione globale che tutti noi sogniamo da tanto tempo… Sarebbe bello”.
Articolo di Enrico Piovesana