Gentile Corradino Mineo,
nella risposta leggo che “è assolutamente ovvio (e penso di averlo detto più volte in onda) che la guerra contro il regime libico è cominciata in un modo ed è poi diventata un’altra cosa”.
Questo tecnicamente si chiama “agenda segreta”.
Non è una prassi corretta e serve ad aggirare l’opposizione dell’opinione pubblica.
Ringrazio per aver potuto comprendere meglio una posizione sulla guerra e i diritti umani che – schematizzando – condivido nei fini ma non nei mezzi.
Il fine del rovesciamento delle dittature è altamente auspicabile se porta a effettive democrazie e non a regimi fantoccio.
L’attuale CNT libico ha come segretario Jalil, già ministro di Gheddafi fino al 21 febbraio 2011 (le sommosse popolari in Libia erano cominciate il 16 febbraio 2011). Noi avevamo Parri, Terracini e Pertini a guidare la Resistenza, non personaggi compromessi come Jalil. Il re e Badoglio erano
ingombranti relitti, ma il CLN non era rappresentato, come il CNT, da camaleonti come Jalil.
Lasciamo perdere questi dettagli. Ammettiamo che Jalil sia una brava persona, che non ci siano contratti petroliferi in mezzo e che l’obiettivo di questa guerra sia di abbattere finalmente Gheddafi per ristabilire i “diritti umani” (espressione che accuratamente hanno evitato quasi tutti
finché Gheddafi aveva in mano il rubinetto del petrolio, tanto da firmare, con approvazione bipartisan del Parlamento italiano, un trattato italo libico che vietava di concedere basi militari per attacchi).
Immaginiamo che ci sia tutta la buona fede del mondo e che ci scopriamo finalmente animati da un sincero e lodevole desiderio di far finire un’odiata dittatura.
Ma per “bombardare a tappeto le postazioni dell’esercito libico” bisogna riscrivere la Carta delle Nazioni Unite!
Che vogliamo fare? Ignoriamo questo dettaglio?
L’attuale Carta in nessuna sua parte può autorizzare l’uso della forza per rovesciare una dittatura. L’uso della forza è previsto nell’art.42 della Carta Onu ma non per rovesciare un regime dittatoriale.
L’art.42 della Carta delle Nazioni Unite – quello che autorizza all’uso della forza – recita: “Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell’articolo 41 siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”.
E poi: assedio.
Ma ci rendiamo conto che stiamo assediando delle città? E’ la prima volta nella storia dell’Onu che si assediano delle città “in nome dell’Onu” (schematizzo, in realtà l’Onu chiude un occhio e non autorizza), tanto da non poter far giungere viveri, soccorsi, giornalisti. Neanche a Sarajevo
era accaduto questo.
L’Onu ha sempre agito contro gli assedi. In nessun caso è ammesso un “assedio umanitario”. In nessun caso è ammessa la copertura aerea di insorti, con elicotteri Apache o caccia o droni, o il supporto militare con fornitura di armi (vietata dalle norme europee che escludono forniture
a belligeranti) a rovesciamenti di run egime. Che ci piaccia o no, è così.
Queste sono le norme che noi stessi abbiamo elaborato negli anni. Lo abbiamo fatto incorrendo in un colossale abbaglio? Dobbiamo riscrivere tutte le norme antiguerra per favorire le guerre giuste e darne legittimazione giuridica?
Dobbiamo derubricare l’attacco alla residenza a Gheddafi o alla TV libica come obiettivo legittimo quando una simile azione è classificata come atto di terrorismo ai sensi delle norme internazionali e della stessa definizione che il Pentagono dà di “terrorismo”? Se una qualunque nazione
colpisse la Casa Bianca o la RAI come definiremmo questo atto?
Il diritto è impersonale e la stessa norma, nel bene o nel male, vale per tutti, finché è scritta in un certo modo.
Nulla toglie che si possa definitivamente “affondare” l’attuale Onu (e quindi l’attuale base del diritto internazionale) e progettare una nuova Onu e una nuova Carta dell’Onu che si ponga il fine non di mantenere la pace ma di rovesciare tutte le dittature del mondo utilizzando le forze
della Nato. Ma allo stato delle cose il diritto internazionale non consente di fare questo. E anche la nostra Costituzione non consentirebbe.
Ovviamente troveremo sempre chi inventa un bizantinismo giuridico per giustificare la guerra scavalcando tutte le norme che dal 1945 ce l’hanno vietato. Ma io scrivo a una persona intelligente e schietta che non ama i bizantinismi.
Quindi se concordo con l’obiettivo del rovesciamento delle dittature (ma non è questo il fine della guerra in Libia, basta fare un sondaggio d’opinione e la gente darà la risposta giusta, il petrolio) non concordo assolutamente con i mezzi.
Non riesco a immaginare quanti anni di lacrime e sangue una simile prospettiva di “guerra alle dittature” possa costare dopo aver visto quanto è costata la “guerra al terrorismo”.
E chi la dovrebbe fare questa guerra ai dittatori? E quanta credibilità può avere una simile guerra alle dittature (il sogno di Gad Lerner) dopo che gli Stati Uniti hanno addestrato alla tortura i più crudeli dittatori del mondo nella “Scuola delle Americhe”? Parlo della scuola dove periodicamente si intrufola un frate francescano (Fr. Louis Vitale) per interromperne le “lezioni” (http://www.peacelink.it/pace/a/32460.html) venendo regolarmente arrestato (sarebbe interessante se lo intervistaste).
Non riesco a capire la credibilità che può avere una guerra ai dittatori e a Gheddafi “per i diritti umani” quando gli Stati Uniti hanno utilizzato ad es. Gheddafi per consegnargli e far torturare i sospetti terroristi, facendoli “parlare” in territorio estero in quanto la Casa Bianca non poteva ordinare torture sul proprio (è il caso di Abdel Hakim Belhaj, noto anche con il nome di Abu Abdullah al-Sadek, ora governatore di fatto di Tripoli, sulla base di quanto ha documentato Human Rights Watch).
E ciò nonostante io ho la speranza che tutte le dittature crollino e che i popoli si ribellino ai dittatori.
Non vorrei che si dubitasse della mia buona fede e della buona fede di tanti amici che si battono sinceramente per la pace, sulle orme di Aldo Capitini, Ernesto Balducci, Danilo Dolci.
Il pacifismo in cui io credo è strettamente collegato alla tutela dei diritti umani, come potrà leggere nella “Storia della pace e dei diritti umani” che ho scritto e che è stata adottata all’Università per stranieri di Perugia (liberamente scaricabile da http://www.peacelink.it/storia). E’ il “pacifismo” (o se vogliamo la “cultura della pace”) in cui hanno creduto Francesco d’Assisi, Erasmo da Rotterdam, Voltaire, Russel, Einstein, Freud, Chaplin, Picasso, Brecht, Gandhi, Mazzolari, Balducci, don Milani, Danilo Dolci, Capitini, La Pira, Follereau, Martin Luther
King, Mandela, Rodari, Quasimodo, Pertini, don Tonino Bello, solo per citarne alcuni.
Mi sento in buona compagnia.
Certamente è un pacifismo tormentato, che a volte ha attraversato la tragedia della violenza e delle guerre (basti pensare ai dilemmi di Eistein sullo sviluppo dell’atomica), che tuttavia non ha mai offerto alibi ai dittatori, nonostante molti pacifisti siano stati accusati di essere “utili idioti” per i dittatori e l’Urss (La Pira da Firenze dialogava con Mosca).
Scrivo questo perché non vorrei essere classificato per quello che non sono, con un giudizio prevenuto, un “pre-giudizio”.
La fabbrica dei pregiudizi sui pacifisti è stata una fabbrica di destra e vorrei tanto che la sinistra non si accodasse.
Io sono “pacifista” per ciò che il dizionario di italiano dice del pacifismo:”Teoria politica che rifiuta la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie fra gli stati” (Sabatini Colletti). E
aggiungerei: “Per la soluzione delle controversie negli stati”.
Fra poche settimane saranno i venti anni di PeaceLink, una rete telematica per la pace che fondammo dopo la guerra del Golfo.
Venti anni fa intuimmo che con la telematica si poteva costruire una rete di controinformazione in tempo reale per smascherare le bugie di guerra. E’ il bello della rivoluzione telematica. Quella rivoluzione online dei blogger incalzano il potere in tutte le democrazie. E’ una rivoluzione che
venti anni fa non c’era ma che oggi chiede ai giornalisti di rendere conto anche dei loro errori. E’ il contropotere dei cittadini elettronici, dal basso. Se troviamo qualche bugia in Rainews non ci fa piacere, ma non possiamo tacerlo. Se una notizia è falsa lo è e basta, non si può fare il
broncio a chi scopre una notizia falsa.
Direi che per questa costante azione di vigilanza dovreste considerarci preziosi. Lo facciamo per un’ideale, anche verso una persona simpatica, affabile e cordiale come Corradino Mineo 🙂
In questi venti anni di volontariato abbiamo tentato di costruire dal basso una speranza di pace, seguendo quanto diceva il Mahatma Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Auguro una buona domenica al direttore del canale satellitare che guardo ogni giorno.
Con cordialità
Alessandro Marescotti