*”Inutile continuare con le maschere delle missioni umanitare – recita un comunicato arrivato in redazione- nonostante i cavilli e i nomi che si vogliono dare quella con la Libia è una guerra. Una guerra portata avanti nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzione e, paradossalmente, contro uno dei nostri ex partner economici privilegiati. E’ giusto ricordarlo, ma la Libia di Gheddafi, fino a pochi mesi fa era osannata con quote e partecipazioni nei settori bancari, finanziari, energetici e dell’industria bellica. Un’industria che solo due anni fa, in un solo biennio, ha venduto, proprio ai libici circa 205 milioni di armi”*.
Lo striscione, calato di fronte a quello che è sicuramente il monumento più famoso della capitale, proprio sopra la metro cittadina che accoglie migliaia di pendolari ogni giorno, è rimasto per lunga parte della mattina appeso, divenendo attrazione per turisti e passanti. Un chiaro segnale del malcontento dei cittadini nei confronti di un’intervento militare che non sta assolutamente riscontrando consensi. Allo striscione degli anonimi attivisti umanisti, infatti, si aggiungono le proteste andate in scena, nei giorni scorsi, in tutte le università italiane, in particolar modo all’interno de *”La Sapienza”* di Roma, ieri teatro di un’altro striscione dal titolo *”No in my name”*.
Gli attivisti di stamattina, come quelli di ieri, hanno sicuramente voluto manifestare la loro posizione.
*”Questo mondo – hanno concluso infatti nel loro comunicato gli umanisti- ha bisogno di un’evoluzione, tutta l’umanità ne ha bisogno e non può essere che indirizzata verso la Nonviolenza, verso un mondo che propone a favore dell’essere umano e che non lotta contro. L’uomo deve essere il valore centrale di ogni politca e di ogni azione”*.
Finalmente, da più parti, arrivano prese di coscienza. Un fatto su cui R2U pone subito l’attenzione dal momento che, come detto fin dal nostro primo editoriale, ricerchiamo e combattiamo, prima di ogni altra cosa, l’indifferenza.